SAN CASCIANO – Il sindaco di San Casciano, Roberto Ciappi, è uno di quelli che lascia poco ai social network, al commento dei fatti nazionali.
Gestione sempre molto istituzionale, concentrazione sulle tante difficoltà quotidiane degli amministratori locali. Contatto con le persone. Sobrietà insomma.
Stavolta però, di fronte alle immagini dei tifosi di Milan e Inter fuori da San Siro domenica scorsa (ma lo stesso è accaduto ieri a Roma con quelli biancocelesti prima di Lazio-Bayern Monaco, ed era accaduto nei mesi scorsi in tante altre circostanze) ha preso “carta e penna” e ha scritto la sua opinione. Che è molto dura e tagliente.
“Pochi giorni fa – inizia Ciappi – abbiamo assistito ad immagini sconvolgenti: centinaia di persone riunite fuori da San Siro, pronte a tifare per la loro squadra come in un qualunque giorno di partita, completamente indifferenti alle restrizioni in atto e alla protezione della loro stessa salute”.
“Intanto – aggiunge – come istituzioni chiediamo ormai da un anno sacrifici a fasce intere della nostra popolazione, costretta a grandi limitazioni sia nella vita personale che in quella lavorativa. Con che coraggio osserviamo impassibili queste scene?”.
“È una questione di rispetto – riprende – verso i ristoratori, verso i bar, verso quelle attività che con impegno e sacrificio si attengono alle regole e le fanno rispettare”.
“Ma lo è anche – sottolinea – verso quei ragazzi, in particolar modo ai ragazzi e le ragazze adolescenti, che si sono visti portare via in un momento così cruciale per la loro crescita, un prezioso anno di vita”.
“Quei ragazzi – riprende – ai quali negli ultimi anni abbiamo ripetuto come un mantra che lo smartphone non poteva sostituire in alcun modo le loro vere vite, ma che adesso si ritrovano a vivere solo attraverso uno schermo, che ha rimpiazzato in tutto e per tutto il loro modo di interagire con il mondo”.
“Sono tra quelli che portano il peso più grosso di questa epidemia – sottolinea – senza ricevere in cambio la sufficiente considerazione. Forse perché non possono ancora esprimere la loro voce attraverso il voto”.
“Ecco – confessa – davanti a persone tra i venticinque e i cinquant’anni che non sanno e non possono evitare di radunarsi fuori da uno stadio, mi sento in estrema difficoltà a chiedere sacrifici ai bambini, ragazzi e ragazze, e mi sento nello stesso modo di fronte e quelle attività, colonne portanti della nostra economia, che proprio in questi giorni stanno passando attraverso un’ulteriore chiusura”.
“Possiamo fare meglio di così – esorta in conclusione – lo abbiamo già dimostrato. Non è il momento di mollare la presa, ancora ognuno di noi deve fare la sua parte”.
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