BARBERINO TAVARNELLE – Le bandiere della pace sventolano all’esterno dei palazzi comunali di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle.
Una scelta precisa, una presa di posizione netta e chiara con la quale l’amministrazione comunale esprime “il più profondo ripudio nei confronti della guerra richiamando l’articolo 11 della Costituzione italiana, come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali“.
E’ la risposta che il sindaco e la giunta di Barberino Tavarnelle hanno dato all’appello lanciato dal gruppo consiliare Centrosinistra di Barberino Tavarnelle, guidato dalla consigliera comunale Valentina Cerrini.
Si tratta di un gesto simbolico, un’azione che vuole lanciare un messaggio di dolore per le migliaia di vittime causate dai conflitti in corso.
L’invito che l’appello del gruppo consiliare ha formulato è rivolto anche alle scuole del territorio comunale affinché alla riapertura possano esporre delle bandiere della pace autoprodotte.
L’amministrazione comunale tutta grida al “Cessate il fuoco”, allo stop immediato di tutti i conflitti che stanno causando morte, violenza, odio, in ogni angolo del mondo, a danno soprattutto delle popolazioni civili e contravvenendo al diritto internazionale e ai diritti umani.
L’invito è inoltre “a sostenere tutte le iniziative umanitarie, inclusa l’accoglienza dei profughi e dei rifugiati provenienti dalle zone di guerra”.
“La vera urgenza è la Pace – dichiara la consigliera comunale Cerrini – non può esserci vera pace senza giustizia, e quindi, per costruire pace e sicurezza per tutti i popoli e Paesi, è necessario rimuovere alla radice le ingiustizie che alimentano i conflitti e ripristinare il rispetto del diritto internazionale”.
“Accogliamo la richiesta del consiglio comunale che più volte si è espresso in merito ai temi della pace e della cooperazione, mostrando sensibilità e attenzione” aggiunge Anna Grassi, assessora alla cooperazione internazionale e alla Pace.
“Manifestiamo – prosegue – una forte condanna per le guerre in corso e le gravi violazioni dei diritti umani che si stanno consumando nei contesti bellici, ripudiamo tutte le guerre con un gesto simbolico ma carico di significato, come l’esposizione delle bandiere nelle sedi istituzionali”.
“Perché riteniamo che mai – conclude Grassi – in nessun caso, la guerra possa essere considerata una soluzione, al contrario solo il dialogo, la solidarietà, la pace possono porre fine ai conflitti e prevenirne di nuovi”.
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