Dalle foto a documentare la piantumazione del “pino di Mussolini”, a San Casciano, si vede l’apparizione del deposito aereo dell’acquedotto, costruito intorno agli anni 1935/36, poi fatto saltare dai tedeschi in ritirata nel 1944.Â
Il complesso monastico delle Clarisse si staglia nitido sotto la neve.
Le alberature erano giovani e vigorose, i pini dove ci sono i giochi me li ricordo ancora piccoletti nei primi anni ’50 del secolo scorso.
In quegli anni chi aveva tre soldi tarava su quattro mura e così fu edificato in viale Garibaldi oltre l’orto delle monache e lungo la cassia verso Siena accanto ai vecchi macelli.
Poi ovunque ci fosse stata una strada, via Grevigiana, via Borromeo, via Cassia per Firenze, senza preoccuparsi delle fognature, tanto l’acqua va in giĂą dicevano, salvo poi trovarsi a gestire un paese senza un sistema fognario canalizzato verso un depuratore.
Anteguerra non c’erano i bagni con l’acqua corrente ma dei depositi che venivano svuotati per la concimazione dei campi ed erano molto ambiti dai contadini che facevano produzioni orticole… .
Poi il “progresso”: i concimi complessi, le case coi bagni e i liquami che traboccavano le fosse settiche verso valle, o la Greve o la pesa Pesa.
Così siamo giunti ai tempi nostri con le costruzioni difficoltose dei depuratori per convogliarvi più scarichi possibile.
R.B.
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