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mercoledì 24 Settembre 2025
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    Istituto Comprensivo Greve, lunedì 22 adesione allo sciopero per Gaza: e una lettera per spiegarne i motivi

    "Sentiamo il dovere morale, per il ruolo che ricopriamo nella formazione dei giovani alla cittadinanza attiva, di non restare in silenzio di fronte alle continue violenze e ai massacri"

    GREVE IN CHIANTI – Lunedì 22 settembre docenti ed educatori/trici dell’Istituto Comprensivo di Greve in Chianti hanno aderito allo sciopero generale per la Palestina.

    Gli insegnanti hanno accolto ragazze e ragazzi al cancello della scuola secondaria, alle ore 8, e hanno motivato la loro scelta di adesione, leggendo un comunicato condiviso da tutti i plessi dell’Istituto.

    I docenti, seguiti da alunni e famiglie, si sono spostati, in corteo, verso piazza Matteotti, dove hanno condiviso riflessioni, poesie, canti di speranza. Anche alcuni passanti hanno partecipato attivamente al fianco dei ragazzi. 

    Riceviamo e pubblichiamo la lettera scritta dal corpo docente ed educante dell’Istituto Comprensivo di Greve in Chianti.

    Noi docenti ed educatori/trici dell’Istituto Comprensivo di Greve in Chianti, in apertura di quest’anno scolastico e aderendo allo sciopero generale indetto nella giornata di oggi, 22 settembre 2025, abbiamo pensato di scrivere un comunicato che esprima il nostro comune sentire di fronte ad una tragedia umanitaria che dovrebbe toccare le coscienze di tutti.

    Oggi non siamo qui a rivendicare questioni contrattuali o lavorative, ma a manifestare una profonda e sentita solidarietà con le vittime civili di un conflitto, che è diventato un unilaterale e reiterato massacro nella Striscia di Gaza.

    Sentiamo il dovere morale, per il ruolo che ricopriamo nella formazione dei giovani alla cittadinanza attiva, di non restare in silenzio di fronte alle continue violenze e ai massacri che colpiscono indiscriminatamente la popolazione civile, di prendere posizione in merito alle gravi violazioni dei diritti umani a cui stiamo assistendo, inermi, nei territori palestinesi di Gaza e della Cisgiordania.

    Non possiamo tacere di fronte a quanto sta accadendo, sotto gli occhi del mondo, in diretta video, anestetizzati come di fronte ad un film, pensando che non ci riguardi.

    Lo stesso Primo Levi ci ha ammonito: “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case…”  considerate, meditate che quel che è stato, che continua a essere, va guardato, affrontato, allontanato, combattuto!

    E noi, che abbiamo fatto della Memoria un nostro comandamento, vogliamo esprimere il nostro dissenso, al fianco anche di gran parte della società civile, intellettuale e religiosa, tra cui figurano proprio tanti esponenti dello stesso Stato di Israele e del mondo ebraico.

    Non possiamo tacere di fronte a quest’orrore, a ragazzi come voi, a bambini la cui innocenza viene calpestata dalla brutalità della guerra.

    Riteniamo che la scuola non sia solo un luogo di apprendimento, ma anche un faro di civiltà e umanità, dove si devono insegnare e si devono promuovere i valori del rispetto, della pace e della tutela dei diritti umani fondamentali.

    Organizzazioni internazionali come ONU, UNHCR, UNICEF, UNESCO e ONG indipendenti come Amnesty International, Emergency, Medici senza frontiere, ci informano di dati tragici:

    • in due anni di offensiva israeliana sono circa 67000 i morti accertati, oltre 150000 i feriti: sono civili, più di 20000 sono bambini. Molti di loro sono morti mentre, in fila, aspettavano di ricevere acqua e cibo.

    • chi non è morto per opera di un bombardamento è morto per fame, sete, malattie, assenza di cure mediche.

    • sono circa 480.000 le persone che fuggono, dopo avere perso tutto, casa, famiglia, affetti: una vera e propria opera di deportazione.

    • sono state distrutte abitazioni, strade, scuole che fungevano da rifugio per i civili che avevano perso le loro case; è stato distrutto il 94% degli ospedali (e con loro sono stati uccisi 1320 medici e operatori sanitari); sono stati distrutti luoghi di culto, biblioteche, archivi, siti di interesse storico-artistico.

    • sono stati uccisi oltre 210 giornalisti, a dimostrazione del fatto che si voglia oscurare l’informazione e che si voglia rendere cieca la comunità internazionale alle brutalità che si stanno commettendo.

    • è stato addirittura attuato un blocco sistematico degli aiuti umanitari, tanto che l’ONU ha confermato ufficialmente lo stato di carestia a Gaza.

    Come docenti, non possiamo rimanere in cattedra mentre una intera classe al giorno viene uccisa in quel che rimane del territorio palestinese; non possiamo non pensare alle migliaia di studentesse e studenti palestinesi che non possono frequentare le scuole e le università, che sono privati del diritto fondamentale dell’istruzione.

    Distruggere le possibilità culturali, relazionali, intellettuali di un popolo significa annientare il popolo stesso, annientarne l’identità e l’esistenza.

    Questo vuol dire genocidio, termine utilizzato anche dalle Nazioni Unite in riferimento a quanto sta avvenendo a Gaza: sistematica e volontaria distruzione di una popolazione.

    E con una popolazione che brucia e che viene distrutta, crolla il concetto di diritto internazionale, crolla il nostro concetto di umanità, crolla l’umanità intera.

    Ragazze e ragazzi, siamo coscienti del fatto che non entrare a scuola, in questo momento, significhi ledere un vostro diritto, ma il nostro sciopero vuole essere un grido di dolore e un appello al nostro Governo e alla comunità internazionale affinché si ponga fine a questa atroce spirale di violenza.

    Con questo gesto vogliamo esprimere la nostra vicinanza a tutte le vittime innocenti e ribadire che la vita di ogni bambino, ovunque si trovi, ha un valore inestimabile e deve essere protetta.

    Chiediamo la comprensione e il sostegno delle famiglie e dell’intera comunità di Greve in Chianti, con la speranza che questo nostro gesto possa sensibilizzare l’opinione pubblica e riaccendere la speranza in un futuro di pace.

    Assumiamoci la responsabilità di “buttare la guerra e la violenza fuori dalla storia”, come diceva Lidia Menapace, ex senatrice della Repubblica italiana. Ne abbiamo il dovere. Noi continueremo, nelle nostre aule, a promuovere la cultura della pace, a contrastare quella della violenza e dell’odio e a favorire il dialogo interculturale.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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