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giovedì 28 Marzo 2024
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    “Come salvaguardare il nostro territorio?”

    La tutela dell’ambiente e la salvaguardia del territorio sono ormai da anni argomenti di primo piano per quanto riguarda la difesa della qualità della vita di ogni cittadino.

     

    Argomenti spesso usati come cavallo di battaglia da più parti politiche, sempre schierate a tutela del “verde”, della natura e più in generale di uno sviluppo sostenibile che tenga conto dell’impatto sull’ambiente, ma che poi raramente fanno corrispondere le parole con i fatti, cedendo il passo invece ad interessi economici in primis quelli derivanti dalla speculazione edilizia.
     

    E’ soprattutto in luoghi come il nostro comune di Bagno a Ripoli, soprattutto in certe zone di esso, le più collinari, dove stride di più il forzato sviluppo urbano accanto alla natura che dovremmo tutelare.
     

     

    E’ giusto evolversi e non rimanere ancorati al passato senza considerare il nuovo, ma se questo vuol dire stravolgere il nostro territorio senza avere un’effettiva necessità di abitazioni, dovremmo fermarci a riflettere e soprattutto cercare di far riflettere chi amministra il nostro Comune.

     

    Che senso ha costruire ancora quando ci sono tantissime case coloniche e non da restaurare?

     

    Il recupero delle strutture già esistenti potrebbe essere la risposta giusta alla domanda di case sulle nostre colline, come il complesso ristrutturato in via del Carota abitato nemmeno per metà, probabilmente a causa dei prezzi troppo alti degli appartamenti. Ma questo è solo un esempio.
     

     

    Perché continuare a costruire riempiendo di cemento piccoli paradisi di verde come le zone di Croce, via del Carota, La Fonte, Osteria e altre ancora?

     

    E con il rischio che il finale sia lo stesso: tante altre case vuote ed invendute, come successo nella vicina Troghi, esempio lampante di cosa voglia dire costruire senza tenere conto di reali necessità abitative.

     

    Per inciso, quelle che non rimarrebbero vuote sarebbero molto probabilmente le seconde se non terze case di chi vuole concedersi il lusso e la soddisfazione di una casa sui colli fiorentini, e non prime abitazioni.
     

     

    Pensiamo anche ad uno dei problemi principali cioè all’aumento del traffico e alla sicurezza stradale di Via Roma e delle strade che si immettono in essa, che già mal sopportano un numero eccessivo di auto che quotidianamente sfrecciano da o per Firenze.
     

     

    Strade strette, nate per la circolazione a piedi o a cavallo, e rimaste immutate da più di cento anni, sono già oggigiorno percorse da troppi autoveicoli che mettono a repentaglio la vivibilità dell’ambiente circostante, oltre a diminuire la sicurezza di chi utilizza quelle strade.
     

     

    Basta pensare a quanto siano problematici incroci come quelli fra via Roma e via del Carota o fra via Roma e via di Terzano, in prossimità dell’Arco del Camicia, un tratto che non ha nemmeno un marciapiede per i pedoni.

     

    E tutto questo sarebbe pericolosamente destinato ad aumentare in caso di nuove costruzioni.
    E poi perché costruire in una zona in cui praticamente non ci sono più servizi?

     

    Dopo l’addio al bus 33 (una conquista degli anni ’70 eliminata in pochi mesi senza nemmeno chiedere l’opinione dei cittadini), anche la scuola materna ed elementare di Croce probabilmente dovrà chiudere.
     

     

    Il conseguente obbligo per tutti gli abitanti della zona sarà quello di utilizzare sempre di più l’auto per ogni necessità. In previsione di aumento di popolazione, la direzione dovrebbe essere l’opposta: tenere i servizi, a cominciare da scuole e trasporti.
     

     

    Considerazioni che devono far riflettere per capire se il lavoro dell’amministrazione comunale si rivolga davvero al cittadino in quanto persona che vive nel territorio, o se risponda ad interessi più grandi, al di sopra di tutti noi e che vanno avanti indipendentemente da quello che pensiamo.
     

     

    Con questo intervento non si può pensare di risolvere una situazione ma almeno far riflettere e magari convincere altri cittadini che farsi sentire con ogni mezzo a disposizione vuol dire partecipare alla vita del nostro Comune senza che altri decidano sempre per noi.

    di Un gruppo di cittadini di Bagno a Ripoli

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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