FIRENZE – Lo chiamavamo “il Maestro”. Era un piacere incontrarlo, quando veniva in redazione.
Scambiarci qualche battuta, farci due risate insieme. Discorrere del più e del meno, anche della sua amata Fiorentina. Battuta sempre pronta, modo di fare sempre amichevole. Mai una parola fuori posto.
Se nè andato ieri, sabato 14 ottobre, all’improvviso. Fabrizio Borghini, giornalista, scrittore, uomo che aveva fatto della divulgazione dell’arte, a Firenze e in tutta la Toscana, un percorso di vita.
Se n’è andato in occasione della prima di un film (“Doppio passo”) di cui il figlio, Lorenzo, aveva curato la regia. Aveva 77 anni.
Persona dalla grande disponibilità, educazione ed umiltà, Fabrizio Borghini era uno di quelli che aveva da insegnare tanto, tantissimo alle generazioni venute dopo la sua.
E lo ha sempre fatto nel modo migliore, quello che non ti fa salire su una cattedra ma ti mette allo stesso livello degli altri: con l’esempio.
Persona dalla vitalità infinita. Sempre con un progetto, un’idea, un qualcosa da realizzare.
E la differenza, rispetto ad altri, è che lui le idee le realizzava, le metteva in pratica.
Da anni pubblicava una rivista, sempre con l’arte al centro. Tantissimi anche i libri, in particolare su storie fiorentine e toscane, che portano la sua firma.
Tante volte è venuto anche nel nostro territorio chiantigiano con le sue telecamere di “Incontri con l’Arte”.
La foto qui sopra lo ritrae con uno dei suoi “outfit” preferiti, quella giacca di color rosa salmone sulla quale spesso scherzavamo insieme, come se fosse una sorta di “divisa”.
E allora addio “Maestro”. Ovunque tu sia, starai già architettando qualcosa. Ne siamo sicuri.
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