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venerdì 19 Aprile 2024
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    VIVA-Cittadini per Greve in Chianti: “Via del Mulino deve rimanere strada ad uso pubblico”

    "Nell’ultimo consiglio comunale si è consumato un piccolo giallo: il suo uso pubblico stava per essere cancellato senza che sindaco né assessori ne sapessero nulla..."

    GREVE IN CHIANTI – “Nell’ultimo consiglio comunale a Greve in Chianti si è consumato un piccolo giallo…”.

    Inizia così la riflessione del gruppo di opposizione VIVA-Cittadini per Greve in Chianti, sulle decisioni da prendere su una strada, via del Mulino.

    “La giunta Sottani – spiegano – aveva iscritto all’ordine del giorno ed aveva fatto approvare nella Commissione Consiliare presieduta da Samuele D’Ignazi, il 24 aprile, una delibera che prevedeva la cancellazione dell’uso pubblico di via del Mulino, una via nella zona dell’incrocio di Sant’Anna a Greve in Chianti, che dal 1970 aveva avuto questa denominazione ed il riconoscimento dello status di strada privata ad uso pubblico”.

    “La strada – spiegano ancora da VIVA – dove risiedono diverse famiglie ha sempre avuto questo status particolare. Dalla proposta di delibera scopriamo che uno solo dei proprietari che si affacciano su quella via ha, di sua autonoma iniziativa, richiesto la cancellazione dell’uso pubblico; lo ha fatto in contrasto con tutti gli altri comproprietari che scopriamo essere all’oscuro della delibera”.

    “Come lista civica – fanno sapere – abbiamo chiesto al sindaco di ritirarla; anche lui si è immediatamente dichiarato all’oscuro della motivazione dell’adozione di questa proposta di atto consiliare”.

    “La delibera – fanno sapere da VIVA – pur approvata dalla maggioranza in Commissione Consiliare, è stata quindi ritirata e difficilmente potrà essere ripresentata dato atto che le sue motivazioni paiono del tutto infondate: si dice nell’atto incriminato che l’uso pubblico era stato giustificato nel 1970 dal consiglio comunale di allora dalla necessità di aggiungere il mulino, ma di mulini in via del Mulino non se ne è mai vista traccia: il mulino storico di Greve è aldilà di viale Gramsci”.

    “Come se per dare ad una strada il titolo di pubblica o di privata di uso pubblico – rilancia VIVA – servisse una motivazione generale pubblica per l’accesso. Con questa logica tutte le strade senza sfondo dovrebbero diventare private”.

    “Abbiamo così scoperto – dicono ancora – che su istanza di un privato, in contrasto ed all’insaputa degli altri privati proprietari di porzioni della stessa strada, negli uffici comunali si è lavorato per quattro mesi ricercando pareri e sentenze, sottoscrivendo pareri tecnici, giuridici e contabili per arrivare alla proposta di delibera ritirata”.

    “Tutto questo – puntualizzano i consiglieri di VIVA – senza che sindaco ed assessori ne fossero informati, oppure convinti sostenitori, visto che poi è stata ritirata senza colpo ferire: e questo nonostante che i consiglieri di maggioranza in Commissione avessero approvato con voto unanime e convinto, come fanno sempre su tutti gli atti peraltro”.

    “E’ difficile capire anche la ragione – rilanciano – l’interesse pubblico, di tanto lavoro degli uffici. Non si dica che sarebbe servita a far risparmiare soldi al Comune: il solo costo è un vecchio lampione perché tutte le spese sono a carico degli abitanti della via e l’amministrazione non è al verde perché anche quest’anno è riuscita a chiudere il 2022 con un avanzo di ben 11 milioni di euro di soldi pubblici che non hanno saputo spendere”.

    “In realtà – aggiungono ancora – via del Mulino non è senza sfondo, ma arriva proprio sul retro della scuola media, e potrebbe essere un’ottima via d’uscita in caso di emergenza. Una piccola cosa di sicuro, quella di via del Mulino, di fronte ai grandi temi che un Comune deve affrontare; una piccola cosa per chi non abita in via del Mulino naturalmente”.

    “Una piccola cosa – tengono a dire – che per noi va affrontata in un altro modo, forse per arrivare alla stessa conclusione della proposta di delibera incriminata, o, magari, per lasciare le cose come stanno. Il metodo diverso non può che essere quello del coinvolgimento di tutti coloro che avrebbero visto cambiare qualcosa che li riguarda da vicino e che è così da 50 anni; coinvolgerli per far conoscere la scelta del Comune e consentire di dire la loro senza dover ricorrere dopo magari ad avvocati”.

    “Ma la riflessione che viene spontanea – concludono – in questo caso come in altri casi simili già avvenuti è: cosa ci stanno a fare il sindaco, cinque assessori e dieci responsabili dei servizi se certi atti arrivano in consiglio comunale “a loro insaputa”? Eppure oggi sono anche ben retribuiti: da gennaio 2022 si sono aumentati (legittimamente si intende) fino al massimo l’indennità (che doveva arrivare al massimo solo a fine 2024) ed oggi guadagnano bene rispetto al passato. Quindi dovrebbero e potrebbero dedicare molto tempo al controllo ed all’indirizzo degli uffici. Ed è quello che auspichiamo”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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