spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
mercoledì 10 Settembre 2025
spot_img
spot_img
Altre aree
    spot_img

    Tavarnelle, la Messa in saluto a don Franco Del Grosso: dal pulpito un fluire di storie e ricordi

    Da bambino a piedi con la mamma per venire a Santa Lucia al Borghetto, la chiamata del vescovo per occuparsi della parrocchia. Il saluto finale: "Guardate Gesù"

    BARBERINO TAVARNELLE – Nonostante sia stato un giorno feriale, mercoledì 5 luglio la chiesa di Santa Lucia al Borghetto era in festa.

    Alla spicciolata sono arrivate le famiglie. E poi giovani, ragazzi che si sono rincorsi divertendosi sul piazzale; fino a quando, alle 18, tutti sono entrati in chiesa per l’inizio della Messa.

    Un saluto a don Franco Del Grosso, un ringraziamento per l’esperienza degli anni trascorsi a Barberino Tavarnelle.

    Il coro della chiesa di Santa Lucia ha accompagnato la Messa, cantando in maniera sentita, partecipata: non è mancato anche chi, commosso, ha dovuto interrompere ricevendo un abbraccio.

    Presenti, fra gli altri, il sindaco di Barberino Tavarnelle David Baroncelli, il luogotenente comandante della Stazione carabinieri Giuseppe Cantarero (in abiti civili, poiché in licenza, ma non poteva mancare), il Governatore della Misericordia di Barberino Tavarnelle Paolo Naldini, il presidente della Pro Loco di Tavarnelle Tiberio Corsi.

    Il 31 agosto don Franco Del Grosso saluterà Santa Lucia al Borghetto: siamo andati a trovarlo…

    Don Franco ha celebrato la Messa insieme a don Hubert (anche lui lascerà la parrocchia) e a un diacono. Il momento dell’omelia è stato pieno di ricordi ed emozioni.

    “Devo rendere grazie al Signore che mi ha fatto vivere questa esperienza – ha detto ai fedeli don Franco – Un saluto particolare va ai bambini che si sono preparati alla comunione, in comunione e non in divisione, ai ragazzi delle cresime, un saluto particolare a tutti i ragazzi che hanno fatto l’esperienza del dopo cresima. Ripero quello che ho sempre detto: io non vi porto in montagna, io vi voglio portare oltre la montagna, vi voglio portare nel cuore”.

    “Quante cose belle abbiamo fatto insieme – ha proseguito – Celebrare la Messa vuol dire costruire una comunità di fratelli in Cristo Gesù: questo è stato il mio essere presente in mezzo a voi. La prima volta che sono stato in questa chiesa avevo sette, otto anni, ero in “villeggiatura” a Marcialla. E a piedi, ogni sabato con la mamma, venivamo a Tavarnelle a incontrare il babbo che tornava dalla settimana lavorativa per stare insieme la domenica. Una volta arrivammo presto, così la mamma mi disse di andare a vedere la chiesa”.

    Un don Franco bambino quello che si è raccontato: “Appena entrai mi affascinò, m’impressionò. La vidi grande, bella, con questo tetto che ci ha fatto patire tanto (sorride. n.d.r.) assomigliava molto alla mia chiesa di San Jacopino a Firenze. Ho ancora la sensazione di quando entrai, c’era l’odore di vernice fresca”.

    Tanti i ricordi condivisi dal sacerdote, che il 31 agosto lascerà la guida della comunità: “Una volta, sempre con la mamma, siamo andati al cimitero di Tavarnelle. Ricordo c’era sepolto un prete e la mamma mi disse queste parole: qui la gente vuol bene ai preti”.

    “Passarono gli anni – ha ricordato ancora – Diventai prete a Firenze e non pensavo più di venire a Tavarnelle. Ma un giorno il vescovo mi disse che dovevo lasciare l’incarico per venire quassù. Dissi subito di sì. Poi ho capito che sono venuto a Tavarnelle non per volontà del vescovo, ma perché è stata una chiamata che il Signore mi ha fatto, una vocazione nella vocazione”.

    “Sono stato veramente bene quassù – sono state ancora le parole del sacerdote – ricordo le missioni, certi giorni di Pasqua vissuti con i giovani in parrocchia, una gioia straordinaria. C’è un altro episodio della mia infanzia che vi voglio raccontare: ero alla Messa all’asilo di Firenze e a un certo punto tutti si misero in ginocchio nel momento della consacrazione, e chiesi alla mamma, che succede? E lei mi disse: guarda Gesù. Le risposi, l’ho visto, e lei mi dette una pacca sul capo sussurrandomi di stare zitto”.

    “Questo episodio mi è riaffiorato in una circostanza altrettanto particolare – sono stati ancora i ricordi del sacerdote condivisi con il “suo” popolo – legato a questa frase. Mentre stavo celebrando la Messa, la mamma stava per morire e mi è riaffiorata questa frase: guarda Gesù. Finita la celebrazione, mio fratello mi disse: la mamma è morta. Ed io dico a voi: guardate Gesù, soltanto in lui c’è salvezza, voi siete il corpo vivo di Gesù Cristo che vive in tutti voi”.

    “Vi saluto con queste parole – ha concluso – guardate Gesù, soltanto in lui c’è salvezza”.

    Al momento dell’offertorio, l’offerta dei doni all’altare, don Franco ha ricevuto dei regali da parte dei fedeli: tra questi una maglietta, un breviario, una torta, una chitarra e una croce.

    Ma anche lui ha voluto lasciare alla sua chiesa di Santa Lucia al Borghetto un dono prezioso, il calice con il quale, per trentasei anni, ha celebrato il suo ministero.

    Tanti applausi l’hanno accompagnato mentre attraversava la chiesa incontrando e abbracciando la sua gente, con gli inni del coro, che forse come non mai ha cantato così bene.

    La festa è proseguita nel giardino per una merenda cena: trecento le persone che hanno voluto condividere questo bel momento in onore di don Franco Del Grosso. 

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

    Sostieni il Gazzettino del Chianti

    Il Gazzettino del Chianti e delle Colline Fiorentine è un giornale libero, indipendente, che da sempre ha puntato sul forte legame con i lettori e il territorio. Un giornale fruibile gratuitamente, ogni giorno. Ma fare libera informazione ha un costo, difficilmente sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità, che in questi anni ha comunque garantito (grazie a un incessante lavoro quotidiano) la gratuità del giornale.

    Adesso pensiamo che possiamo fare un altro passo, assieme: se apprezzate Il Gazzettino del Chianti, se volete dare un contributo a mantenerne e accentuarne l’indipendenza, potete farlo qui. Ognuno di noi, e di voi, può fare la differenza. Perché pensiamo che Il Gazzettino del Chianti sia un piccolo-grande patrimonio di tutti.

    Leggi anche...