GREVE IN CHIANTI – Arriva anche a Greve in Chianti la raccolta firme per il progetto di legge di iniziativa popolare “Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia”.
E mentre il Comitato Luca Coscioni ed i vari gruppi politici pensano a come comportarsi in merito, arriva la dichiarazione di Francesco Casprini.
Dipendente comunale, impegnato da decenni nella politica locale, attualmente membro della segreteria del Partito democratico di Greve in Chianti, ha già firmato in Comune e vuole dire la sua opinione in merito a una questione che gli sta particolarmente a cuore..
“La mia è stata una scelta assolutamente apolitica – comincia così Francesco – Non è una questione ideologica o di una forte rappresentazione partitica. Credo che chiunque, di qualunque idea politica o credo religioso, voglia poter disporre in autonomia della propria vita in determinate situazioni”.
“Come si documenta nella proposta di legge – sottolionea – per la quale stanno raccogliendo le firme, ci sono varie e precise indicazioni, per cosa si vuole raggiungere con questa legge e a cosa serve. Come bisogna comportarsi, chi ne vuole usufruire e come si devono comportare coloro che devono rispettare il volere scelto”.
“Il Partito democratico nazionale – prosegue Casprini – ha lasciato libertà di scelta su questa proposta di legge. Io sinceramente spero che molti, se non tutti, si comportino come mi sono comportato io, sarebbe la dimostrazione di aver raggiunto una cultura civica importante. Come spesso accade, la società è più avanti della politica”.
“In molti si spaventano o fanno finta di farlo davanti alla parola eutanasia – sottolinea – ma la proposta di legge, con i suoi 4 articoli e le varie declinazioni, spiega bene in cosa consiste e a cosa serve”.
“Un altro fattore importante che secondo me dovremmo tutti tenere in considerazione – tiene a dire – – è che al momento coloro che vogliono decidere del proprio fine vita vanno all’estero, in Paesi dove è legale da molto tempo come la Svizzera, il Belgio o il Lussemburgo. In questo modo però il nostro Stato non ha nessun controllo e non può avere nessun tipo di verifica su come funziona la procedura. E su come funziona tutta la preparazione ed il post evento”.
“Invece – conclude Casprini – se tutto potesse essere fatto in Italia, avremmo tutti molta più sicurezza che il volere delle singole persone venga rispettato. E la dignità del soggetto e dei suoi cari venga garantita nel periodo precedente e successivo all’evento”.
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