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lunedì 6 Maggio 2024
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    Dario Cecchini: “Il problema non è che mancano i turisti in Chianti. Mancano i residenti!”

    Siamo andati a Panzano per una chiacchierata su questa fase storica: Chianti digitale ("A me a casa non prende il telefono"), autenticità e non tipicità. Tanti (come sempre) gli spunti

    PANZANO (GREVE IN CHIANTI) – Lo ritroviamo dopo tre mesi di quarantena con folti e inediti baffi. Il solito sorriso che fa da cornice alla voglia di guardare avanti. Con idee e entusiasmo, sempre senza prendersi troppo sul serio.

    In un momento difficile come quello che stiamo vivendo siamo saliti a Panzano in Chianti, da Dario Cecchini, per sentire se e quale sia la sua ricetta per uscirne.

    “Sono estremamente positivo – esordisce – A grosse difficoltà corrispondono grosse opportunità. Se lo dice il Cecchini tira via… ma l’ha detto anche Papa Francesco!”.

    Dario Cecchini è anche e soprattutto un imprenditore, che dà lavoro a decine di persone (per non parlare dell’indotto), e non nasconde certo le difficoltà.

    “Dal punto di vista economico il momento è difficile – ammette con sincerità – Una parte del personale è a casa, una parte l’ho dirottata su lavori di restauro, recupero e riordino. Ma lo spirito mio è quello di tornare tutti a lavorare insieme nel giro di un mese; anzi, vorrei assumere anche qualche stagionale”.

    Perché se la realtà è tutta da affrontare, “dal punto di vista delle idee – dice Dario – non riesco quasi a star dietro al mio cervello. Intanto sono fermamente contrario alla posizione ufficiale: ovvero il disperarsi perché mancano i turisti”.

    “La riconosco ovviamente – precisa – ma il problema è che qui mancano i residenti. Ne ho parlato proprio in questi giorni con Giovanni Manetti, vignaiolo, presidente del Consorzio Vino Chianti Classico, e con il sindaco di Greve in Chianti Paolo Sottani“.

    “Bisogna re-immaginarlo questo Chianti – esorta – non serve e non basta cercare di farlo ripartire. Va alzata qualità dell’offerta, del servizio. Il mondo va avanti, non ci si può fermare mentre gli altri camminano spediti. Non si può rimanere ai tempi della nonna Rosa. E bisogna essere autentici, non tipici: a me quando mi dicono che la mia è una macelleria tipica mi viene l’istinto sanguinario. La tipicità è stata usata per vendere di tutto nel nostro Paese”.

    Bisogna partire dalla tecnologia, da un Chianti che sia veramente “internettizzato” come dice Dario: “A casa mia non prende il telefono, di questo dobbiamo parlare e su questo dobbiamo agire. Per la fibra in casa bisogna affidarsi alla fortuna, non si può certo andare avanti così”.

    E fa un esempio: “Prendiamo un milanese che ha la seconda casa in Chianti: è stato infamato ovunque, parificato all’untore della peste del Manzoni. E’ stato tre mesi chiuso, bastonato, impaurito, e ha imparato a lavorare in smart working. Avessi la possibilità di passare un periodo della settimana o del mese in Chianti non lo faresti? Noi abbiamo avuto fortuna a passare la quarantena qua, altri no. Ma viene qua, per viverci e lavorarci, ma non ha linea. Non ha internet. Lo sviluppo è cercare di rimanere al passo con i tempi. Lo ripeto: non mancano solo i turisti, prima di tutto mancano i residenti”.

    “Va fatta una offerta autentica – ribadisce – Quest’anno non ci sono gli stranieri? Ci saranno gli italiani, che sono anche un bel banco di prova. Perché “uggiosi” (in senso buono) come loro non ce ne sono altri…”.

    “Noi intanto – ci fa sapere – abbiamo mandato un messaggio di conforto a tutti quelli che dall’estero avevano prenotato in macelleria. Perché non sono clienti, ma persone. Serve sempre mantenere un contatto, umano e sincero. E ci hanno risposto con lettere anche commoventi, dicendo che vogliono tornare. Ma intanto noi le caparre si sono restituite in soldi, non in voucher”.

    “Una coppia che aveva versato la caparra per il matrimonio non l’ha voluta indietro – conclude – e ha detto che verrà il prossimo anno. Si è presa un anno sabbatico per tornare qui. Ecco, questo deve essere il 2020 per il Chianti: un anno sabbatico, pieno di idee e di spunti. Da mettere in pratica. A grosse difficiotà corrispondono grosse opportunità: lo dice il Papa, mica il Cecchini…”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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