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mercoledì 11 Settembre 2024
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    “Mia madre, uccisa dal Mostro di Firenze. E noi abbandonati da istituzioni italiane e francesi”

    Una delle due figlie di Nadine Mauriot, ultima vittima assieme a Jean Michel Kraveichvili, a Firenze per raccontare la sua storia: "Lasciati soli davanti a un dramma orrendo"

    FIRENZE – Per la prima volta è arrivata dalla Francia, a Firenze, A.L., una delle due figlie di Nadine Mauriot.

    Uccisa con Jean Michel Kraveichvili, nel settembre 1985, nella piazzola degli Scoperti, alla periferia del comune di San Casciano: furono le ultime due vittime del Mostro di Firenze.

    Aveva cinque anni A.L. quando sua madre venne brutalmente assassinata.

    Ospiti ieri, martedì 24 ottobre, nella sala “Attilio Monti” de La Nazione, oltre a lei erano presenti l’avvocato Vieri Adriani, l’avvocato Gaetano Pacchi (che rappresenta anche la famiglia di Jean Michel); Salvatore Maugieri professore scrittore, amico d’infanzia di Jean Michel. E Francesco Cappelletti, autore di pubblicazioni e che cura il blog “Mostro di Firenze. Un caso ancora aperto”.

    La donna esile, capelli raccolti in una coda, ha espresso il desiderio di non essere ripresa in volto: la sua immagine non è conosciuta in Francia, vuole proteggere da questa storia sia suo figlio sia i figli della sorella, perché non sono a conoscenza di quanto successo.

    L’avvocato Vieri Adriani ha riassunto in sintesi la vicenda giudiziaria, ricordando che mercoledì 25 ottobre saranno in tribunale per uno spezzone del procedimento, uno stralcio a carico di Giampiero Vigilanti, entrato anni fa nell’inchiesta.

    Ha parlato anche dei dubbi del perito Minervini, che ha avuto delle perplessità sulla cartuccia rinvenuta nell’orto di Pietro Pacciani, a Mercatale , parlando di una possibile manomissione: in questo caso il pubblico ministero ha chiesto chiarimenti ai carabinieri del RIS di Roma, i quali non hanno depositato ancora una risposta.

    Si tratta dunque di accertare se la cartuccia fu manomessa e, se manomessa,. Se quel segno strano sull’orlo del bossolo è compatibile o meno con un’altra pistola calibro 22. Davanti al gip si discuterà l’opposizione all’archiviazione, come richiesto dalla Procura.

    Poi, le parole della donna: “Dalla Francia – ha iniziato – non abbiamo nessuna convinzione dell’identitĂ  del colpevole. Quello che ci pesa sul cuore è il fatto che le famiglie sono state abbandonate completamente dalle istituzioni italiane e francesi. Lasciate sole davanti a un dramma orrendo”.

    “Ogni volta che abbiamo chiesto qualcosa alla giustizia italiana – ha ripreso – siamo stati calpestati. Ultimamente abbiamo chiesto la restituzione di diciassette fotogrammi, che erano gli ultimi ricordi di Nadine e Jan Michel, e ci dicono che sono stati persi”.

    Nelle parole, il dolore di aver perso così una madre: “Nessun magistrato – ha detto l’avvocato Adriani – nessun poliziotto è venuto in Francia per incontrare le famiglie, le hanno convocate a Ventimiglia, a seicento chilometri da dove risiedevano”.

    Nadine Mauriot e Jean-Michel Kraveichvili, uccisi dal mostro di Firenze nella piazzola degli Scopeti nel settembre 1985

    “Avevamo chiesto – ha confermato il legale – o meglio riproposto, il 30 giugno, la restituzione dei diciassette fotogrammi, il materiale di scrittura a mano su un block notes, diapositive e un pezzo di pellicola. Tutto questo è scomparso”.

    “Così come sono scomparsi dall’ufficio corpi di reato – ha ripreso – due calchi in gesso che riproducono le impronte di anfibio militare rinvenute nel luogo del delitto di Calenzano nel 1981. Impronte prese non solo vicino ai cadaveri, ma anche fra i filari di vite. Tutto questo non è incoraggiante per chi crede nella giustizia”.

    Alla domanda sul ricordo che avesse di sua madre, A.L. ha risposto così: “Il colpo è stato così pesante che la famiglia è rimasta paralizzata, è calato il silenzio e hanno pensato di non parlarne mai. Mia madre era una persona allegra, amava molto Jean Michel, in casa era sempre una festa. E amava profondamente i suoi bambini”.

    “La voglio ricordare – ha proseguito – come una donna sorridente, che amava la vita. La porto sempre con me nel cuore e ogni giorno mi dĂ  impulsi positivi. Vorrei anche denunciare certi siti web, che fanno un uso disgustoso di questa faccenda, utilizzando foto e facendo commercio di questo dramma”.

    Inoltre, alla domanda su che idea si sia fatta lei del Mostro di Firenze, ha risposto: “Sono molto turbata dall’utilizzo del termine “mostro”. Per me “mostro” è qualcosa di sovraumano, invece siamo di fronte a dei personaggi umani, con dei disturbi mentali gravissimi. L’impiego di questa parola è molto evocativo del limite delle conoscenze di polizia: perchĂ© tutto ciò che è al di fuori delle conoscenze, assume una dimensione mitologica”.

    Poi è tornata a parlare delle fotografie scomparse: “Quelle fotografie hanno un’importanza immensa, perchĂ© vi sono impresse le immagini degli ultimi momenti di gioia di mia madre con Jean Michel. In un momento speciale, nel visitare l’Italia e fermarsi in Toscana. Mi piacerebbe vedere la faccia di entrambi”.

    “Vorrei conservare così la visione del destino che è capitato a mia madre – ha concluso – Forse, infine, quelle foto ci potevano descrivere il passaggio da San Casciano, agli Scopeti, stabilendo orari e giorni precisi”.

    Fa tenerezza A.L., che cerca di sfuggire nascondendo alla meglio il volto agli obiettivi di telecamere e macchine fotografiche.

    Dimostra tanto coraggio: e sarebbe fondamentale, sia per lei sia per tutti i parenti delle altre vittime, riuscire ad avere una giustizia. Vera e definitiva. 

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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