CHIANTI FIORENTINO – “Chiedo ancora una volta alla pH di rimanere sul territorio e prendere in considerazione uno spazio che ho cercato e individuato. Si tratta di un sito di circa 6.000 metri quadri, nuovo, libero, vuoto, rispondente ai requisiti richiesti, a 100 metri dalla attuale localizzazione dell’azienda”.
Lo dice il sindaco di Barberino Tavarnelle David Baroncelli, all’indomani del consiglio dell’Unione comunale del Chianti fiorentino che si è tenuto ieri, mercoledì 9 aprile al CRC La Rampa di Tavarnelle.
I sindaci del Chianti e dell’area fiorentina si uniscono alla battaglia delle lavoratrici e dei lavoratori della pH per difendere uno dei beni primari della vita delle comunità locali: la dignità e la cultura del lavoro, valore fondante della Carta Costituzionale.
Istituzioni ancora una volta in prima linea, a sostegno di uno dei motori pulsanti del territorio, il settore manifatturiero, e delle potenzialità economico-produttive del territorio. Per tutelare un’area strategica, lungo la Firenze-Siena, da vivere a pieno, caratterizzata da un profilo industriale ben definito, uno dei più ampi della Toscana.
“Sono oltre 150 i dipendenti – dicono i sindaci del Chianti fiorentino – che rischiano di perdere il posto di lavoro, di essere penalizzati e sacrificati da una scelta unilaterale. La decisione, imposta e stabilita dall’azienda, senza alcun confronto né con le istituzioni locali e regionali, né soprattutto con i lavoratori e le lavoratrici, di delocalizzare e trasferire la storica sede chiantigiana dall’area industriale di Sambuca alla zona di Calenzano”.
“Di questa scelta – viene ribadito – di cui l’azienda, acquisita nel 2013 dalla multinazionale TÜV Italia – Gruppo TÜV SÜD, non ha fornito alcuna motivazione, nonostante le continue e reiterate sollecitazioni”, si è discusso ieri sera nel corso della seduta aperta del consiglio dell’Unione comunale del Chianti fiorentino, alla quale hanno preso parte i sindaci e i consiglieri comunali del Chianti, le organizzazioni sindacali, i lavoratori e le lavoratrici.
“Siamo e saremo – dichiara convintamente il sindaco Baroncelli – sempre pronti a dare voce a chi non ce l’ha, ai lavoratori e alle lavoratrici dei Laboratori pH, per esprimere prima di tutto quello che è un dovere istituzionale, ovvero ascoltare le esigenze del territorio e individuare soluzioni alle criticità che si presentano”.

“Personalmente – aggiunge – mi sono attivato in svariate occasioni. Sin da quando ho appreso dagli stessi dipendenti della paventata intenzione delle proprietà di spostare l’azienda a Calenzano. Notizia che peraltro non è mai arrivata come richiederebbe la trasparente e diretta relazione con il territorio ed i suoi attori che da anni accolgono e supportano l’azienda. Non ci è stata mai data la possibilità di discutere”.
“L’impresa – rincara il sindaco di Barberino Tavarnelle – non ha mai cercato l’occasione di condividere con serietà e concretezza e di affrontare la questione nelle sedi opportune. Le stesse in cui invitata ai vari tavoli nelle scorse settimane, avrebbe potuto palesare la propria volontà e trattare i bisogni reali insieme a noi, piuttosto che accampare scuse e motivazioni incomprensibili che hanno prodotto l’unico risultato di allungare tempi e fatto credere che era in atto un percorso di ascolto e collaborazione. Nulla di più non veritiero”.
“E dico questo a ragion veduta – precisa – Mi sono fatto avanti, andando oltre il mio ruolo istituzionale, cercando e prendendo contatti con gli eventuali investitori, proponendo soluzioni e segnalando immobili e capannoni disponibili. Ma l’azienda si è sempre mostrata sorda, indifferente e refrattaria a qualsiasi forma di trattativa, pur essendo priva di una visione strategica, di una progettualità imprenditoriale che desse prospettive e opportunità per il futuro dei suoi lavoratori e delle sue lavoratrici”.
“Non so se sia il caso – riprende con durezza – a questo punto, di associare la pH ad una realtà che dice una cosa e ne pensa un’altra, un’impresa su quattro ruote che solo in apparenza sostiene di voler mettere radici nel territorio toscano. E i diritti sacrosanti di tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che negli anni hanno contribuito alla crescita, allo sviluppo di questa azienda dove sono finiti?”.
“Non possiamo accettare che vengano calpestati in questo modo – tuona Baroncelli – Non possiamo accettare che tutto il territorio venga trattato con simile arroganza. Perché la pH non ha condiviso un passo così importante, come lo spostamento di oltre 40 km, con coloro che hanno costruito la sua stessa fortuna? Parlo dell’anima della pH: ogni singola persona che ciascuno e ciascuna per le proprie competenze ha lavorato per il bene dell’azienda che hanno sempre sentito propria”.
“Vorrei che l’impresa mi smentisse – lancia la sua… sfida – e, proprio in nome della lunga storia che vanta alle spalle e che le ha permesso di affermarsi in Toscana e consolidare l’identità imprenditoriale a livello internazionale, accogliesse la nuova proposta che le metto sul tavolo. Da oggi stesso”.
“Manderò a breve una PEC all’amministratore delegato – annuncia – per invitare a cogliere un’opportunità concreta che scongiurerebbe lo spostamento e dunque il rischio di licenziamento dei lavoratori e delle lavoratrici. Deve esserci un’alternativa allo smantellamento della sede chiantigiana perché i lavoratori e le lavoratrici del Chianti hanno un valore che è nato, si è sviluppato ed è cresciuto nel nostro territorio”.
“Chiediamo dunque all’azienda di continuare a scrivere questa storia insieme a noi – conclude Baroncelli – insieme a tutti coloro che ne hanno delineato le sorti e hanno concorso all’incremento produttivo nel settore in cui l’azienda è attiva da anni”.
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