STRADA (GREVE IN CHIANTI) – Sulla vicenda della dipendente della Coop di San Polo licenziata, della quale aveva parlato anche il MoVimento 5 Stelle, prende una (durissima) posizione anche la Cgil.
Lo fa con Gianni Filindassi, della Filcams Cgil Firenze: “Se alla Coop di San Polo vuoi lavorare – esordisce così – non ti puoi ammalare”.
“Alla Coop di San Polo – dice Filindassi – una giovane lavoratrice con due figli si è vista recapitare una raccomandata contenente la lettera di licenziamento per via delle limitazioni riconosciute dal medico competente aziendale”.
“I fatti – racconta – a fine 2023 per un problema improvviso la donna ha subito un intervento chirurgico con prognosi di oltre 60 giorni e, come previsto dalla legge 81/08, prima di poter rientrare al lavoro ha effettuato la visita dal medico competente aziendale che ha redatto il giudizio di idoneità lavorativa con limitazioni di peso a 7 kg, da rivisitare dopo 6 mesi”.
“A questo punto è rientrata al lavoro – prosegue il sindacalista della Filcams Cgil – svolgendo attività di cassa, rifornimento leggero, ordini, … senza nessun problema. Fino alla fine di giugno la lavoratrice ha svolto le mansioni assegnate, e tengo a precisare che non
ha mai fatto un giorno di malattia: questo a significare che non c’era incompatibilità con le
mansioni assegnate e da lei svolte”.
“Inoltre – sottolinea – ha accettato, suo malgrado, una riduzione di orario e quindi di retribuzione per andare incontro alla richiesta della direttrice che sosteneva di non poterle far fare il suo orario contrattuale di part time 34 ore”.
“Tornata a visita ai primi di luglio – racconta ancora Filindassi – il medico competente per una settimana non ha fornito il responso, e la direttrice si rifiutava di farla rientrare al lavoro. A questo punto sono intervenuto come funzionario Filcams Cgil, il medico ha fornito lo stesso identico giudizio con le stesse limitazioni, ma nonostante ciò la cooperativa si rifiutava di farla rientrare. Abbiamo formalizzato una messa a disposizione della lavoratrice e per tutta risposta la cooperativa le ha inviato lettera di licenziamento”.
“Abbiamo subito impugnato il licenziamento – racconta ancora il funzionario Filcams Cgil – e dopo due giorni la cooperativa ha fatto marcia indietro ritirando il licenziamento ma obbligando la lavoratrice a rimanere a casa, utilizzando ferie e permessi, in attesa di sapere dove poterla collocare; siamo intervenuti nuovamente con un’altra messa a disposizione, ma la donna ad oggi non ha più potuto mettere piede in negozio”.
“La realtà – denuncia Filindassi – è che tengono la lavoratrice a casa ed hanno assunto altri due dipendenti, una delle quali fa esattamente solo la mansione di cassiera che faceva senza nessun problema la donna. Che fino ad oggi, anche grazie al nostro intervento con la messa a
disposizione, regolarmente pagata per stare a casa: un comportamento che fino ad oggi avevamo visto mettere in atto solo da grandissime aziende, vedi Fiat e Ilva (palazzina LAF) ma sicuramente mai ce lo saremmo aspettati da una cooperativa di 4 dipendenti che dovrebbe rispettare i valori fondanti della cooperazione in particola modo sulla responsabilità sociale”.
“Ma che cooperativa è mai questa ci domandiamo – conclude Filindassi – e soprattutto tutti i soci e i membri del consiglio sono a conoscenza dei fatti e d’accordo con questo comportamento?”.
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