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giovedì 28 Marzo 2024
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    Avete mai consultato l'”Atlante delle stragi Naziste e Fasciste in Italia”? Fatelo…

    Impressiona la mappa vista nel suo insieme, un enorme raccoglitore di crudeltà e storie. Le più note e quelle più private. Un percorso doloroso, quanto doveroso, che ognuno di noi dovrebbe compiere

    CHIANTI – “Il 4 luglio 1944, quattro militari tedeschi irrompono nell’abitazione della famiglia Sieni in via di Perseto, tra San Casciano e Mercatale. Ai tedeschi forse è giunta notizia che alcuni familiari dei Sieni sono renitenti alla leva o sospetti partigiani. Non trovandoli, uccidono con un colpo di pistola all’altezza dell’orecchio destro il mezzadro Camillo Sieni e fanno fuoco su Ottavina Sieni e suo marito, senza tuttavia colpirli. Questi ultimi abbandonano poi la casa per paura di ulteriori azioni tedesche”.

    E’ la descrizione di una uccisione da parte delle milizie tedesche nei giorni della fine della seconda guerra mondiale, nel territorio chiantigianto.

    E’ la descrizione dell’orrore quotidiano dal quale dovevano fuggire contadini, famiglie, uomini, donne e ragazzi.

    E’ una delle innumerevoli storie raccolte dall’Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia (lo trovate qui).

    “Una banca dati e dei materiali di corredo (documentari, iconografici, video) – si legge nella sua presentazione – correlati agli episodi censiti, ospitati all’interno del sito web. Nella banca dati sono state catalogate e analizzate tutte le stragi e le uccisioni singole di civili e partigiani uccisi al di fuori dello scontro armato, commesse da reparti tedeschi e della Repubblica Sociale Italiana in Italia dopo l’8 settembre 1943”.

    Ed è, letteralmente, impressionante consultare la mappa che colora di rosso, in pratica, tutto il nostro Paese.

    Ed ogni punto rosso è una storia di crudeltà. Di dolore. Di paura. E di morte. Dai fatti più tragici, conosciuti (a livello locale pensiamo, ad esempio, all’eccidio di Pratale) fino a tantissimi che, più sconosciuti, punteggiano in particolare l’estate del 1944 con una lunga scia di sangue.

    Rimanendo al nostro territorio (ma potete documentarvi, come detto, su tutta Italia) è un percorso doloroso quanto doveroso.

    Passando da Impruneta, dove “il 3 agosto 1944, l’operaia ventottenne Bruna Merlini lascia la sua abitazione posta in prossimità di Mezzomonte, comune di Impruneta, per recarsi a Firenze allo scopo di portare cibo ad alcuni suoi familiari che si trovano sfollati in città. Il capoluogo del comune è stato liberato dall’avanzata alleata lo stesso giorno, mentre la parte del suo territorio comunale che degrada verso il corso dell’Arno e in direzione di Firenze nei primi giorni di agosto è ancora zona di operazioni militari. Accompagnano la Merlini lungo la strada per la città alcuni suoi vicini di casa: il contadino cinquantaseienne Guido Fornari e Natalia Picchetti, coetanea della Merlini. Giunti in prossimità della località “Cancelli-Torre Rossa” i tre si imbattono in due militari tedeschi, i quali, al sopraggiungere dei tre civili, gettano loro incontro senza alcun motivo apparente una bomba a mano. L’ordigno esplode provocando la morte istantanea del Fornari e della Picchetti e il grave ferimento della Merlini alle gambe, al braccio destro e al collo. Rimasta agonizzante per la strada e senza ricevere alcun soccorso, quest’ultima riesce faticosamente a trascinarsi fino a casa e da lì a farsi ricoverare in ospedale, dove rimane in degenza per circa due mesi”.

    Per poi salire fino a Lamole, dove “il 20 luglio, il ventenne Natale Ardinghi, mezzadro del podere “Prato di Sotto” a Lamole, viene intenzionalmente ucciso da un militare tedesco con una raffica di mitra alla presenza del padre implorante”.

    Le abbiamo lette tutte le storie. E fra queste una di quelle che non conoscevamo e che ci ha particolarmente colpito è quella di Olena, vicino a San Donato in Poggio.

    “Il 20 luglio 1944 – si legge – due soldati tedeschi si presentano nella casa abitata dalla famiglia Brogi, in località Olena. Nell’area è in corso il ripiegamento delle truppe tedesche. I due militari tedeschi, secondo le testimonianze, chiedono ospitalità spacciandosi però come soldati marocchini. Credendoli liberatori, Virgilio Brogi li fa accomodare in casa e offre loro del cibo. Mentre i militari sono intenti a mangiare il figlio di Virgilio, Terzilio, prende a criticare duramente le violenze e i soprusi commessi in quelle settimane dagli occupanti nazisti sui civili. Terminato il pasto, e apprestandosi l’arrivo di alcuni automezzi alleati, i due soldati si fanno accompagnare da Terzilio fuori dall’abitazione in un vicino boschetto. Qui i due uccidono il giovane con una scarica di mitra. Il padre Virgilio, uditi i colpi, accorre sul luogo, dove trova il figlio morente e scorge i due soldati intenti a scappare. Capisce solo allora d’esser stato vittima di un inganno teso dai due soldati tedeschi”.

    Se possiamo darvi un consiglio, in questi giorni di agosto, date un’occhiata a questa mappa. Guardatela nel suo insieme. Soppesate il dolore, l’angoscia. E leggete.

    L’Atlante lo trovate qui: http://www.straginazifasciste.it/

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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