GREVE IN CHIANTI – “Le persone che si muovono ci sono lo stesso: ma come possiamo catalizzarle sul nostro territorio? Se vogliamo catturare il cliente in autunno dobbiamo essere capaci di fare questo. Adesso. E ho paura che le istituzioni non siano preparate, mentre gli imprenditori sarebbero piĂą abituati sulle analisi dei flussi. Ma non c’è confronto”.
E’ una delle riflessioni fatte a voce alta da Alessio Pesucci, imprenditore nel mondo della ristorazione, che da Greve in Chianti parla a nome di LifeinChianti, un gruppo di imprenditori (ristorazione, ricettivo, commerciale) che si sono uniti per fare squadra in questo momento così difficile per il mondo della ricezione. In Chianti come altrove.
Imprenditori in particolare grevigiani quelli di Life in Chianti, ma anche di Barberino Tavarnelle, Castellina, Gaiole in Chianti. Circa 50 strutture che parlano di un calo di volume d’affari fra il 70% e il 75%.
Che alcune settimane fa hanno scritto anche una lettera aperta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.Â
Alessio, innanzi tutto come è dal vostro osservatorio la situazione?
“E’ un po’ a macchia di leopardo. Logicamente qualcosa in giro c’è, molto è “locale”. I ristoranti un po’ lavorano, la media scontrino però è piĂą bassa degli anni passati, e costi di gestione lievitati. Quindi locali pieni? Certo, ma a giorni alterni ed anche a locali… alterni, senza programmazione, e a fronte di importanti campagne promozionali e pubblicitarie”.
Questo per i ristoranti. Per chi fa ricezione?
“Il problema grosso è proprio sul ricettivo. Il riscontro oggettivo sono le grandi cittĂ , le compagnie aeree, questo ci dĂ il polso della situazione. Ad oggi siamo abbastanza indietro: compagnie aeree al 40%, catene di alberghi chiuse. Ed ora siamo in alta stagione, ma forse ci siamo dimenticati di cosa vuol dire alta stagione. Manca anche tutto il movimento dei gruppi ed il congressuale”.
E le prospettive quindi?
“Ci dispiace il lassismo riscontrato nelle nostre associazioni di categoria e nei sindacati, per questo sono sbocciati gruppi come il nostro. Non c’è un approccio costruttivo al problema turismo: che è oggettivo”.
In che senso?
“Le istituzioni non si confrontano con gli imprenditori. La promozione si può farla in mille modi, ma vanno fatte azioni concrete. E le deve fare chi è abituato a farle. Il sistema chiantigiano ad esempio è strutturato per un turismo completo: ad oggi nelle nostre zone siamo al 25% della presenza rispetto al totale. E siamo in alta stagione. Siamo sempre fiduciosi sull’autunno, ma è piĂą che altro una fiducia innata e congenita, non legata alla realtĂ . Oramai fare previsioni ha il sapore del parlarsi addosso, solo per farsi coraggio e per provare a diffondere un po’ di ottimismo. Le aspettative delle compagnie aeree sono molto ridotte, e questo ci dĂ il polso dei prossimi mesi”.
Quindi, in sostanza, cosa chiedete?
“Quello che noi chiediamo è che le istituzioni si confrontino: stanno mettendo in campo iniziative viste dal punto di vista istituzionale, ma serve la praticitĂ tipica degli imprenditori. Servono azioni, promozioni, eventi che catalizzino il flusso. Siamo imprenditori, abituati ad affrontare i problemi e determinati nel risolverli, non ci aspettiamo che altri vengano a spianarci la strada. Ma, allo stesso tempo, non accettiamo di essere ostacolati in momenti di difficoltĂ , solo per qualche interesse politico. Ancora non capiamo perchĂ© le istituzioni, di ogni grado, non si confrontino con gli imprenditori, per trovare delle soluzioni concrete, per fermare questa emorragia economica e rilancino l’economia reale, oramai vicina ad un crollo. Generato, in buona parte, dalla mancanza di fiducia”.
Non vi convince la campagna della Regione Toscana, dedicata in particolare al turismo nazionale e toscano?
“La campagna della Regione Toscana non è sufficiente. Il turismo interno arriverĂ a coprire il 40% dal punto di vista di presenza, ma dal punto di vista economico se va bene il 25%. Certo, abbiamo richieste di molte famiglie, con budget bassi e legate al bonus vacanze: siamo felici e le accogliamo, ma non serve a sostenere il sistema. Molte aziende sono ancora chiuse del resto, e il livello occupazionale è ridotto. Io ho due ristoranti, lavoro abbastanza, ma per dare un riferimento sono al 30% del personale. Quando la cassa integrazione finirĂ (e ancora sono tantissimi a cui non è neanche arrivata) cosa accadrĂ …? Bisogna che ci liberiamo la mente da piacevoli illusioni, i numeri reali li danno i dati sull’occupazione: e nel nostro settore è ancora lontana da quello che è stata negli anni passati”.
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Non è che il Chianti in questi anni si è troppo concentrato sul turista straniero lasciando per strada quello italiano?
“Ogni azienda si struttura per un target di mercato, in base ai costi-ricavi. Dobbiamo avere entrate che coprono le spese. Normalmente il turismo chiantigiano è al 50% nazionale, proveniente in particolare da Veneto e Lombardia. Il livello di spesa è un’altra cosa. E il turismo straniero contribuisce ad alzarlo e a portare i flussi necessari per garantire il mantenimento del settore. Insomma, il movimento turistico interno non riesce a sostenere un sistema che nel tempo si è strutturato per rispondere ad una importante domanda estera, che ancora è latente”.
Quali, allora, le prospettive?
“Il problema oggi è chi si muoverĂ da qui alla fine dell’anno. E la prossima primavera. Ad oggi abbiamo molte richieste con bonus vacanze ad esempio. Ma si ridurrĂ molto il margine di profitto e la nostra capacitĂ di contribuire all’economia del territorio. Se noi non siamo capaci di fare reddito decade anche il nostro sostegno all’economia del Paese. PerchĂ© le istituzioni non si confrontano direttamente con noi? Tutti i proclami fatti a inizio Covid sono stati disattesi, pensiamo alla cassa integrazione che non arriva. Molto dipende da quanto il governo centrale, e di conseguenza le amministrazioni locali, potranno mettere sul piatto dell’economia reale: le facili promesse di cui siamo stati testimoni hanno arrecato un danno enorme alla fiducia che molti riponevano nelle capacitĂ del governo di affrontare questa difficoltĂ . Quello che conta in questi momenti è infatti la fiducia, e il sistema non sta dando fiducia: portando, ad esempio, le persone che i soldi li hanno a tenerli in tasca”.
Lei faceva riferimento alla capacitĂ imprenditoriale di focalizzarsi sulle cose concrete. Ci faccia un esempio.
“Sono scomparsi i gruppi di persone anziane che venivano anche in Chianti con viaggi di gruppo. Era un settore economico spesso snobbato, ma che da noi (e altrove) dava comunque dei frutti. Per il nostro territorio sarebbe un tipo di clientela adatto, solo che adesso devono muoversi da soli o in piccoli gruppi. Il problema è come stimolarli? Bisogna lavorare su questo: istituzioni e imprenditori insieme. A volte si strutturano operazioni complementari, come la Firenze Welcome Card, che servono solo quando il turista è qui. Noi dobbiamo programmare per settembre-ottobre. Serve un lavoro che stimoli il turismo e una programmazione rapida. Ogni giorno che passa è un giorno buttato via”.Â
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