SANTA CRISTINA IN SALIVOLPE (SAN CASCIANO) – Ladri armati di una mazza hanno sfondato il soprammattone che chiudeva una delle tante porte di accesso a quella che una volta era la casa del sacerdote.
E sono entrati all’interno pensando di trovare la chiesa con ancora al suo posto gli arredi sacri: non sapevano che i loro “colleghi” avevano già visitato questo luogo sacro nel 2009.
Tutto questo è avvenuto pochi giorni fa alla chiesa di Santa Cristina in Salivolpe, sul crinale che da San Pancrazio conduce alla Romita.
I ladri hanno in un primo momento fatto un “saggio” alla porta accanto all’entrata della chiesa; ma resisi conto che dietro la muratura si trovava un robusto portone, hanno pensato di passare dalla porta vicina, stavolta trovando una porta-finestra più semplice da abbattere.
Così, dopo aver riportato interamente alla luce l’apertura, sono entrati all’interno, rimanendo in parte probabilmente delusi perché le stanze sono completamente vuote, e l’interno della chiesa è ormai spoglio.
Le ultime due opere, grazie all’intuito del diacono della Pieve di San Pancrazio, furono fortunatamente messe in sicurezza, dopo che lo stesso si era accorto che era stata abbattuta la finestra, a sua volta murata, della sacrestia.
Così, entrato all’interno vide che la tavola posta all’altare maggiore, e quella raffigurante Santa Cristina posta sull’altare laterale, erano state entrambe staccate dalla parete e appoggiate per terra, pronte per essere portare via dai ladri che sarebbero tornati di lì a poco a prenderle.
Dopo questo episodio l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Firenze s’impegnò a rimurare di nuovo le porte di accesso, recintando e mettendo in sicurezza l’area della chiesa, compreso l’annesso agricolo.
Tutto questo però sembra non abbia scoraggiato la nuova incursione dei ladri di questi giorni: non siamo certi se abbiano portato via alcuni oggetti rimasti nella chiesa, come le due acquasantiere all’ingresso, e uno sportellino che chiudeva un Ciborio al lato dell’altare maggiore (questi oggetti erano ancora presenti dopo il "raid" del 2009).
Ma la cosa raccapricciante, come documentiamo dalle foto, è il degrado assoluto che regna all’interno della chiesa: piena di escrementi dei piccioni che svolazzano come impazziti alla ricerca di una via di uscita.
Non solo: lungo il pavimento si trovano piccioni morti in fase di putrefazione, l’aria è irrespirabile. Un vecchio organo a canne è “protetto” da una rete da pollaio, per terra una scatola con alcune canne dello stesso, mentre una croce di legno è appoggiata alla parete.
Qui fino a non molti anni fa si riuniva un popolo, si sono battezzati i bambini, si sono celebrati i matrimoni, fatti i funerali, e adesso sembra che tutto ciò sia solo un ricordo lontano.
Arte, cultura e bellezza: più volte è stato detto che sono le nostre risorse, ma questo luogo, questa chiesa che imponente domina il colle, sta diventando nel tempo un brutto biglietto da visita per chi percorre i nostri incantevoli posti.
E, se vogliamo, urta anche la sensibilità di coloro che hanno amato e continuano ancora ad amare questo luogo.
di Antonio Taddei
© RIPRODUZIONE RISERVATA