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lunedì 10 Febbraio 2025
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    “Stamani in autobus. Un ragazzo, il controllore e una domanda: dove abbiamo sbagliato come genitori?”

    "Ricordo ancora che per me, nato nel 1982, c'era quella sorta di paura che si provava verso qualsiasi tipo di pubblico ufficiale. Oggi invece..."

    Spettabile direttore,

    stamani, 20 gennaio 2025, recandomi come ogni mattina a lavoro con i mezzi ATBUS assisto all’ennesima scena di degrado.

    Salgono i controllori e un ragazzo di forse sedici/diciassette anni che palesemente non voleva pagare il biglietto lo valida tramite app alla vista degli stessi.

    Il controllore che correttamente gli contesta tale modalità viene quasi sbeffeggiato.

    Si nega l’evidenza facendo finta non solo di non avere alcun documento ma anche di non avere il numero per chiamare i genitori.

    Il tutto con una arroganza, una strafottenza quasi incredibili per un ragazzo di quell’età. Fino anche a sfidare il controllore che, in ottemperanza di quanto previsto dal regolamento, stava per chiamare i carabinieri.

    Da genitore mi chiedo quindi come e quando abbiamo sbagliato perché un ragazzo con un atteggiamento del genere mi rifiuto di credere che in qualche modo non sia frutto di un errore educativo.

    Me lo chiedo perché ormai è diventato normale stare sdraiati sul bus con i piedi sopra il seggiolino accanto, perché in troppi si sentono in diritto di fumare sul bus e quando a volte gli fai notare che danno fastidio ricevi sguardi che parlano da soli.

    Quando e come abbiamo perso totalmente il rispetto per gli altri?

    Ricordo ancora che per me, nato nel 1982, c’era quella sorta di paura che si provava verso qualsiasi tipo di pubblico ufficiale compresi i controllori per cui anche sapendo di avere tutto in regola comunque era un brivido.

    Oggi invece vedo giovani sprezzanti incapaci di provare quella sana vergogna di quando si sbaglia e, sia ben chiaro, nessuna situazione nel caso di specie di degrado economico anzi… cellulare in mano e tutto il resto come moda comanda ma sia mai pagare la corsa.

    In certi casi la vera povertà è quella dell’animo. Per fortuna non tutti i giovani e nemmeno i meno giovani sono così, per fortuna credo ancora che si possa costruire una società civile e combattere gli incivili… ma quanto è dura.

    Andrea Vegni

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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