FIRENZE – “Se non ci saranno interventi rapidi e decisi diventerà più conveniente, per gli autotrasportatori, spegnere i motori invece di continuare a lavorare in perdita”.
L’allarme di Roberto Tegas, vicepresidente nazionale Confartigianato Trasporti e presidente di Confartigianato Firenze e Toscana Trasporti, arriva in giorni critici per il settore a causa del continuo aumento dei costi dei carburanti.
E sarebbe “un’opzione disastrosa per un Paese in cui l’80 per cento delle merci viaggia su gomma. Un servizio essenziale, come abbiamo visto nei mesi della pandemia”.
Un rincaro che cresce da un anno e mezzo senza prospettiva di un netto miglioramento a breve termine.
Un aumento generalizzato di oltre il 25 per cento negli ultimi dodici mesi, che partendo dalle materie prime ha influito sul prezzo del gasolio – il carburante più utilizzato dagli autotrasportatori che ormai ha raggiunto il prezzo più alto dal marzo del 2013 – e del Gnl (gas naturale liquefatto).
Alle stelle anche i costi dell’AdBlue, l’additivo liquido che una volta iniettato nei veicoli abbatte le emissioni e li rende più sostenibili per l’ambiente.
“Il totale – avverte Roberto Tegas – ci parla di danni per oltre 535 milioni di euro che il settore non riesce più a sostenere, essendo impossibile ribaltarli sui committenti, con l’unica conseguenza di rendere ancora più risicati i margini di guadagno”.
“Mentre i costi del lavoro e della vita non fanno che crescere – rilancia – La beffa più grande, soprattutto per chi lavora nei centri storici e in città d’arte come Firenze, è per chi ha investito nella sostenibilità, rinnovando la propria flotta a beneficio dell’ambiente (è il caso dei mezzi bifuel a metano) e adesso non rientra delle spese”.
“È inconcepibile – prosegue il presidente di Confartigianato Firenze e Toscana Trasporti – che ora si ottenga l’effetto opposto, con i mezzi meno inquinanti che rischiano di doversi fermare mentre quelli più vecchi, e quindi più nocivi, acquistano un vantaggio competitivo”.
“Al Governo – conclude – chiediamo di intervenire quanto prima dando, stavolta, risposte concrete, prima che l’indifferenza delle istituzioni alimenti un malcontento già saturo, con il pericolo che le proteste sfocino in atti ben più gravi”.
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