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domenica 6 Luglio 2025
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    Quale futuro per il nostro territorio? “Andare oltre la visuale del Chianti a vocazione prevalentemente rurale”

    Intervento di Stefano Fusi: "Diversificazione produttiva nostro punto di forza. Serve un Patto Territoriale per la crescita sociale, economica, culturale e ambientale"

    BARBERINO TAVARNELLE – Prosegue sulle pagine del Gazzettino del Chianti il dibattito sul Chianti che sarà.

    Su quello che ci ha detto questa crisi causata dal Covid-19 (tuttora in corso). Gli spunti da raccogliere per pianificare un rilancio che sia duraturo nel tempo.

    Un dibattito che si sta sviluppando ospitando pareri di chi, ad esempio, il Chianti lo ha amministrato.

    # Paolo Saturnini: “Alcune idee per il Chianti post-Covid. Una terra da tenere (tutta) come un giardino”

    # “Urbanistica, arte, agricoltura, infrastrutture, turismo, circoli: alcune idee per il Chianti del futuro”

    Stavolta tocca a Stefano Fusi, a lungo sindaco del Comune di Tavarnelle, dare una sua accurata lettura della situazione chiantigiana.

    Ho letto con piacere ed interesse le riflessioni di Saturnini ed Allodoli, ne apprezzo lo spirito e molte proposte avanzate.

    Vorrei allargare la discussione andando oltre la visuale del Chianti a vocazione prevalentemente rurale.

    Il nostro è un territorio articolato e complesso dove si integrano felicemente storie e contesti che ad una analisi superficiale possano anche apparire in contraddizione ma invece ne costituiscono la vera forza e la più profonda struttura. 

    Il Chianti fiorentino in particolare si caratterizza per un felice equilibrio, una virtuosa armonia fra i vari settori che ne hanno fatto la ricchezza sociale, economica, culturale ed ambientale: agricoltura, turismo, industria artigianato, ambiente e bellezza di un paesaggio creato e modellato dall’ azione e dal lavoro dell’uomo nei secoli.

    In questo contesto le importanti realtà industriali ed artigianali presenti e con produzioni di eccellenza ed innovative generano non solo ricchezza economica ma diffusi e qualificati saperi e conoscenza tecnico scientifica, coscienza sociale e politica.

    E fungono anche da incentivo per i settori dell’agricoltura e del turismo, oltre ad avere una presenza importante di attività di trasformazione di prodotti agricoli e di produzione di impianti tecnologici agroindstriali.

    Questa diversificazione produttiva ed economica costituisce un vero punto di forza perché non solo offre maggiori opportunità ma che consente anche di avere una capacità di adatttamento alle eventuali situazioni di crisi dei singoli settori.

    La pesante crisi economica e sociale dovuta alla pandemia Covid-19 evidenzia e rende ancora più strategica questa nostra qualità e ricchezza territoriale.

    Basta guardare a cosa sta succedendo alla città di Firenze, troppo dipendente dalla filiera economica legata al turismo e che adesso deve fare un profondo ripensamento del proprio modello di sviluppo.

    Servirebbe anche una visione diversa della Città Metropolitana, frutto di una forte e virtuosa interazione politica, sociale, economica fra tutti i territori che ne fanno parte e che costituiscono una vera ricchezza, non un indistinto “contado” che ruota attorno alla città di Firenze.

    Sono convinto che la situazione che stiamo vivendo ci impone di riaffermare i valori a cui le comunità, le forze sociali e politiche presenti nel nostro territorio si sono ispirate negli ultimi decenni e con successo e dai quali poi discendono le scelte strategiche: la crescita sostenibile sociale, ambientale ed economico che tradotto significa lotta alla povertà, alla marginalità ed alle diseguaglianze, qualità e dignità del lavoro, comunità solidali ed inclusive, società aperta ed inclusiva anche per i nuovi italiani.

    L’economia circolare, una sfida strategica e quindi azioni non solo nel campo del ciclo dei rifiuti, dove sono sati raggiunti risultati davvero importanti, ma anche della tutela delle risorse idriche, del lavoro e della produzione, della mobilità, del consumo, del tempo libero. Il Chianti ha tutte le caratteristiche per diventare un laboratorio del “green deal”.

    L’Importanza strategica del lavoro, della difesa della qualità e dignità del lavoro, della tutela dei diritti dei lavoratori. Lotta alle forme crescenti di sottocupazione, sfruttamento e selvaggio precariato.

    Occorre in particolare contrastare con tutti i mezzi il fenomeno che purtroppo come sappiamo ha iniziato a diffondersi anche da noi del caporalato in agricoltura, non lasciando il compito solo agli organi di controllo, con forti azioni di carattere sociale, culturale e politico.

