IMPRUNETA – Se ancora oggi è possibile usufruire del campino del prete, non è solo grazie a don Alessandro e ai volontari che nei mesi scorsi hanno dato un grande impulso al miglioramento di questo splendido spazio dietro la Basilica, ma anche ai suoi predecessori: il comitato di gestione del campino, che dal 2002 ha a cuore la faccenda.
Incontriamo alcuni rappresentanti del comitato, appartenenti a più associazioni: dall’ex associazione baseball “I Pinoli”, alla “Barazzina”, all’USSI, Unione Società Sportiva Italiana.
“Prima di iniziare vogliamo chiarire una cosa – ci spiega Fiorella Piazzini, rappresentante dell’Associazione la Barazzina – siamo veramente felici dell’intervento di don Alessandro, il campino aveva bisogno di qualcuno come lui che se ne prendesse cura".
"Tuttavia – prosegue – teniamo a precisare che lo stato in cui versava il campino non era certamente di abbandono: abbandono era lo stato in cui lo trovammo noi quindici anni fa".
Ebbene sì, perché ogni anno, prima dell’arrivo del nuovo parroco, questi silenziosi custodi si armavano di frullini, tagliaerba, e tanta, tanta volontà, per permettere ai ragazzi di usufruire del campino, uno dei pochi spazi a Impruneta dove dedicarsi allo sport e al divertimento.
“Già nel 1999 – ci racconta Valeria Fargion – a seguito di un sondaggio effettuato nelle scuole elementari e medie, emerse la necessità da parte dei ragazzi di uno spazio all’interno del paese dove dedicarsi ad attività sportive. E subito pensammo al campino”.
Così dal 2002 iniziano i lavori, che porteranno all’inaugurazione del campino nel 2003.
“I lavori sono stati tanti e impegnativi, sia dal punto di vista fisico che economico” ci confida Guido Puliti, rappresentante dell’ex associazione del Baseball.
“In primis abbiamo dovuto spianare il campino, che non essendo a “sella d’asino”, si allagava quando pioveva – ci racconta – successivamente abbiamo pensato ai drenaggi, a recintare l’area, aprire il passaggio da Piazza Accursio, e naturalmente togliere i rovi, erbacce che arrivavano fino a sei metri di altezza!”. Insomma, non una passeggiata.
“Tutti gli anni – prosegue Fiorella – provvedevamo a sistemarlo sempre meglio: l’anno in cui abbiamo ripulito gli spogliatoi, arrivando fino all’antico pallaio, abbiamo mandato via un camion colmo di rifiuti".
Infatti, specialmente la zona limitrofa a via Della Fonte, era diventata una vera e propria discarica.
“Al di là dei fondi – ci spiegano – della mancanza di volontari, e dei costi sostenuti, il nostro grande problema era quello del vandalismo: un vandalismo dilagante, che non riuscivamo a fermare nonostante le recinzioni, il guardiano che apriva e chiudeva il cancello e molte altre accortezze che avevamo preso".
“Ci siamo sempre autofinanziati, in particolare con i mercatini – riprende Fiorella – per questo tenevamo a dire che i soldi ricavati sono sempre stati utilizzati ogni anno per ripulire il campino. Che non versava in condizioni di totale abbandono quando è arrivato Don Alessandro”.
“Un'altra modalità con cui ci finanziavamo era adibire il campino a parcheggio durante la Festa dell’Uva e la Fiera di San Luca” specifica Guido.
“Nonostante tutto il nostro impegno, adesso siamo ben felici di passare il testimone a don Alessandro, a cui abbiamo dato e daremo in futuro tutto il nostro sostegno” concludono all’unisono.
di Costanza Masini
© RIPRODUZIONE RISERVATA