SAN CASCIANO – Nel nostro Chianti, tutto ciò che spesso non vediamo, perché nascosto da alti muri e cancelli, è spesso davvero incredibile e affascinante.
Andiamo alla scoperta di un altro dei tesori “nascosti” tra le pieghe delle nostre colline, entriamo nella Fattoria di Cigliano di Sopra e nei giardini della storica Villa del Cigliano, nei pressi di San Casciano.
Ci aprono le porte di questo gioiello, Stefano Fucile e la figlia Maddalena, la cui famiglia è proprietaria della Fattoria dal lontano 1939.
“Il nome Cigliano – dice Stefano- ha origini romane e deriva da “Gens Cilia”, dunque la proprietà di questa terra fu della famiglia romana Cilia. Da qui “Cilianus” e successivamente il nome Cigliano. In tempi ancora più remoti, si ipotizza un insediamento etrusco. La storia delle Villa e del borgo tutto intorno è molto lunga e scandita da numerosi affascinanti passaggi di proprietà tra nobili e facoltose famiglie fiorentine”.
“Abbiamo notizie storiche – prosegue – di una donazione da parte di Carlo Magno della torre di avvistamento Longobarda, esistente ancora oggi, all’Abbazia Nonantola, testimonianza che nei secoli questa fu una zona difensiva lungo una importante via di comunicazione tra Firenze e Volterra”.
“Nel 1400 – continua – furono i nobili Bardi (banchieri e mercanti fiorentini, probabilmente di origini celtiche) che cominciarono a dare una forma più complessa alla proprietà costruendo due grandi ville, di cui una appartenuta a Simone dè Bardi di dantesca memoria, e vero e proprio “borgo fattoria” con annessi poderi, case coloniche ed edifici dedicati a tutte quelle attività che rendevano autonomi questi piccoli borghi: stalle, frantoio, cantine, fienili e anche la chiesetta che si trova lungo la strada facente parte del Popolo di Sant’Andrea Percussina inizialmente dedicata a San Zanobi”.
“Nel 1690 – prosegue la storia, a dir poco affascinante – altri banchieri, i Fenzi, vicini alla famiglia dei Lorena ne prendono possesso e poi ancora i Marchesi Riccardi, proprio quelli del Palazzo Medici Riccardi di Firenze, che imparentandosi con i Vernacci dè Caccini dettero vita a Francesco Riccardi Vernacci“.
La fattoria entrò poi nel patrimonio degli attuali proprietari per acquisto dai precedenti proprietari, i signori Devoti, nel 1939.
Da allora, con tutta la famiglia, mantengono questo grande patrimonio storico gestendo, oltre l’attività agrituristica la fattoria, oggi azienda agricola biologica, dove si produce olio extravergine e vino Chianti Classico.
Oltrepassato il grande cancello, Maddalena ci accompagna in questo luogo. E ci si immerge in un mondo antico. Le mura sembrano parlarci di Medioevo e Rinascimento.
Le Ville sono circondate da un parco di lecci e cipressi secolari dove si può passeggiare su ombrosi vialetti che odorano di muschio. Ci sono due giardini all’italiana con alberi centenari “esotici” e con aiuole e vialetti settecenteschi.
Le antiche rose banksiae, le “rose di Firenze”, si appoggiano agli antichi edifici e alle alte mura del giardino. Un “gazebo” in ferro battuto, che Maddalena ci racconta come fosse “dedicato al thè delle signore”.
“Intorno a un grande tavolo tondo – dice – ci sono quattro grandi sedute in pietra dove le signore potevano sedersi stando comode con i lunghi e ampi vestiti ottocenteschi”.
Sembra quasi di sentirle fare le loro chiacchiere pomeridiane da “nobili signore” sedute all’ombra, nei caldi pomeriggi estivi.
Una bellissima collezione di 50 limoni, alcuni dei quali centenari, nelle antiche conche di terracotta, come nella più classica e nobile tradizione fiorentina, stanno a prendere il sole su una terrazza panoramica affacciata sui vigneti dell’azienda.
Vialetti, statue, nicchie decorative, stemmi, cantine sotterranee che odorano di muffe e un pozzo romano profondo 15 metri.
Un’antica scritta su un portale descrive l’essenza di questo luogo:
“Mie cure sono l’ombroso bosco e l’orto
vivo coi toschi e coi latini ingegni
e lascio che ciascun di collo torto
leggi di miglior vita agli altri insegni”
Giovani donne crescono e fanno crescere il nostro Chianti
Vale la pena continuare a parlare con Maddalena, 26 anni, una giovane donna solare e intraprendente. Che oggi gestisce l’azienda agricola di famiglia di Cigliano di Sopra.
“Non so da dove di preciso nasce la mia passione per il mondo dell’agricoltura – ci racconta – ma sicuramente mi hanno sempre affascinato la natura e sui cicli. Ho studiato enologia e viticoltura a Firenze e ho iniziato a lavorare in azienda a 21 anni. Gestisco 8 ettari di vigneto coltivati quasi esclusivamente a Sangiovese, il resto sono olivete e bosco”.
“Il primo anno – aggiunge – ho prodotto 1.000 bottiglie di Chianti Classico annata, e la produzione aumenta di anno in anno. Sto continuando a studiare e tra pochi giorni arriverà la mia laurea in agraria, che andrà ad aggiungersi a quella in enologia e viticoltura”.
Maddalena non solo ha fatto una scelta di vita particolare e, in qualche modo, considerata ancora “maschile”. Ma ha le idee ben chiare su come vuole gestire la azienda agricola dio famiglia .
“Non ho mai avuto dubbi – ci racconta – sul fatto che sia necessario gestire la nostra terra in un modo più sostenibile e con tecniche volte al biologico. Porto questa mia filosofia anche in cantina dove produco un vino a fermentazione spontanea e completamente naturale”.

“Il prossimo anno – anticipa – andrò ancora di più verso un tipo di gestione sostenibile, volta anche ad eliminare le accensioni dei fuochi dell’azienda e allestendo uno spazio per la produzione di compost. Le concimazioni delle piante sono tutte naturali, si usa fare il sovescio per ridare azoto al terreno, per tenerlo vivo e per non impoverirlo. Non si fanno trattamenti chimici di nessun tipo. Inoltre ho scelto di avere collaboratori tutti molto giovani, come me”.
“Sono consapevole – ci dice con orgoglio – dell’unicità del terroir di questa zona del Chianti dove il suolo è ricco di ciottoli di colore chiaro di origine fluviale. Il sasso riflette il calore e la luce. Questo particolare tipo di terreno così sassoso, fa sì che i vini prodotti siano fini, poco alcolici, non pesanti”.
“Per i prossimi anni ho molti progetti – conclude – tra cui completare il restauro dei fabbricati aziendali per un uso sempre più turistico e condiviso per poter accogliere tutti gli appassionati dei nostri vini e dell’olio del Chianti e di San Casciano”.
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