PANZANO (GREVE IN CHIANTI) – A soli tre chilometri e mezzo dal centro di Panzano in Chianti, situato sul borro che segna il confine tra le province di Firenze e Siena, fra Chianti fiorentino e senese, sorge l’Eremo di San Pietro alle Stinche, immerso nel folto del bosco ed avvolto da una grande spiritualità.
Il Gazzettino del Chianti vi conduce alla sua scoperta, attraverso il racconto della guida turistica Alessandra Bini (che fa parte anche dell’associazione culturale Il Magnifico), nell’ottica di valorizzare il nostro territorio, suggerendo un’escursione alla portata di tutti tra storia e natura.
Lasciato Panzano e passando per la Pieve di San Leolino, si arriva dopo una quarantina di minuti di cammino all’Eremo di San Pietro alle Stinche.
“Quest’Eremo – ci spiega Alessandra – fu costruito sui ruderi di una vecchia casa–torre che era in comunicazione un tempo con il castello delle Stinche, di proprietà dei Cavalcanti, la nobile famiglia fiorentina della quale si ricorderà Cavalcante Cavalcanti, amico di gioventù di Dante Alighieri”.
“Il castello – prosegue Alessandra nella sua spiegazione – fu espugnato e distrutto nel 1304 per volere della Repubblica fiorentina, che in un periodo di espansione verso il contado cercava di eliminare tutti i feudatari che potessero minacciarne il potere”.
Tutti gli abitanti del castello e del borgo castellare furono catturati e portati nella prigione fiorentina che prese proprio il nome di prigione delle Stinche, nella zona dell’odierno Teatro Verdi.
Qui rimasero quindi solo la casa-torre e la chiesetta vicina, che nel tempo fu abbandonata ed andò in rovina.
“Una cinquantina di anni fa – continua Alessandra – padre Giovanni Vannucci, dell’ordine dei Servi di Maria della Santissima Annunziata e Monte Senario, teologo e scrittore, decise di venire in questo luogo abbandonato per dare vita, insieme ad altri frati, ad un’esperienza spirituale diversa. E, per questo, spesso osteggiato”.
Prosegue il racconto (affascinante) di Alessandra: “Sulle antiche rovine i frati costruirono l’Eremo odierno. Dove oggi, dopo la morte del fondatore nel 1984, vivono due frati: uno di questi è padre Lorenzo, che mi ha accolta con estrema gentilezza e mi ha fatto sentire a casa in un luogo dove la spiritualità aleggia dappertutto. E ti senti accettato, qualunque sia il tuo pensiero”.
L’Eremo è sempre visitabile, come è scritto sul sito web, ma e sempre bene chiamare prima di andare per essere sicuri di essere accolti.
Due grandi alberi, una querce ed un castagno, accolgono il visitatore all’esterno insieme al cinguettio degli uccelli.
All’interno un ambiente spartano, fatto di pochi oggetti, ci ricorda che è possibile vivere anche con poco.
Solo i libri non mancano: sono quelli della libreria di padre Giovanni Vannucci, che raccontano la storia del cristianesimo, ma anche la storia di altre religioni e filosofie.
All’interno dell’Eremo è possibile apprezzare opere di maestri importanti, donate ai frati nel corso degli anni.
“Ci sono infatti – ci spiega Alessandra – opere in legno dello scultore Giorgio Piccini di Casole d’Elsa, che realizzò per l’Eremo un San Francesco. E il portatore di luce, ovvero Giovanni Battista, con in mano una candela”.
“Poi – conclude – una significativa opera moderna che ritrae i sette santi fondatori dell’ordine dei servi di Maria, insieme ad un ottavo personaggio che è appunto Giovanni Vannucci, fondatore dell’Eremo. E tante altre opere originali, di vari periodi artistici”.
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