spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
giovedì 11 Settembre 2025
spot_img
spot_img
Altre aree
    spot_img

    San Donato in Poggio perde una delle sue anime: l’addio a Ottaviano Lusini

    Lo ricordiamo raccontando di quella volta che lo conoscemmo, mentre era intento a dipingere, in una vecchia cantina: e ci parlò della sua vita...

    SAN DONATO IN POGGIO (BARBERINO TAVARNELLE) – Nel luglio 2017, passando per il centro di San Donato in Poggio e attraversando via dei Fossi, ci imbattemmo in una vecchia cantina.

    Dove un uomo, imponente ricurvo su se stesso, stava seduto sfruttando l’unica luce che veniva dalla porta. Era impegnato a dipingere un quadro.

    Scusi, possiamo disturbarla? Ci siamo incuriositi nel vederla dipingere in quest’ambiente circondato da tanti ricordi (fiaschi di vino impagliati, vecchie gabbie per uccelli, quadri alla parete, pentolini, la “sugna” appesa alla parete)…

    “Prego si accomodi!”, ci disse con voce possente, alzando la testa per poi riabbassarla dando un’ultima pennellata. Per poi appoggiare il pennello sulla tavolozza dei colori.

    Quell’uomo era Ottaviano Lusini, classe 1929, venuto a mancare nei giorni scorsi.

    “Sono nato e vissuto sempre qui a San Donato in Poggio” aveva tenuto subito a dire.

    Che lavoro ha svolto?

    “Ho fatto il camionista, trasportavo cereali per un mulino a Montelupo Fiorentino”.

    Ha sempre avuto la passione per la pittura?

    “Fin dai tempi in cui andavo a scuola mi piaceva disegnare, in particolare disegnavo i carri armati”.

    Adesso cosa dipinge?

    “Quello che mi passa per la mente, un po’ di tutto. Non so se sono valido o meno, lo stabiliranno quando sarò morto! Dipingo su cartone pressato; per esempio quello che sto facendo ora è un uomo tratto dalla mia fantasia”.

    Appeso alla parete c’è anche un dipinto di uno scorcio di San Donato…

    “Sì, quello l’ho fatto nel 1975, mentre quello in alto è il mio figliolo. Che è morto”.

    Il ritratto del figlio

    Ci dispiace, era giovane?

    “Sì, era l’unico figlio, aveva 25 anni. E’ morto colpito da leucemia”.

    Come si chiamava?

    “Maurizio: sono disgrazie grosse che non si rimediano. siamo rimasti io e mia moglie Bruna: è un dolore che ci porteremo per tutta la vita”.

    A quella notizia non avemmo più il coraggio di continuare a parlare, salutammo Ottaviano. Che, nonostante avesse riaperto una ferita, ci lasciò con un sorriso.

    Il caso ha voluto che la scorsa settimana un uomo, che avevamo interpellato per sapere se qualche anziano del paese aveva conosciuto il partigiano Egidio Gimignani, barbaramente ucciso dai tedeschi il 20 giugno 1944, gentilmente ci accompagnò alla casa di Ottaviano.

    “Guardi – ci aveva spiegato – non so se riuscirà a parlarci, è sordo, deve parlare forte”.

    Ad aprirci fu la moglie di Ottaviano, la signora Bruna: il marito era su una sedia in cucina, non si ricordava del nostro precedente incontro.

    Siamo quindi passati a parlare del motivo di quella visita: ha conosciuto Egidio Gimignani? “Come no! Certo – ha risposto immediatamente – lo uccisero i tedeschi vicino alla Pieve in una strada sterrata. Lo fecero girare per tutto il paese poi lo uccisero”.

    “Era insieme con altri partigiani quando lo presero i tedeschi – ha proseguito – a Monte Bernardi, sotto Badia a Passignano, lungo il corso della Pesa. Ci fu una sorta di rappresaglia dopo che i partigiani avevano ucciso un tedesco a Pietracupa. Pensi che io avevo circa quattordici anni: andavo a prendere le cartucce dei tedeschi e, di nascosto, andavo a portarle a questi partigiani”.

    “Le prendevo dove si trovavano proprio loro – ci aveva raccontato ancora – i tedeschi. Ero un ragazzotto, non pensavano certo che gli prendessi i proiettili che poi portavo ai partigiani dove si nascondevano, a Monte Bernardi appunto”.

    Ricordava tutto di questa storia Ottaviano: “Gimignani venne preso esattamente lungo la strada in località Poggio al Vento, e poi fu portato alla Pieve di San Donato, dove fu ucciso. Se faceva parte dei partigiani che uccisero il tedesco a Pietracupa? Diamine! Il tedesco non morì subito, riuscì a trascinarsi fin dietro alla chiesa, cercando di nascondersi in una stanza, tanto che sulla parete scrisse con il suo sangue il suo nome, ma poi morì”.

    “I tedeschi – aveva ricordato ancora – non riuscirono però a trovare il loro compagno ucciso, che fu nascosto da don Danilo Cubattoli. Però presero dei contadini del posto, compreso il sensale, per essere fucilati. Per l’appunto dalla marchesa Torrigiani c’era un barone tedesco: fu accompagnato a Pietracupa per parlare con l’ufficiale tedesco per convincerlo che non erano stati quei poveri contadini a uccidere il militare, erano tutti dei poveri cristi!. Non so come riuscì a convincerlo, sta di fatto che furono rilasciati”.

    Gimignani però fu ucciso, probabilmente per vendicare il soldato tedesco ucciso a Pietracupa. Sepolto, si dice, ancora in vita: “A scavare la fossa per il Gimignani  – erano state ancora parole di Ottaviano – fu preso Corrado. Tra l’altro Corrado da quel giorno non stette più bene e morì dopo poco dal fatto. Al momento in cui i tedeschi lasciarono San Donato il Gimignani fu dissotterrato e portato al cimitero”.

    Ringraziammo Ottaviano per questa chiacchierata: lo salutammo non prima che ci mostrasse una vecchia foto del 1920, dove era ritratto il babbo Gaudenzio insieme con altri sandonatini.

    Scattata a Firenze quando, con il vestito buono, andarono a passare la visita per il militare.

    San Donato in Poggio oggi perde un’altra figura storica. Chissà quante storie ancora Ottaviano poteva raccontarci e che sono andate via insieme con lui. 

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

    Sostieni il Gazzettino del Chianti

    Il Gazzettino del Chianti e delle Colline Fiorentine è un giornale libero, indipendente, che da sempre ha puntato sul forte legame con i lettori e il territorio. Un giornale fruibile gratuitamente, ogni giorno. Ma fare libera informazione ha un costo, difficilmente sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità, che in questi anni ha comunque garantito (grazie a un incessante lavoro quotidiano) la gratuità del giornale.

    Adesso pensiamo che possiamo fare un altro passo, assieme: se apprezzate Il Gazzettino del Chianti, se volete dare un contributo a mantenerne e accentuarne l’indipendenza, potete farlo qui. Ognuno di noi, e di voi, può fare la differenza. Perché pensiamo che Il Gazzettino del Chianti sia un piccolo-grande patrimonio di tutti.

    Leggi anche...