"Partiamo dal lavoro, è quello il centro di tutto. E la grande presenza di lavoratori, di imprenditori, di cittadini a questo primo incontro organizzato dal Pd di Greve in Chianti è la testimonianza".
A dirlo Monica Toniazzi (accompagnata dal capogruppo in consiglio comunale Lorenzo Lotti), segretaria del Pd di Greve in Chianti, che ha introdotto l'incontro di Elisa Simoni, candidata del Partito democratico alla Camera dei deputati, con imprenditori e lavoratori nella zona artigianale di Meleto.
In platea il coordinatore della Cgil del Chianti Marco Mantelli, il sindaco di Greve in Chianti Alberto Bencistà, Alessandro Lippi che in Cgil segue vertenze delicatissime. Sul territorio grevigiano Sacci in primis.
Tantissime le facce di chi, sia dal lato imprenditoriale che di lavoro dipendente, vuol capire cosa si può fare in quello che è forse il periodo storico più difficile dal dopoguerra ad oggi. "Abbiamo deciso di andare nel territorio – ha detto Simoni spiegando la campagna elettorale – incontrando imprese e lavoratori. Per ascoltarli e capire cosa ci chiedono".
LA BRUTTA NOTIZIA DA VIVATERRA
La brutta notizia arriva sul finale, e a darla è Giovanni Avezzano, Vivaterra, una delle maggiori aziende del cotto di tutta l'area: "La nostra azienda sta vivendo una fase tremendamente difficile, che potrebbe portare a soluzioni drastiche. Da due mesi sono stato nominato per cercare di fare qualcosa per evitarlo, per la nostra sopravvivenza. So che ci sono tante persone in cassa integrazione, che ci sono tante aspettative. Spero e penso che ce la faremo da soli: serve una rete fra le imprese rimaste, se c'è una guerra ne paghiamo le spese tutti".
"E' colpa anche delle imprese – ha detto – che hanno pensato di poter fare da sole; e di chi non è stato in grado di preparare in maniera adeguata i lavoratori; di chi non ha portato avanti una tecnologia per migliorare il prodotto, si è fatto un sacco di impianti dando l'illusione che potesse essere eterno. Fuori dalla Toscana del cotto non ne vogliono nemmeno sentire parlare".
LA CGIL
"La Cgil – ha sottolineato Mantelli – ha un pregio, parte dal territorio. Dobbiamo partire da qui, focalizzarci su questioni concrete: aprire ad esempio una vertenza sul cotto nella zona chiantigiana. Partire dai settori vitali del territorio: il Chianti deve tenere tutti i settori insieme, e il manifatturiero è quello che dà il benessere alle nostre famiglie. I lavoratori possono fare dei sacrifici, ma deve esserci un obiettivo: tutti dobbiamo essere dentro un patto, sindacati, lavoratori, istituzioni, il mondo del credito".
"Siamo in un territorio che senza l'uomo e l'industria sarebbe un bosco – ha detto Lippi – La prima fonte di sostentamento è data dalle persone che ci lavorano. In particolare nella manifattura. Mi piacerebbe che tramite i nostri rappresentanti si riuscisse a parlare a livello nazionale di persone, di aziende. Mettendo insieme la Sacci e le aziende del cotto si scopre un dato da non credere. Dall'1 gennaio 2012 il 92% dei lavoratori occupati nel cemento e nel cotto ha usufruito o usufruisce di ammortizzatori sociali".
"Io – ha ricordato Lippi – parlo con ragazzi che mi dicono, dopo due anni di cassa integrazione, che non riescono a spiegare ai figli perché sono in cassa integrazione. Uno aveva paura di passare come un poco di buono che prende dei soldi per stare a casa".
Graziella Rossi, segretaria dello Spi Cgil di Greve in Chianti: "La riforma Fornero ha devastato i pensionati. ma siamo coscienti che sono l'unico ammortizzatore sociale del Paese? Sono i nonni a sostenere le famiglie: il pensionato ha lavorato tanto, ha avuto riconoscimento parziale del lavoro che ha fatto, e tutto adesso è stato disconosciuto. E non parliamo delle donne, che crescono i figli, assistono gli anziani: sono quelleche hanno pensioni più basse ed hanno addirittura abbassato le pensioni di reversibilità. Al Pd chiedo che rimetta mano alla riforma iniqua delle pensioni; così come chiedo onestà, etica e trasparenza ".
L'OPERAIO DELLA SACCI
"Sono un operaio della Sacci – si sente dal fondo della sala – I problemi li abbiamo chiari, sono le soluzioni che non riusciamo a vedere. Mi riferisco alla Toscana come regione: qui siamo tutti a casa, in cassa integrazione, in mobilità, licenziati. Non preoccupatevi di quel che dicono gli altri, ma di tranquillizzare le persone e dargli una speranza per il futuro: non sentiamo le garanzie di poter stare tranquilli. Il primo scoglio è lavorare: pagare… viene dopo. Vogliamo sapere come possiamo lavorare in questa regione".
IL SINDACO BENCISTA'
"Serve un piano del lavoro declinato a livello locale – sono state le parole del sindaco Bencistà – Una volta che avremo i nostri rappresentanti in Parlamento serve una riflessione complessiva nel nostro territorio. Ci sono due settori che ci preoccupano di più: cotto e cemento, sapendo che ce ne sono altri in cui qualche buona notizia c'è. Pensiamo alla moda o alla pelletteria".
Poi ha delineato le sue priorità: "Il baricentro del Chianti è l'agricoltura con produzioni e turismo: nel 2012 abbiamo avuto +2% di presenze turistiche, un cosa straordinaria. Però ci sono assolutamente anche il manifatturiero, l'artigianato, il commercio. Veniamo al cotto: chi spera di tornare ai bei tempi passati nel settore dell'edilizia purtroppo sogna. Il cotto, al di là della crisi dell'edilizia, ha visto degli errori a livello locale: ci ha fregato il localismo, l'aziendalismo, il ritenere che da soli si potesse andare avanti. Qualcuno ha ritenuto che un confine potesse separare: il risultato è che oggi nelle fornaci del cotto a livello industriale sono solo due i forni accesi".
"E poi – ha concluso – alcuni imprenditori hanno avuto istinti da "rapina". Senza preoccuparsi del futuro, senza guardare avanti, senza sentire la necessità di fare gruppo. Di questi imprenditori non abbiamo bisogno: abbiamo bisogno di imprese con capacità progettuale, di istituzioni in grado di ascoltare. E sulla Sacci, visto che avevano promesso di esporci il piano industriale, ho chiamato e sono venuti: ma la sostanza è che il piano non c'è. La mia opinione dopo questo ulteriore colloquio è che non hanno un'idea: devono sentire il fiato sul collo, la pressione delle istituzioni. In un'area, quella di Testi, in cui a parte l'inceneritore possono esserci tanti sviluppi".
di Redazione
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