La Cina, Paese di tradizione millenaria, nonché nuova potenze economica mondiale, negli ultimi anni è spesso al centro di un forte interesse e di numerosi dibattiti da parte sia delle autorità politiche che del cittadino comune.
Passeggiando nelle città italiane, piccole o grandi che siano, inoltre, capita sempre più frequentemente di imbattersi in negozi e ristoranti dalle scritte incomprensibili, e di intravedere volti dai lineamenti orientali. Giovani, bambini e anziani, la maggior parte dei quali è giunta nel nostro Paese con la speranza di realizzare un sogno; lo stesso che spinse i nostri nonni, i nostri genitori e continua a spingere tuttora i giovani italiani verso Paesi altrettanto lontani: la ricerca di una vita migliore.
L’Italia è diventata così meta da raggiungere per coronare i desideri e le aspettative di migliaia di persone. Mentre in passato il nostro Paese rappresentava una destinazione quasi esclusivamente di tipo lavorativo, negli ultimi anni si è verificato un vertiginoso aumento di giovani cinesi che desiderano intraprendere un percorso di studi accademici in Italia.
Come sottolinea infatti Nikola Javonovic, Primo Segretario della Cancelleria Consolare di Pechino, “negli ultimi tre anni si sono registrati rapidi tassi di crescita del numero di studenti cinesi iscritti presso Università e Accademie italiane: più di 3.500 per l’anno accademico in corso (2012-2013) di cui 2.479 con il programma Marco Polo / Turandot, che ha registrato un incremento del 43% rispetto all’anno precedente.
Ad esempio, all’Università per Stranieri di Siena, secondo i dati forniti dalla dottoressa Carla Bagna, direttore del Centro CLUSS, gli studenti provenienti dalla Cina che hanno frequentato un corso di italiano intensivo presso tale università, sono passati da 110 unità nel 2007 a 738 nel 2012.
Un tema, quello dell’istruzione universitaria, probabilmente sottovalutato dagli organi amministrativi e governativi italiani, inconsapevoli forse degli enormi benefici che tale fenomeno può e potrebbe dare al nostro Paese. Non solo in termini economici e di nuovi posti di lavoro per i giovani laureati, ma anche come mezzo per migliore sia rapporti con la Cina, sia per combattere ogni forma di razzismo che negli ultimi tempi ha coinvolto anche il nostro Paese.
Come insegnante di italiano attualmente impegnata presso l’Università Normale dello Hebei, ho potuto notare nei miei studenti un grande entusiasmo e una grande curiosità verso il nostro Paese. Ignari quasi sicuramente delle grandi difficoltà a cui andranno incontro, vedo nei loro occhi e nelle loro espressioni una profonda gioia capace di dar loro la forza di stabilirsi in Italia per un periodo non inferiore a tre anni. L’Italia è per loro il Paese dell’arte, della musica e delle bellezze naturali. Per gli italiani è ancora così?
(La foto è stata scattata da Liu Xiao, nome in italiano… Salvatore)
di Daniela Cestelli
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