    La presenza diffusa delle infrastrutture immateriali fondamentali quali i servizi sociali, sanitari e l’istruzione e la formazione, la cultura e la conoscenza.

    Il livello è sicuramente buono ma occorre fare di più, avere maggiori risorse impegnate, maggiore integrazione delle politiche fra a livello metropolitano e con la Regione.

    Nel campo sanitario un obiettivo importante è la realizzazione delle Case della Salute anche in Chianti, strutture pubbliche fondamentali per il rilancio e la gestione della medicina di base territoriale.

    La loro necessità è appara ancora di più con la pandemia che si combatte facendo prevenzione nel territorio e solo in parte con le cure in reparti ospedalieri specializzati.

    Penso che occorrerebbe elaborare una sorta di “Patto territoriale” con l’obiettivo ambizioso di cercare di indirizzare favorire lo sviluppo locale che non è ovviamente solo aumento del PIL locale ma crescita consapevole complessiva sociale, economica, culturale ed ambientale.

    Per questo serve ovviamente uno sforzo, una volontà collettiva ed ovviamente una forte e stretta collaborazione fra le amministrazioni comunali e le forze sociali, economiche, politiche ed associative presenti nel territorio.

    In questa visione anche importanti progetti quali ad esempio il Distretto Rurale devono perseguire parallelamente alla valorizzazione e promozione del territorio e delle sue eccellenze produttive, vino, olio e turismo, anche obiettivi strategici quali il rispetto dei diritti e dignità dei lavoratori agricoli e la tutala ambientale del territorio.

    Una azione concreta potrebbe essere quella di rilanciare la “Carta del Chianti” estendendola alla ricerca ed innovazione per la riduzione dell’uso dei pesticidi di sintesi i pesticidi utilizzati nelle colture agricole, con evidenti vantaggi sia di tutela della salute che rispetto dell’ambiente.

    Altra azione potrebbe essere il rilancio di programmi e progetti per la riqualificazione delle zone industriali ad esempio facilitando interventi di rimozione dei diffusi tetti in cemento amianto (eternit) con coperture in pannelli solari, introducendo impianti di cogenerazione energetica, favorendo processi di ricerca e di innovazione tecnologica.

    La pandemia con tutti i suoi effetti ci spinge a rivedere paradigmi che fino ad ieri ritenevamo quasi utopici e che invece diventano attuali e possibili: lavorare meno per lavorare tutti.

    Avere ritmi più lenti, più tempo libero per la propria vita, maggior tempo per stare con i propri cari, sviluppare le proprie attitudini, poter proseguire ed ampliare lo studio, la propria cultura e conoscenza, poter dedicare maggior tempo all’impegno sociale ed alle relazioni sociali.

    Ricordo con piacere il progetto e l’impegno allora di Paolo Saturnini come sindaco di Greve e presidente dell’associazione Città Slow e credo che il Chianti possa essere ancora un laboratorio per questo diverso stile di vita, che passa attraverso anche la riscoperta della vita nei piccolo borghi ed in campagna, adesso fruibili maggiormente grazie anche alla possibilità dimostratasi concreta ed efficace concreta dello smart working.

    Occorrono però sistemi di mobilità adeguati e soprattutto idonei collegamenti i che invece sono attualmente carenti.

    Sono in partenza anche nel Chianti progetti di nuove reti telematiche grazie a importanti risorse pubbliche, occorre la giusta attenzione perché si vada a coprire adeguatamente tutto il territorio colmando le forti carenze presenti nelle arre rurali e nei borghi minori.

    Una nuova visione, un nuovo “patto” del e per il Chianti diventa necessario anche per aiutare a contrastare il fenomeno negativo, segnalato anche da Allodoli, del ristagno demografico.

    A partire dalla pesante crisi economica e finanziaria scoppiata nel 2008 si è invertita la tendenza che si era consolidata nei decenni precedenti allo spostamento di residenti dall’area di Firenze verso il Chianti, e adesso sono più coloro che decidono di andare a vivere in città.

    Anche per questo ritengo sia necessario ridare attrattività al nostro territorio per consentire che i nostri giovani possano fare qui il loro progetto di vita.

    Sono importanti nuove soluzioni abitative, servizi, trasporti e mobilità adeguati. Sarebbe inoltre molto necessario aiutare il più possibile la crescita della natalità.

    Nei nostri Comuni nascono pochi bambini ed il saldo demografico è fortemente negativo.

    Questo nonostante il contributo arrivato dalle famiglie di migranti provenienti da altri Paesi europei ed extraeuropei che hanno deciso ed avuto l’opportunità di vivere e lavorare qui. E sono diventati a tutti gli effetti nuovi cittadini del Chianti.

    Stefano Fusi

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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