Scrivo a questo giornale, sempre sensibile rispetto al territorio e alla sua cultura, in qualità di erede degli artisti Viscoli-Guasti.
Data la mia formazione scientifica e le influenze familiari sono sempre stato convinto del valore della creatività in tutti i campi come fonte di senso per la nostra civiltà e le nostre vite.
Ho molto apprezzato il vostro articolo, pubblicato in occasione dell’interpellanza della consigliera del comune di Impruneta, Sabrina Merenda, sulle condizioni in cui versa la scultura fontana al casello autostradale Impruneta.
A tale opera ha collaborato molto mia madre Artemisia Viscoli che ne ha molto influenzato il progetto.
A lei che aveva conoscenze classiche e di astronomia e astrologia, si devono i molti studi sulla posizione per renderla uno gnomone, ossia una specie di orologio solare che indicasse gli equinozi e i solstizi, e i riferimenti classici al tema degli elementi terra, acqua, aria, fuoco.
Guasti assemblò l’imponente parte in bronzo nella casa di Terzano, dove tuttora abito, avendo allestito apposite impalcature e impianto idrico.
Ricordo anche quando, una volta già eretta la scultura, dovette salire in cima a chiudere alcuni degli ugelli mediante saldatura a causa dell’adozione di pompe non adeguate alla portata.
La storia della fontana è sempre stata travagliata in quanto l’intento di tenerla accesa in continuo si rivelò velleitario per motivi tecnici. Uno dei maggiori problemi è stato quello della circolazione dell’acqua.
Il circuito, che nell’idea era chiuso, in realtà subiva grosse perdite nella fase di caduta dall’alto dell’acqua, soprattutto in presenza di vento.
L’acqua molto calcarea, in congiunzione con un continuo richiamo per via delle perdite, metteva alla prova l’impianto di decalcificazione.
Infine, il fatto che si trovasse sotto l’amministrazione di due comuni, Firenze e Impruneta, uno dei quali doveva fornire la manutenzione e l’altro l’acqua, non ha favorito la corretta gestione dell’opera. L’acqua è tornata in varie occasioni ma poi si è sempre interrotta a causa di insufficiente manutenzione.
Inoltre pare che i locali tecnici sottostanti la scultura siano stati imbiancati, cancellando i disegni di fossili che il Guasti aveva fatto. I significati dell’opera non sono mai stati spiegati alla cittadinanza che sarebbe il caso di coinvolgere di più affinché l’opera viva.
Sforzi da parte mia e di chi ha a cuore l’opera per il ripristino della funzione di fontana sono stati vani. Tuttora è aperta una petizione su Change.org per iniziativa della giornalista Cecilia Stefani e un profilo Facebook dedicato alla memoria della coppia di artisti.
Guasti stesso si è occupato della manutenzione fino a quando le forze glielo hanno consentito e per rimarcare quanto ci tenesse alla sua creatura, posso testimoniare che l’impegno di Guasti, anche economico, ha superato lo stanziamento iniziale.
Oggi la consigliera Sabrina Merenda (Gruppo Misto) del Comune di Impruneta, che ringrazio, ha riacceso i riflettori sul caso.
Per la prima volta ho letto una interpellanza che non puntava ad accusare con intenti provocatori ma a rintracciare e richiamare le responsabilità dei Comuni coinvolti, con le specifiche competenze di ciascuno e a richiedere pertanto “Una tavola rotonda” con tutti i soggetti indispensabili dal sindaco di Impruneta e gli assessori di competenza, alla Città Metropolitana fino alla Regione.
Chiederò alla consigliera di aiutarmi a rintracciare ogni possibile collegamento e sono disposto a presentarmi presso le istituzioni coinvolte anche con il bagaglio di conoscenze e documenti che ho, pur di dare corso alla volontà dei due artisti e di lasciare alle due Città un’opera compiuta.
L’idea della consigliera di creare una interpellanza mette la questione su un piano alto e spero che il sindaco di Impruneta risponda alla interpellanza in modo preciso.
Dal punto di vista pratico ritengo che, affinché la riattivazione sia possibile, si debba abbandonare l’idea primigenia che la fontana funzioni a tempo pieno, e che questa debba essere accesa nei momenti più suggestivi e opportuni date le condizioni metereologiche.
Per i cittadini la funzione di gnomone della scultura potrebbe così anche estendersi a segnalare lo stato di approvvigionamento idrico dei comuni, suggerendo comportamenti ecologicamente sostenibili.
L’opera ricorda che la tradizione artistica fiorentina non si è mai arrestata dal Rinascimento e fa parte di un patrimonio che merita di non andare perduto o trasformarsi in un monumento all’incuria. Auspico che le istituzioni raccolgano l’appello di Sabrina Merenda e la mia disponibilità a collaborare per far tornare a vivere nell’arte l’acqua di Firenze e Impruneta.
Nicola Schiavone
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