POGGIBONSI – Nella giornata del 14 agosto l’impianto trattamento rifiuti Eco-Gest di Poggibonsi ha subito un incendio, che ha preoccupato i residenti in zona e portato all’emissione di una ordinanza che limitava il consumo di verdure e l’utilizzo di acqua nei 300 metri di raggio dal luogo del rogo.
A seguito di questo evento, Arpat ha effettuato campionamenti ed analisi di matrici ambientali nelle aree circostanti maggiormente interessate dalle possibili ricadute dei fumi o dall’immissione nei corsi d’acqua di acque generate dallo spegnimento del rogo.
In particolare sono stati prelevati ed analizzati: 6 campioni di terreno superficiale prelevati fra 150 e 450 m circa dall’impianto, in direzione Sud-Est, Est e Nord Est (aree di presumibile massima ricaduta in base alle elaborazioni modellistiche); 2 campioni di terreno superficiale di “bianco” prelevati in direzione Ovest e Sud rispetto all’impianto (aree sottovento); 3 campioni di acque superficiali: dal torrente Drove di Tattera a monte e a valle dell’impianto Eco-Gest, dal torrente Staggia a valle della confluenza con il torrente Drove.
E’ stato inoltre analizzato un frammento della copertura in fibrocemento del capannone crollato, che è risultata essere in eternit (materiale contenente amianto).
“Dai risultati disponibili è possibile trarre le seguenti valutazioni – dice Arpat – Per quanto riguarda i campioni di suolo: non si riscontrano superamenti della concentrazione soglia di contaminazione per il parametro “diossine”; le concentrazioni rilevate risultano comparabili con i valori normalmente riscontrabili in ambiente urbano antropizzato e non denotano alterazioni significative imputabili agli effetti dell’incendio”.
“Solo in un campione su 8 – prosegue Arpat – è stata rilevata la presenza di fibre di amianto, in concentrazione comunque nettamente inferiore al valore soglia stabilito dalla normativa. Peraltro tale campione è stato prelevato in area sottovento e quindi si ritiene che la presenza di fibre non possa essere univocamente correlata alle ricadute dei fumi dell’incendio e delle polveri sviluppatesi a seguito del crollo della copertura, vista la presenza in zona di altri edifici con coperture in eternit”.
“Per quanto riguarda le analisi degli altri parametri significativi (idrocarburi policiclici aromatici e metalli pesanti) – si specifica – al momento, queste sono in via di completamento e saranno resi noti i risultati appena disponibili”.
“Per quanto riguarda i campioni di acque superficiali – continua Arpat – il campione prelevato sul torrente Drove di Tattera a valle dell’impianto ha evidenziato la presenza di significative concentrazioni di tensioattivi e di idrocarburi policiclici aromatici, dovute al convogliamento nel torrente di parte delle acque di spegnimento dell’incendio che, dilavando i rifiuti, i prodotti della loro combustione e le strutture del capannone andato a fuoco, si sono arricchite di tali sostanze”.
“Le concentrazioni riscontrate – precisa l’agenzia regionale – seppur indicatrici di un impatto connesso all’incendio, risultano inferiori ai valori massimi ammissibili stabiliti dalla normativa sulle acque superficiali interne. Non sono stati riscontrati altri indici anomali di contaminazione organica o inorganica”.
“Nel campione prelevato sul torrente Staggia – si legge ancora nel report di Arpat – immediatamente a valle della confluenza del Drove, le concentrazioni delle sostanze suddette risultano nettamente più basse, in conseguenza della progressiva diluizione delle acque contaminate”.
“Personale di Arpat – viene aggiunto – è intervenuto sul posto anche nei giorni successivi all’emergenza, allo scopo di verificare le condizioni ambientali del sito, valutare l’efficacia delle misure di messa in sicurezza d’emergenza proposte e messe in campo dalla ditta Eco-Gest, e suggerirne di ulteriori, coordinandosi con gli altri enti coinvolti”.
“E’ stata inoltre supportata l’autorità giudiziaria – si conclude – per le decisioni conseguenti al sequestro dell’area, connesse in particolare alla messa in sicurezza delle macerie che residuano dall’incendio e dal crollo della copertura, al trasferimento dei rifiuti ancora stoccati nei locali dell’impianto non interessati dall’incendio ed alla gestione delle acque di dilavamento, considerato anche l’evolversi del quadro meteorologico”.
@RIPRODUZIONE RISERVATA