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sabato 20 Aprile 2024
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    Dalla Sambuca a Radda in Chianti: tre sancascianesi (in due giorni) risalgono alla sorgente del Pesa

    Stefano Mugnai, Antonio Leoncini e Massimiliano Menci: sabato 30 e domenica 31 maggio hanno risalito tutto il corso del fiume a piedi. Il racconto

    SAN CASCIANO – “Lo spunto di risalire il Pesa fino alla sorgente è scaturito, durante le nostre camminate, proprio grazie all’articolo che Il Gazzettino del Chianti aveva pubblicato qualche tempo fa”.

    Inizia così il racconto di Stefano Mugnai, sancascianese, che insieme agli amici di sempre, Antonio Leoncini e Massimiliano Menci, si è messi in cammino con lo scopo di raggiungere la sorgente, cercando di camminare quanto più possibile lungo il torrente.

    # Dalla foce della Pesa alla sorgente nel Monte San Michele: percorso tracciato da tre escursionisti

    Lo chiamiamo “il Pesa”, poiché è la dizione corretta (ovvero “il torrente Pesa”), anche se per tutti noi, nel parlare quotidiano, è da sempre “la Pesa”.

    “Siamo partiti dal ponte romano di Sambuca – inizia il racconto Stefano – ed abbiamo lasciato il torrente solo per raggiungere Radda in Chianti, per il pernottamento dopo la prima tappa, in un appartamento in paese”.

    Due giorni, sabato 30 e domenica 31 maggio, in mezzo alla natura chiantigiana. Con scorci bellissimi e natura sorprendente.

    “Non abbiamo resistito alla tentazione – sorride Stefano – e ci siamo pure tuffati nelle acque gelide delle pozze che abbiamo incontrato nel tratto fra San Donato e Sicelle”.

    “Abbiamo raccolto informazioni – prosegue – dalle persone del luogo alla Bottega della Villa di Radda in Chianti (“Non ci sono sentieri, in alcuni punti non ci passano neanche i cinghiali”) e preso un panino speciale del “Babbo””.

    “Non ci siamo scoraggiati – rilancia – e per non perdere le tracce del Pesa, abbiamo seguito il letto del torrente”.

    “Il paesaggio – ripercorre quei passi – cambiava di fronte metro dopo metro. Siamo passati dalla vegetazione di sambuco, pioppi e aceri del fondovalle ai lecci, ai carpini e alle roverelle fino ai 400 metri di altitudine; fino ad entrare in boschi di pini, castagni e agli abeti del punto più alto (700 metri)”.

    “Anche il Pesa – conclude – si modificava nella portata d’acqua, regalandoci cascate e pozze. Come essere… in un altro mondo”.

    Amicizia. Aria aperta. Luoghi mai visti vicini a casa. Camminare insieme.

    Per una riscoperta del territorio che sta rappresentando una delle eredità positive che ci lascia questa maledetta pandemia.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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