GAIOLE IN CHIANTI – In questo periodo così difficile e anomalo, la piccola impresa, il mondo dell’artigianato, per il quale per decenni la Toscana ha rappresentato una vera e propria patria, soffre tremendamente. Come tanti altri settori economici e produttivi.
Siamo andati a sentire che aria tira alla Vernifer, azienda di Gaiole in Chianti che dal 1974 si occupa di carpenteria. Una “mosca bianca”, in una terra in cui preponderano attività legate al mondo del vino, della ristorazione, dell’accoglienza.
“Dalla metalmeccanica alle strutture antisismiche per l’edilizia, dagli infissi alle pergole, dalle scale ai cancelli. Ormai, dopo anni di esperienza e migliorie tecniche siamo in grado di rispondere a richieste praticamente totali nella carpenteria leggera e medio pesante” ci dice Massimiliano Nannoni, uno dei fondatori e soci, anche se tiene a specificare che il termine più consono al suo ruolo “è capofficina”.
Ruolo che ricopre insieme al suo collega e socio Moreno Butti, figura fondamentale.
“Non negherò che lo sforzo per applicare ogni sistema di sicurezza è stato grande” ci dice sempre Massimiliano, quando chiediamo come l’azienda abbia affrontato questo periodo.
“Ma siamo stati in grado – dice con orgoglio – di accogliere subito le disposizioni del Governo, della Regione e in alcuni casi del Comune. Ci siamo così potuti concentrare, anche grazie all’aiuto del direttore Simone Chellini, che rappresenta la nuova generazione all’interno della ditta, sulla salute dei lavoratori, la cosa più importante”.
“Per il resto – riprende – abbiamo fatto di necessità virtù concentrando il 70% della forza lavoro nella produzione a sostegno dei settori rimasti aperti per decreto oltre ad aver impiegato il tempo di inattività su nuovi prodotti commerciabili quando tutto ripartirà”.
L’azienda ad ogni modo si ritiene almeno in parte fortunata, dal momento che opera anche in settori che fanno parte delle filiere essenziali e strategiche per il Paese. Purtroppo però ha visto azzerare il mercato del privato.
Da qui l’idea di concentrarsi su nuovi possibili prodotti (come gli strumenti per il distanziamento sociale e la sicurezza negli ambienti di lavoro) e nuove tecnologie di lavorazione sperando che possano dare nel breve periodo una spinta.
Massimiliano Nannoni, che osserva il mercato del Chianti da un punto di vista differente rispetto alla maggior parte delle attività produttive di questo territorio, ha le idee chiare anche su come è strutturata la situazione gaiolese.
“Negli ultimi venti anni – riflette – è stata prediletta la vocazione turistico-ricettiva affiancata ad una cultura del vino. È ovvio che questo settore ha avuto un drastico calo, praticamente del 100%. Va considerato che questo tipo di economia trainava anche un importante artigianato locale, che con la mancanza di turisti subirà un grosso danno, essendo diventato anch’esso un lavoro stagionale”.
“Non so quali strade si potranno seguire in futuro – ammette – ma credo che si dovrà cercare di diversificare le attività all’interno del territorio uscendo, nei limiti del possibile, dall’arcinoto legame territorio-turismo”.
E’ durissimo, Nannoni, riavvolgendo il nastro e ripensando a quando, alcune settimane fa, il sindaco di Gaiole in Chianti Michele Pescini ha scritto, coinvolgendo molti attori della comunità locale, una lettera aperta al presidente del consiglio Giuseppe Conte chiedendo di far essere (a quel tempo) Gaiole una sorta di laboratorio per la riapertura.
“Il solito spot pubblicitario autocelebrativo – dice senza mezzi termini l’imprenditore gaiolese – senza sostanza e senza un progetto. In questi casi bisogna cercare di essere meno napoleonici e più realisti. Il pragmatismo in questi casi è vincente”.
“Al di là delle decisioni assunte dalla giunta in questi giorni e di quelle che potrebbero essere approvate nel prossimo consiglio comunale – rilancia – occorrono idee e progetti che possano diversificare e affiancare la cultura turistico-ricettiva e vitivinicola. Idee e progetti che possano garantire una continuità di lavoro dodici mesi all’anno e non esclusivamente stagionali, provando anche a recuperare edifici ormai abbandonati o in stato di semiabbandono. Da destinare non solo ad attività produttive, ma anche ad associazioni di volontariato”.
“Tenendo presente – conclude Nannoni – che il nostro comune è quello che, nel Chianti, ha sofferto più di tutti i fallimenti e le chiusure di grandi e piccole imprese. Tanto è vero che ad oggi siamo rimasti l’unica “fabbrica” del territorio comunale”.
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