IMPRUNETA – “Quando è scoppiato il caos mi trovavo, in Italia, e ho rischiato seriamente di rimanervi bloccato e non poter tornare a casa”.
Matteo Dilaghi, imprunetino, ci racconta la sua esperienza sull’emergenza Covid-19 e come la sta vivendo a Monaco di Baviera, città dove vive e lavora (è un ballerino) da nove anni.
“Noi siamo tutti a casa dal 16 marzo – inizia – ma le restrizioni non sono come in Italia, sono meno stringenti”.

“La Baviera – racconta Matteo – è stata la prima regione in Germania a chiudere ristoranti, bar, piscine, palestre. E poi gradualmente anche le altre regioni”.
“Ciò che ho notato di diverso dall’Italia – riflette – è il fatto che qua non ti “impongono” di stare in casa, ma te lo “chiedono”: forse è per questo che ancora c’è tanta gente in giro”.
“Altra ragione per cui, secondo me, ancora c’è tanta gente fuori sono i numeri – rimarca – ci sono tantissimi casi ma pochissimi morti: le persone non hanno paura, non percepiscono allarmismo e continuano la loro vita di sempre”.
Infatti a Monaco sono ancora molte le persone in strada, genitori con bambini, runner, anziani, ragazzi che vanno ai parchi in tutta tranquillità: “Qui non abbiamo bisogno di nessuna autocertificazione per uscire oppure della mascherina” specifica Matteo.
“Quando inizia il bel tempo – ci spiega – qui a Monaco, è consuetudine andare all’ Englischer Garten, un parco enorme nel cuore della città: ci si sdraia al sole, si pranza insieme, è un luogo di ritrovo. L’altro giorno dei ragazzi si erano riuniti lì, è arrivata la polizia a chiedere loro di andarsene, ma senza multe né arresti, tutto molto tranquillo”.

“Un’altra differenza rispetto all’Italia – prosegue – è nei supermercati: il giorno dopo il lockdown mancavano pasta, farina e… carta igienica. La carta igienica sembra introvabile, chissà poi perché”.
Molte cose sono cambiate anche per il lavoro: Matteo infatti danza al Bayerische Staatsballett a Monaco: “Dopo i primi casi, il teatro ha provato ad andare avanti ad offrire qualche balletto, dovevano fare la premiere del Lago dei Cigni e non volevano che saltasse. Poi però la chiusura è stata inevitabile”.
“Noi ci sentivano in pericolo – ammette – 40 ballerini nella stessa stanza, l’impossibilità di rispettare la distanza di sicurezza: abbiamo combattuto per la nostra sicurezza e alla fine il teatro ha chiuso e sospeso gli spettacoli fino al 20 aprile”.
“Per adesso – riprende Matteo – il teatro sta offrendo un servizio in streaming, è importante che l’arte non si fermi, è importante mostrare la bellezza, anche attraverso le repliche. La mia paura è che, anche quando tutto sarà finito, non torneremo presto a ballare: le persone non vorranno andare a teatro in mezzo a tante persone, considerando che la maggior parte del nostro pubblico è anziano”.

“Tuttavia – conclude – dobbiamo vedere il lato positivo in questo periodo negativo! Stando in casa possiamo fare cose che non possiamo mai fare perché diciamo che non abbiamo mai tempo, possiamo stare con noi stessi, parlare con chi è in casa con te più spesso, leggere, cucinare e anche annoiarsi ogni tanto fa bene! Quindi si, ho paura in questo periodo ma cerco di trarne dei vantaggi!”.
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