SAN DONATO IN POGGIO (BARBERINO TAVARNELLE) – “Oltre”, ovvero la canzone di Fabiola Migliorini che comunica con estrema dolcezza l’amore della musicista sandonatina per Noa, la sua micia a quattro zampe.
Già da bambina Fabiola aveva capito che il suo destino sarebbe stato nella musica. Dopo la maturità, lasciò il suo paesino alla volta di Milano: qui si è diplomata presso il CPM Music Institute e attualmente lavora come insegnante.
A questa grande passione si è sempre accompagnata quella per gli animali. Nella casa poco fuori San Donato in Poggio, dove abitava con i suoi genitori, era circondata da cani e gatti, tutti trovati in situazioni di difficoltà o di abbandono.
La canzone diventa anche l’occasione per puntare l’attenzione su una questione importante, per lanciare un messaggio.
“Mi piacerebbe – ci confida la cantautrice – se la gente aiutasse di più gli animali e fosse più rispettosa nei loro confronti”.
L’ultimo incontro, quello con Noa, le ha stravolto l’esistenza. La loro è la storia di un legame indissolubile, fatto di fiducia e rispetto, di purezza e gioia.
Un legame iniziato due anni fa, “quando l’ho salvata, ma poi ho realizzato che è stata lei a salvare me”, ci dice Fabiola, emozionata.
“Adoro camminare – ci racconta Fabiola – Il primo settembre del 2021 ero a San Donato. Nel pomeriggio arrivai a piedi a Monsanto. Lì, tra le rovine di un rudere, sentii un lamento insistente”.
“Allora mi arrampicai sul muro. Da lassù riuscii a vedere la gattina: mi corse incontro e smise di… piangere. Chiesi nei dintorni se fosse di qualcuno, mi fu risposto di no”.
Da quel momento per Fabiola “l’arcobaleno è in bianco e nero” – come recita il brano -, cioè degli stessi colori di Noa. E gli splendidi occhi color ambra della gattina illuminano ogni sua giornata, anche quella più grigia.
Proprio grazie a lei Fabiola ha capito che per essere felici basta poco, basta andare “oltre”. Così ha cambiato stile di vita, a partire dalla musica: “Ho realizzato che il genere commerciale, al quale mi ero approcciata, non fa al caso mio: per me le canzoni non sono prodotti da vendere, sono una forma d’arte. Ho ripreso a scrivere con passione, come a dodici anni, quando incominciai”.
Una volta ritrovata se stessa, la musicista ha provato a ricambiare l’amore di Noa, dedicandole una canzone, la prima della sua carriera: “Ho composto una traccia al pianoforte. Poi ho scritto insieme testo e melodia e ho inserito il clarinetto, che è stato un ritorno alle origini: ho imparato a suonarlo da piccola alla scuola di musica a Tavarnelle”.
“A quel punto mi è venuta l’idea di collaborare con la natura – aggiunge – Ho registrato le fusa di Noa. Mi sono svegliata all’alba e sul tetto della casa di Milano ho piazzato il microfono per registrare il canto degli uccellini. La stessa cosa ho fatto con la pioggia”.
“I gong invece – ci spiega – sono il simbolo della meditazione che faccio ogni giorno. La cassa riproduce i battiti del cuore, simbolo del ritorno alla vita”.
“Il brano, così come la copertina, è totalmente autoprodotto – ci tiene a specificare Fabiola – E’ stato composto per pura esigenza espressiva, in modo del tutto libero”.
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