SAN DONATO IN POGGIO (BARBERINO TAVARNELLE) – E’ un ricordo che arriva da lontanissimo. Dal Brasile.
Da dove l’architetto tratteggia il profilo dell’amico falegname. Quel Gian Piero Lensi che si è spento alcuni giorni fa a San Donato in Poggio.
# Le sue mani sapevano creare: a 87 anni San Donato in Poggio dice addio a Gian Piero Lensi
“Piero – lo chiama così Antonio Aiazzi, architetto originario di San Donato in Poggio, che attualmente vive in Brasile – è stato un grande amico per me, fin da quando ero piccolo”.
“Mi ricordo quando incominciò, ancora ragazzino, a lavorare nella bottega di suo padre Niccolò – la mente ritorna a quei momenti – Passando da lì, si sentiva il rumore delle seghe circolari e il profumo pungente del cipresso tagliato”.
“Piero, oltre che abile, era meticoloso nel suo straordinario lavoro – dice – Aveva imparato il mestiere dalla scuola della vita. Stava attento, per esempio, con il martello perché… in passato si era schiacciato un dito. E anche perché, lavorando da solo, non poteva permettersi di farsi male”.
“Era molto bravo nella realizzazione, difficilissima, delle grandi ruote dei carri, completamente in legno, con il cerchione di ferro esterno” prosegue Aiazzi.
“Oppure – ricorda ancora – delle pale dei mulini ad acqua, del ritrecine e di molte altre cose complicatissime che sarebbero da esporre nei musei”.
“Il legno per lui era una materia viva alla quale si doveva rispetto”, conclude così Antonio Aiazzi, racchiudendo perfettamente l’essenza dell’artigiano che era Gian Piero Lensi.
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