IMPRUNETA – Lo scrittore Enzo Fileno Carabba, vincitore del Premio Calvino nel 1991 con il romanzo “Jakob Pesciolini”, e autore di romanzi e di racconti fantastici e noir, vive e lavora da anni all’Impruneta e ha scelto Il Gazzettino del Chianti per raccontare di lupi, cinghiali, boschi, funghi e apparizioni di Madonne.
Enzo Fileno infatti non è solo un semplice scrittore, ma è una figura complessa e poliedrica, che coltiva da sempre alcune grandi passioni, tra cui la profonda conoscenza del territorio dove vive: i boschi dell’Impruneta.
Da guida subacquea ad alpinista, da conduttore radiofonico e giornalista, a inventore della “fantastica” ma reale “Via Enzigena” e insegnante di scrittura creativa, Carabba è un conoscitore solitario, ma non tanto, di territori inesplorati e della natura, ormai quasi sconosciuta e allo stesso tempo aggredita dall’uomo moderno, natura da cui è attratto in maniera quasi soprannaturale fin da bambino.
Ci sorprende con la sua energia non comune e i suoi mondi fantastici, col suo essere tante cose apparentemente diverse, ma che si riassumono in una parola sola: poesia. La poesia con la quale vive tutte le sue “incredibili” passioni.
Quale rapporto ha con il territorio nel quale vive, il Chianti? E’ in qualche modo fonte d’ispirazione per i suoi scritti?
"Ho descritto molte volte i territori del Chianti, però spostandoli da un'altra parte. Per cui nessuno lo sa. Per esempio prendevo una piccola gola che conosco bene e, nel romanzo, la collocavo sott'acqua, ne facevo un fondale marino. Quando ho cominciato a scrivere, mosso da una inebriante arroganza, pensavo che la letteratura fantastica fosse più profonda di quella realistica. Mi sembrava che descrivere i luoghi esattamente come sono fosse una attività noiosa e superficiale. “Ma valli a vedere!” mi dicevo. Ora ho cambiato idea. Potrei dire così: prima mi sembrava di essere più avanti, ma, a forza di camminarci dentro, questi luoghi mi hanno raggiunto. Resta il fatto che qua vicino ci sono franate di massi in tutto simili ad ambienti sottomarini, ci vedrei bene una cernia".
I boschi e il territorio intorno all’Impruneta cosa rappresentano per lei?
"Che siano luoghi splendidi si vede subito. All'inizio però mi sembrava che la presenza umana fosse eccessiva. Preferivo vagabondare da altre parti, per esempio in montagna. Poi ho scoperto che nelle pieghe del territorio si aprono spazi sottili eppure enormi dove la Natura ha ripreso il controllo della situazione. Non solo i punti panoramici: anche le forre segrete. C'è una bellezza palese e una bellezza nascosta. Nella bellezza nascosta sono tornati animali che non si vedevano da due secoli. Da prima della rivoluzione industriale. Così mi ha detto un biologo. Gli credo".
Lei ha preso parte a delle spedizioni scientifiche in “riserve integrali”. Può spiegarci cos’è una riserva integrale e se ci sono anche dalle nostre parti?
"E' un luogo in cui l'uomo non può entrare se non per motivi di studio, per vedere cosa fa la Natura quando la lasci in pace. Ho cominciato con i fondali di Montecristo e Pianosa, poi sono emerso e sono andato a Sasso Fratino, nelle foreste casentinesi. A quel punto, dopo aver appreso che ce ne sono molte, ne ho visitate non poche. Da queste parti non mi risulta che esistano. Ma sarebbe una buona idea istituirne una. Siamo in molti a cercare, giustamente, il contatto con la Natura. Ma nessuno ha mai chiesto a Lei cosa pensa di questo contatto. Magari a volte evitarlo Le fa piacere, prova sollievo".
Queste esperienze e questi percorsi che lei conosce bene, vengono in qualche modo riportati nei suoi libri? Quali e come?
"Non ho mai sfruttato le riserve integrali come materiale narrativo: sarebbe una buona idea. Come dicevo, nei miei primi libri le colline toscane vengono trasfigurate. In "Pessimi segnali" invece (un romanzo uscito prima in Francia poi in Italia) sono stato sorpreso dallo strano desiderio di raffigurarle. Il libro è ambientato nel Valdarno ma ogni tanto il protagonista va a correre sui Monti del Chianti. In "Con un poco di zucchero" è Firenze che appare come una selva umana. Quest'anno ho pubblicato un piccolo libro, "Conosci i tuoi polli", ambientato a Poggio Valicaia. Comunque i testi in cui racconto i luoghi in modo davvero fedele sono i reportage naturalistici che scrivo da anni per il Corriere Fiorentino".
Chi o cosa incontra in questi suoi “viaggi” nella natura più selvaggia?
