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giovedì 28 Marzo 2024
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    Misericordia di Barberino Tavarnelle: gli aiuti portati in Ucraina, il racconto dei volontari

    Grande paura per il suono della sirena anti aerea mentre erano a Leopoli. Ancora una volta la Confraternita ha canalizzato le migliori energie del territorio, trasformandole in solidarietà

    BARBERINO TAVARNELLE – Ancora una volta la Misericordia di Barberino Tavarnelle, insieme alla comunità, ha compiuto un gesto bellissimo, aiutando concretamente la popolazione ucraina.

    Tramite una raccolta fondi ha acquistato dei dispositivi sanitari di cui negli ospedali al fronte c’era grande bisogno. E, grazie a tre straordinari volontari della Confraternita che si sono messi a disposizione, li ha consegnati direttamente a Leopoli.

    “Tra febbraio e marzo, la Misericordia di Barberino Tavarnelle – a parlare è il Provveditore Paolo Naldini – indisse una raccolta di generi alimentari e di fondi per supportare i profughi e coloro che erano rimasti nella propria nazione nonostante la tragica situazione”.

    “In collaborazione con il Coordinamento Fiorentino delle Misericordie e poi con la sala operativa della Protezione Civile Regionale – prosegue – organizzammo la consegna dei generi alimentari al confine polacco ed il trasferimento dei profughi in Italia”.

    “Attualmente – ricorda – dieci persone (di cui quattro adulti e sei minori) sono ospitate presso famiglie del territorio che si sono rese disponibili tramite il progetto di accoglienza della Prefettura”.

    “La comunità ha aderito senza riserve alla raccolta fondi – ci tiene a sottolineare – Sono stati organizzati pranzi e cene, lotterie con premi messi a disposizione dai negozianti…”.

    “Un ringraziamento speciale – precisa – va all’Unione Comunale del Chianti Fiorentino, all’Unione Polisportiva Tavarnelle, ai circoli La Rampa e MCL, ai commercianti di Barberino Tavarnelle e ai tantissimi cittadini che hanno donato. Tutti hanno dimostrato una grandissima solidarietà e hanno contribuito a qualcosa di necessario per questo popolo sofferente”.

    Grazie alla generosità della comunità sono stati raccolti circa 10.000 euro. E, come sempre, la Misericordia ha voluto consegnare il materiale acquistato con questi soldi direttamente a chi ne ha bisogno.

    “Non è stato facile trovare un contatto affidabile – ammette Paolo Naldini – Ma alla fine, grazie ad una società milanese di digital marketing che stava portando avanti un progetto di donazione di computer ai bambini ucraini, siamo venuti a conoscenza di un’associazione di medici di famiglia che si è “convertita” al sostegno di chi opera al fronte. Così abbiamo parlato telefonicamente con queste persone che si trovano vicino a Leopoli e che poi i nostri volontari hanno conosciuto personalmente”.

    “Ci hanno detto che avevano bisogno di materiale sanitario – prosegue – tra cui anche apparecchi che servono per immobilizzare le fratture da scoppio da utilizzare per trasportare i feriti agli ospedali più vicini”.

    “Presso una società che ci è stata consigliata da un ortopedico dei nostri ambulatori – conclude il Provveditore – abbiamo acquistato sette kit per l’immobilizzazione delle fratture concepiti con materiali di ultima generazione, oltre naturalmente a cerotti per le ustioni e ad altro materiale sanitario”.

    Così, il 2 giugno, tre volontari della Misericordia (Nicola Bossini, Ornella Ortu e Pietro Pacciani) sono partiti alla volta dell’Ucraina. A bordo del “pullmino 13”, carico dei dispositivi sanitari da consegnare all’associazione di Leopoli.

    “La prima tappa è stata a Milano, presso la sede della Fps Lab Srl – ci raccontano – la società di digital marketing dove abbiamo preso i computer rigenerati da consegnare ad una scuola nella campagna intorno a Leopoli”.

    “Poi – proseguono – ci siamo fermati per la notte a Mikulov, in Repubblica Ceca. E la mattina abbiamo proseguito verso la frontiera, dove abbiamo perso molto tempo: ci hanno controllato sia i polacchi che gli ucraini”.

    “Una volta arrivati a Leopoli – raccontano ancora – Markiyan, ragazzo ucraino che ha studiato in Italia e che fa parte dell’associazione, è venuto a prenderci e ci ha fatto da Cicerone nella città”.

    “Leopoli è una città viva e in forte espansione – dicono – Lì per fortuna non è ancora arrivata la guerra: i negozi sono aperti, c’è gente in giro, le auto viaggiano. Però le conseguenze della guerra si vedono anche a Leopoli: abbiamo visto dei pullman che riportavano a casa i soldati che avevano combattuto al fronte e caricavano altri soldati”.

    “Alla radio passano canzoni nazionaliste – ci raccontano ancora per farci capire il clima che si respira – nelle scuole i disegni dei bambini raffigurano il soldato ucraino che “schiaccia” quello russo. In giro ci sono molti militari e poliziotti, vige la legge marziale e alle 22 c’è il coprifuoco”.

    “Ci ha colpito molto – aggiungono – il fatto che Leopoli si sia come fermata a dicembre del 2021: ai muri sono ancora affisse le pubblicità di Natale”.

    La fermata successiva è stata al magazzino dell’associazione per scaricare il materiale: “I volontari ci hanno accolto in maniera molto calorosa e ci hanno offerto una pizza – ricordano Nicola, Ornella e Pietro – Ci mostravano con orgoglio le foto e i video dei parenti al fronte. Hanno preso con grande riconoscenza ciò che abbiamo portato: i medicinali là sono introvabili. Un kit, che normalmente sarebbe per due o tre persone, lo usano per quindici: hanno un enorme rispetto per ciò che viene regalato loro. Nei giorni seguenti ci hanno inviato delle foto che mostrano che stanno utilizzando i presidi negli ospedali. Ci hanno detto che sono di ottima qualità e ci hanno nuovamente ringraziato”.

    Poi la mente corre allo spavento provato nella notte di sabato: “Mentre eravamo in albergo, è scattato l’allarme antiaereo. La gente era tranquilla, Markiyan ci ha rassicurato. Ci hanno spiegato che suona in tutta l’Ucraina, perché non è possibile prevedere dove andranno a cadere i missili. Il giorno dopo abbiamo scoperto che era stata colpita Kiev”.

    “Non è stata una bella esperienza – nei loro occhi si legge, ancora, la paura – A noi che abbiamo la fortuna di vivere nella pace ha fatto molta impressione. Dopo quindici minuti, le sirene hanno suonato di nuovo per segnalare la fine del pericolo e abbiamo tirato un sospiro di sollievo”.

    Dopo aver consegnato i computer alla scuola, si sono rimessi in viaggio verso casa: “Siamo stati quattro ore in fila alla frontiera. Ci hanno controllato il furgone, le valigie e i documenti”.

    “E’ stata un’esperienza che non ci dimenticheremo – concludono i tre preziosi volontari della Misericordia di Barberino Tavarnelle – Siamo a disposizione per un’altra consegna, se verrà organizzata una nuova raccolta fondi”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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