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venerdì 26 Aprile 2024
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    Vincenzo Vaccaro: al Passo dei Pecorai un museo delle due ruote… nel garage di casa

    Collezionista, "moto-archeologo", restauratore, ci racconta la sua storia, iniziata in un piccolo paese della Sicilia. E vissuta fra la frazione grevigiana e San Casciano

    PASSO DEI PECORAI (GREVE IN CHIANTI) – Al Passo dei Pecorai, piccola frazione del comune di Greve in Chianti, abbiamo conosciuto un signore di settantadue anni che, fin da ragazzino, ha coltivato la grande passione per le moto.

    Passione che dopo essere arrivato all’età della pensione ha portato avanti con maggiore passione, tanto che il suo garage è diventato un museo delle due ruote, oltre a una piccola (ma attrezzata di tutto punto) officina.

    Si chiama Vincenzo Vaccaro. E condivide questa sua passione con altri amici: Stefano Sbaragli, Renzo Bagni, Claudio Nannetti e Giovanni Vanni.

    Ultimamente Vincenzo ha realizzato un vero gioiello, ricavato da una vecchia Ape Piaggio, arrugginita, sfondata, trovata da un ferrovecchi. Riuscendo a far rinascere da quel catorcio una stupenda Ape Calessino, identica a quella che è conservata nel Museo Piaggio di Pontedera.

    Vincenzo, lei non è originario del Passo dei Pecorai…

    “No, sono nato a Castelbuono, nella provincia di Palermo, il paese venuto alla ribalta anche sulle tv estere per la raccolta differenziata con i ciuchi. Nel 1964 arrivai qua, al Passo dei Pecorai; trovai lavoro a San Casciano nelle Officine Grafiche Stianti, dove rimasi per sei anni. Poi, dopo aver preso la patente per la guida dei camion durante il servizio militare, mi licenziai e andai a fare il corriere dallo Zecchi, in via IV Novembre. Infine mi misi per conto mio, facendo il trasportatore al cementificio del Passo, dove sono andato in pensione”.

    La passione per le moto l’ha avuta fin da ragazzo?

    “Possedevo una motocicletta Beta 250, all’epoca erano davvero in pochi ad avere la moto a San Casciano, tra questi ricordo il Variati, Bandini e Caiani. Una passione incrementata grazie al Moto Club Pantera, che organizzava gimcane e altre attivitĂ . Un vero divertimento per noi giovani. Ricordo che avevano realizzato dei motorini 48 da corsa, dei “Betini” (moto Beta) con il serbatoio lungo dove il pittore Alfredo Nannoni aveva disegnato le scritte Little Monsters”.

    Nel tempo questa sua passione l’ha portata a specializzarsi nel ridare vita a moto che hanno fatto la storia.

    “Non ho frequentato nessuna scuola specializzata sui motori. Viaggiando con il camion mi capitava di trovare qua e la moto fuori uso, le prendevo e le mettevo in garage. Poi, il sabato e la domenica le smontavo, mettendo da parte i vari componenti che poi riutilizzavo. Dopo tanti anni ho trovato un Beta 250, simile al mio: piano piano mi sono messo a smontarlo, recuperando vari accessori. E, grazie a quelli che avevo messo da parte nel tempo, tornerĂ  a una nuova vita”.

    Immaginiamo che la cosa piĂą difficile sia ritrovare pezzi che oggi non fanno piĂą.

    “Qui da noi non c’è mercato, bisogna passare l’Appennino dove c’è un altro mondo, tutte le fabbriche di motociclette erano concentrate, e lo sono ancora, in Emilia. C’era chi faceva le forche, le selle, i magneti; e lì ci sono i mercatini compro-scambio, dove si trova ancora un po’ di tutto. Ci vuole un buon occhio e tanta pazienza, ma ancora riesco a trovare pezzi che potrò utilizzare nel tempo. Pensi che fino a qualche anno fa quando andavamo a Borgo Panigale, ci fermavamo a mangiare alla mensa della fabbrica Ducati, dove c’erano gli operai piĂą anziani, erano loro che “reggevano” i vecchi archivi da dove si potevano consultare i carteggi in cambio di un buon vino del Chianti!”.

    Oggi nel suo garage si trovano diversi modelli di moto, vespe, lambrette…

    “Ho venduto circa settanta mezzi, non lo faccio per un guadagno, con quello che prendo riesco a ricomprare e assemblare altre vecchie moto”.

    La moto piĂą importante che ha avuto tra le sue mani?

    “Una Balilla da cross che non era nemmeno sui listini della Balilla, Moto AerMacchi, Moto Parilla, Moto Bianchi da cross (delle quali ne sono stati fatti solo sei pezzi). Sia chiaro: io faccio le repliche, questa per esempio l’ho fatta da una Bianchi MT 61 militare”.

    Tra le tante foto di moto appese alla parete, una in particolare ci ha colpito, ritrae cinque giovani, sembra uscita da una scena di un film…

    “Quello in piedi con la maglia a strisce sono io con i miei amici, ce la siamo fatta all’etĂ  di 16 anni quando venni via dalla Sicilia. Volevo che della nostra amicizia rimanesse un bellissimo ricordo”.

    E quei ragazzi nella foto insieme con lei?

    “Di qualcuno ho perso le tracce, qualcun altro l’ho ritrovato dopo anni. E’ stata una grande emozione”.

    Tornando a lei, vediamo che ha conservato anche dei documenti d’epoca.

    “Un certificato d’origine della moto Gilera anno 1951 e una vecchia fattura. Quando venivano mandate le moto ai concessionari, queste erano accompagnate da un documento che si chiamava di conformitĂ . Per immatricolare il veicolo bisognava recarsi in banca, fare il pagamento dopodichĂ© era rilasciato il documento”.

    E arriviamo alla sua ultima opera, l’Ape Calessino.

    “Ho visto le fotografie su una rivista e me ne sono innamorato, ho consultato i miei amici, Stefano, Renzo, Claudio, Giovanni, e abbiamo deciso di andare al Museo Piaggio di Pontedera, dove è esposta un Ape C1 Calessino del 1956. Ci siamo stati un giorno intero a studiare tutti i minimi particolari, poi ci siamo messi alla ricerca di una vecchia Ape. E piano piano siamo riusciti a realizzare quella che abbiamo oggi sotto gli occhi”.

    Il cassino di legno?

    “Lo abbiamo comprato da un artista a Torino, ne aveva uno originale e da quello ha rifatto questo nuovo. A proposito, lo sa com’è nata l’ape Calessino? Un operaio della Piaggio aveva attaccato un carrellino a una Vespa, spostandosi così per lo stabilimento per rifornire le varie catene di quello che necessitavano. Un giorno Rinaldo Piaggio e l’ingegner Corradino D’Ascanio notarono l’operaio che aveva realizzato quel carrellino, da lì l’idea di fare un cassino all’Ape e, successivamente, nacque l’Ape Calessino!”.

    La metterĂ  in vendita?

    “Per il momento la tengo io, poi si vedrĂ ”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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