CHIANTI – Un panino con il lampredotto. Con l’inzuppo della parte superiore della rosetta, salsa verde, un po’ di piccantino… .
Servito fumante, dal baracchino a bordo strada, dal trippaio o dal furgone al mercato.
Per chi vive nel nostro territorio (anche qui il lampredotto è… “di casa”), fra gli altri, lo si può gustare da Mannino a San Casciano, da Marchino o dal Carbone all’Impruneta, dal Trecca a Cerbaia, dal Ciotti a Grassina… .
Un bicchiere di vino. O una bella birra in estate. E mangi uno dei prodotti più umili e goduriosi che esistano: con un passato, un presente e un futuro. Gloriosamente semplice nella sua storia, nella sua tradizione e nel suo gusto.
Fin qui… tutto bene.
Solo che capita ormai sempre più frequentemente che in tempi di “cuochi influencer”, di persone con larghissimo seguito, sui social o sui vari canali tematici in tv, certe ricette locali vengano riproposte a un pubblico vastissimo.
Bene, direte voi. E certo, bene, diciamo anche noi. Conoscere il cibo vuol dire conoscere anche storie, culture, territori.
Magari viene pure voglia di farsi un giro a Firenze e provincia guardando in video un gustoso panino con il lampredotto.
Solo che, ed è un pre-requisito evidentemente centrale, le cose bisogna… saperle fare.
Soprattutto quando si ha a che fare con ricette semplici, antiche, che fanno parte della quotidianità di persone e famiglie.
Ne parlammo, tempo fa, a proposito del Peposo all’Imprunetina proposto da Federico Fusca. Un “non-Peposo” in pratica.
Niente da fare: anche lo chef Federico Fusca sbaglia la ricetta del peposo all’imprunetina
Fra i “cuochi influencer” di cui sopra Benedetta Rossi, di “Fatto in casa da Benedetta”, è una delle più seguite. Forse la più seguita in Italia.
Dal web alla tv, centinaia di migliaia, milioni di persone seguono le sue ricette.
Ecco, vedere quella del lampredotto (la trovate qui) fa male al cuore. E’ una sorta, passateci il termine, di “delitto gastronomico”.
Perché qui non si parla di rielaborazioni o re-interpretazioni. Qui si parla di proporre un qualcosa che non è quel che dovrebbe essere. E qualsiasi persona abbia mai mangiato un panino con il lampredotto lo capisce subito.
Ma chi non lo ha mai mangiato no. E magari pensa che quello proposto sia davvero lampredotto.
Ma no, non lo è: siamo di fronte a una sorta di trippa lessa (“centopelli”). Su brodo meglio sorvolare. Sul condire in una ciotola quella… trippa, con il prezzemolo, meglio sorvolare. Sulla possibilità di aggiungere senape (!!!) che dire.
Insomma, siamo lontani anni luce da quel panino che vi fa venire l’acquolina in bocca solo a pensarci (basterebbe solo guardare la foto in alto…) .
Ecco, con tutte le debite proporzioni, chi vuol diffondere cultura gastronomica sia innanzi tutto rispettoso. Perché il cibo è, appunto, cultura. E’ un veicolo di identità.
Ma non così. Proprio no.
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