"Incontro mondi sconosciuti e vicini. Li sento come dei tesori. Dei reami da esplorare, altre dimensioni raggiungibili a piedi: anzi, solo a piedi".
Ci spiega cos’è la “Via Enzigena”?
"E' una scia di fungaie, una specie di sentiero sacro. Per chiarire devo prenderla larga. Camminare mi piace da sempre, anzi ne ho proprio bisogno, anche per la pulizia mentale che il cammino porta con sé. Prima, il periodo dell'anno che meno amavo era quello dei funghi, anzi: dei porcini. I fungaioli mi apparivano come molestatori rumorosi, spesso incontinenti. Per non parlare di quanto è ridicolo il panierino. Poi, grazie o per colpa di alcuni eventi sovrannaturali su cui sorvolo, sono diventato uno di loro e ho coltivato questa insana passione. Coltivare insane passioni è bello. Insomma a un certo punto ho notato che i miei luoghi preferiti dal punto di vista fungino, che stanno tra i Monti del Chianti ed Anghiari, sono idealmente collegati da un lungo e tortuoso percorso segreto, quasi sempre fuori sentiero, che ho chiamato appunto la via Enzigena".
Vuole spiegarci anche cosa sono per lei le apparizioni di Madonne?
"Vengo da una famiglia non religiosa, non ho fatto neanche la Comunione, quindi per me il pensiero di una Madonna che appare ha un fascino misterioso. Allora, tentato dai miracoli, ho fatto qualche giro sui luoghi delle apparizioni. A volte, vagando per i boschi, mi chiedo se la Madonna non appaia anche quando nessuno la vede, o di spalle. O se non si manifesti a un capriolo, a un cinghiale, a un torrente, a una nuvola. E spero di cogliere il prodigio".
Lei ha affermato che la Toscana non la vede né come luogo per turisti, né come la terra del “mostro di Firenze” come a volte è ricordata all’estero, ma come luogo di apparizioni magiche? Che cosa intende esattamente? Ci fa qualche esempio?
"Non so se condivido quello che ho detto. Però quando vedo un film straniero ambientato in Toscana, al di là dei dettagli legati al genere narrativo, i personaggi mi sembrano tutti considerevolmente rimbambiti. I turisti come gli indigeni. Invece bisognerebbe che, per esempio, Tim Burton facesse un film sulle novelle di Emma Parodi».
Quali suoi amici la seguono in queste sue “corse” nei boschi?
"Pochi. Per quanto in teoria piaccia a tutti, in pratica andare in giro per boschi e colline piace a pochi. La verità è che per lo più le persone hanno paura della Natura. Non ci vanno, o frequentano solo i sentieri più battuti. Coltivano un'ostilità inconfessabile. E questa è una bella fortuna, se non fosse così le colline sarebbero affollatissime. Posso citare quattro persone: una è Carlo Romiti, pittore e grande conoscitore di animali, insieme abbiamo realizzato per Rai Tre la trasmissione radiofonica "Orsi e lupi" sotto i viadotti, spero che il titolo parli da solo comunque lo aiuto: in un mondo sempre più dominato dalle città, gli spazi selvaggi tornano dove meno te lo aspetti. L'altra è Gianni Brunacci, incredibile conoscitore di luoghi: a dicembre uscirà un suo libro fotografico sulla Toscana. Poi Marco Vichi, lo cito non per le sue conoscenze ma per il suo entusiasmo, è il più grande motivatore che conosco: dovrebbe allenare una squadra. Infine Alberto Bernardini, geografo, capace di decifrare i misteri delle mappe, insieme vorremmo realizzare un libro sui nostri percorsi intitolato I due piccoli escursionisti, in copertina immaginiamo una nostra foto in pantaloncini corti e cappellino".
Quali sono i suoi progetti nell’immediato futuro?
"Per rimanere in tema posso dire che ho iniziato a scrivere una serie di reportage dai paesi fantasma. Pensavo ce ne fossero pochissimi, che fossero tutti ristrutturati. Invece sulle alture toscane ce ne sono molti, perché la gente è caduta in basso. Ne ho visti di favolosi. Avamposti di resistenza spettrale.
Vuole aggiungere qualcosa sui funghi?
"Il mio amico Gianni Brunacci ha pubblicato il libro Cercare funghi in Toscana. Io intendo surclassarlo scrivendo… Trovare funghi in Toscana".
Intanto ha iniziato un poema micologico di cui ci rivela l'inizio:
“Ho sentito il profumo del prugnolo
in terre incolte, invase da spinaie.
Ho colto il fungo, che non fosse solo.
Invece ignoro molto del dormiente,
se chiudo gli occhi so che ne ho bisogno,
se mi risveglio voglio averlo in sogno.
Che nasca dalla terra come un volo!”
…Più un là il poema riprende una famosa poesia di Eugenio Montale
“Tu non ricordi il porcino dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla zuppiera:
trifolato t'attende…” ma questa è un'altra storia.
di Cecilia Barbieri
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