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martedì 16 Aprile 2024
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    “Le mascherine consegnate a Impruneta sono sicure? Senza allarmismi, ma solo per chiarezza”

    "Mi chiedo se sia sempre giusto affidare sempre a volontari, encomiabili e preziosi, ma magari impreparati ed inconsapevoli, la nostra salute"

    Buongiorno, vorrei anzitutto ringraziare i volontari che si occupano di distribuire le mascherine.

    L’impegno di persone che profondono il loro tempo libero al servizio del prossimo è decisamente encomiabile e prezioso, tuttavia mi chiedo se sia sempre giusto affidare sempre a volontari, magari impreparati ed inconsapevoli, la nostra salute.   

    Mi spiego meglio: ieri alle ore 17 circa mi sono recato presso il cinema del circolo Arci di Tavarnuzze per ritirare la dotazione di mascherine per la mia famiglia. 

    Il mio nucleo familiare è composto di 3 persone quindi, a detta del volontario incaricato, mi spettano 30 mascherine. 

    Mi sento di ringraziare anche la Regione Toscana perchè, a quanto si può ascoltare dai media, è una delle poche regioni che profonde uno sforzo così importante per dotare i propri cittadini di mascherine gratuitamente.

    # Mascherine consegnate dai volontari: l’assessore Cioni replica alle critiche di un lettore

    Il problema risiede nel fatto che le confezioni fornite ai volontari contengono 50 pezzi (Disposale Medical Mask della Aiminde EN 14683:2019+AC), quindi i poveri volontari sono costretti ad aprirle, aprire l’involucro in cellophane e maneggiare le mascherine per fare confezioni di 10-20-30 pezzi, da distribuire a seconda dei nuclei familiari.

    Fin qui non dovrebbero esserci problemi (anche se non siamo sicuri che quelle mani siano state adeguatamente igienizzate) tuttavia il bello deve ancora arrivare.

    Mentre ero in attesa del mio turno, nel terrazzo prospiciente l’ingresso del cinema dell’Arci, non ho potuto fare a meno di notare che la volontaria che stava diligentemente spacchettando le confezioni, contando le mascherine per poi riconfezionarle in pacchetti da 30, nel momento in cui una busta in cellophane non le si apriva, ci ha soffiato dentro per farla aprire. 

    In tempi normali, questo gesto istintivo e sicuramente innocuo non preoccuperebbe nessuno; in questo disgraziato periodo pandemico, invece, mi ha turbato non poco. 

    Certo, forse siamo ipersensibilizzati da tutti i messaggi allarmistici dai quali veniamo giornalmente bombardati, tuttavia ho pensato di far notare la situazione all’altro volontario che distribuiva le confezioni “parzializzate”, ed ho chiesto di avere una confezione da 30 mascherine chiusa e sigillata.   

    Lo stesso mi rispondeva che le confezioni sono solo da 50 pezzi e che per distribuirle sono obbligati a “spacchettarle” a seconda dei nuclei familiari.   

    Quando ho detto che rinunciavo alla fornitura e che avrei segnalato la cosa al Comune di Impruneta, per tacitarmi, mi ha consegnato una confezione di 50 pezzi invitandomi (peraltro cortesemente) ad uscire per far passare quelli dopo di me.   

    Ho ritenuto prendere la confezione di 50 pezzi proprio a dimostrazione di tutto quanto testè segnalato, ma sarĂ  mia cura restituirla alla competente Asl, perchĂ© non intendo appropriarmi di 20 mascherine che non mi spettano. 

    Vorrei chiarire che l’episodio ha una sua valenza particolare. La presente non vuole costituire allarmismo, tuttavia non posso fare a meno di fare una domanda alla quale mi piacerebbe che qualcuno rispondesse.     

    Confido vivamente che la volontaria, della quale non mi stancherò mai di encomiare l’impegno, goda di ottima salute e sia assolutamente immune da questo maledetto Covid-19 che ci sta devastando moralmente ed economicamente, ancorchè non fisicamente.   

    Se così non fosse? Ho sentito il dovere civico di esporre quanto sopra affinché chi di dovere possa prenderne coscienza. Con osservanza.

    Alessandro Mosca

    @RIPRODUZIONE RISERVATA 

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