SANT’ANDREA IN PERCUSSINA (SAN CASCIANO) – E’ stata una piacevole sorpresa vedere il dipinto appena restaurato dell’Immacolata Concezione, di Giovanni Montini, salvato dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, tornare a risplendere.
Quel dipinto che venne recuperato dal sacerdote di Sant’Andrea in Percussina, frazione di San Casciano, don Pietro Trentanove. Che lo portò nella chiesa del piccolo borgo.
L’opera si trovava infatti all’interno del “Chiesino” (per i sancascianesi), ovvero l’Oratorio della Concezione, in piazza delle Erbe a San Casciano: dopo essere stato bombardato, non fu ricostruito.
Dalle sue macerie si salvarono l’Immacolata Concezione e una Madonna. Il dipinto si trovava in una stanza della canonica di Sant’Andrea e, com’era già successo per il ritrovamento e il restauro del dipinto di Jacopo Ligozzi firmato e datato 1612, lo stesso è successo per l’Immacolata Concezione di Giovanni Montini.
Rinvenimento il cui merito oggi va a Giovanna Bigalli (sorella di don Andrea) che insieme al marito Renzo Lulla ha riportato alla luce quest’opera “dimenticata”.
Così venerdì 6 ottobre, dopo un accurato restauro da parte di Angela Matteuzzi e Lucia Cioppi, don Andrea Bigalli ha reso l’evento pubblico, ringraziando in particolare la comunità parrocchiale.
Che si è inventata qualsiasi cosa per raccogliere fondi per il restauro del dipinto: dalla vendita della pasta fresca, ai libri, a molte altre iniziative.
“E a due giorni del rientro dell’Immacolata Concezione in parrocchia – ha detto don Andrea – sono arrivati gli ospiti del Centro di accoglienza della Diocesi di Firenze, a farci capire che il grande significato per la fede dell’Immagine di Maria è ricordarci l’accoglienza della parola di Dio. Che ci insegna a capire tutte le accoglienze possibili, in ogni senso”.
“Queste persone – ha proseguito – sono un patrimonio umano da capire, accogliere e possibilmente gestire nella reciprocità. Benvenuti”.
Così, chiamati uno per uno, sono stati presentati alla comunità. Subito dopo è stata illustrata la storia.
“Anche l’Immacolata è stata una sfollata di guerra” ha detto ancora don Andrea, prima di passare la parola a Federico Berti. Lo storico dell’arte che vide il dipinto per la prima volta presso lo studio di restauro.
A lui fu commissionato di scrivere un libretto: “Dopo una ricerca sulle Immacolate Concezioni sul territorio, ho visto che c’era stato un oratorio intitolato all’Immacolata Concezione a San Casciano – ha detto Berti – distrutto nel 1944. Scartabellando tra le antiche guide mi sono imbattuto in una del 1904, dove c’era la foto dell’Oratorio visto dall’esterno. E un’altra foto dell’interno, dove s’intravedeva un altare barocco con una cornice: e, all’interno, un’immagine coperta da un telo”.
“Facendo un fotomontaggio al computer – ha specificato – altezza e larghezza dell’opera combaciavano perfettamente all’interno della cornice. Ho così comunicato la notizia alle restauratrici, Angela Matteuzzi e Lucia Coppi. Proseguendo nelle ricerche nell’archivio arcivescovile, nel 1880 ho trovato questa descrizione: Vecchio è l’altare che ha stucchi con oro e nel mezzo un quadro in tela del 1600. L’opera è del pittore Giovanni Montini, che nasce nel 1613 e muore nel 1673. Adesso stiamo cercando di pubblicare un libro su questo Oratorio scomparso, perché dalle ricerche si è aperto… un mondo su San Casciano”.
Angela Matteuzzi, una delle restauratrici, oltre a spiegare le condizioni di criticità in cui hanno trovato L’Immacolata Concezione (che nella permanenza al Chiesino era stata più volte danneggiata dall’infiltrazione dell’acqua del tetto), ha fatto un appunto: “Se non ci fosse stato don Pietro Trentanove a portare l’opera a Sant’Andrea in Percussina, dopo i bombardamenti del Chiesino, questa non si sarebbe salvata. Abbiamo cercato di ritrovare qualche suo familiare, ma non ci siamo riusciti”.
“Don Trentanove – ha aggiunto – nasce al Galluzzo e arrivò a Sant’Andrea nel 1926. Veniva da Legri, località vicino a Calenzano, dove cento anni fa fu il fondatore della Misericordia e del Consorzio popolare, dando (nella sua chiesa) insegnamento agli analfabeti. Era un sacerdote particolarmente attratto dalle opere d’arte e ne ha avuto cura e attenzione nonostante la povertà”.
“Federico Berti – ha proseguito Angela Matteuzzi – ha trovato anche degli incartamenti, dove vi è scritto che don Trentanove fece rifare il tetto al Chiesino, nel 1926 e nel 1940. Il restauro è stato fatto in maniera rispettosa: purtroppo però, per l’acqua che ha preso, ha perso una buona parte del colore. Siamo felici per quello che abbiamo scoperto: e la nostra ricerca continua”.
Hanno inoltre preso la parola Anna Floridia, funzionaria della Soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio; Maura Masini, assessora alla cultura del Comune di San Casciano; Roberto Ciappi, sindaco di San Casciano; Nicoletta Matteuzzi, coordinatrice del Sistema Museale Chianti Valdarno.
E il vescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, che dopo un breve discorso ha benedetto l’opera.
Subito dopo il coro di Sant’Andrea ha eseguito un inno a Maria. Prima del cardinale Betori ha parlato anche don Massimiliano Gori, vicario episcopale proposto della Collegiata di San Cassiano.
Che ha trovato uno scritto tratto dal Cronico della Propositura, datato 26 luglio 1944, dell’allora proposto di San Casciano, Sac. Narciso Ferrari, inerente ai bombardamenti del paese. Lo riportiamo qui di seguito.
Ormai la guerra era alle porte, i tedeschi dal paese facevano tutti allontanare perché minavano le case e il principio di ogni via e tutta la popolazione si era rifugiata nelle campagne.
Solo otto persone erano rimaste e quale sgomento per un povero parroco vedere il gregge disperso e la Chiesa deserta.
Il 26 luglio, Sant’Anna madre di Maria SS.ma, avevo celebrato la Santa Messa alla quale assisté una sola persona, la donna di servizio della canonica e si presentarono a me due tedeschi pregandomi di allontanarmi per il pericolo delle mine.
Mi recai in Chiesa piangendo e pregando il Signore che venisse con noi in nostro aiuto, presi il Santissimo Sacramento, la Reliquia insigne di San Cassiano e mi recai a Decimo essendo allora anche Vicario di quella Chiesa.
Feci la strada fra il terrore delle cannonate e giunsi alla Chiesa ove trovai la canonica invasa dal suo popolo che si era rifugiato colà e nelle ville vicine e con novantadue persone scendemmo nelle cantine, sul piazzale della Chiesa di Decimo stava un cannone che sparava ogni momento.
Alle ore 15 due aeroplani inglesi passavano sopra San Casciano e scorgendo due carri tedeschi che si aggiravano per le vie, incominciarono il bombardamento e fu fracassato tutto il paese compresa la Propositura con le altre quattro Chiese.
Tale notizia la sapemmo nella cantina quando giunsero gli inglesi nel piazzale della Chiesa con molti carri e alcuni giovani che erano in cantina si avvicinarono e seppero che i tedeschi si erano già allontanati verso Firenze.
La mattina appresso non potei più stare e domandai agli inglesi se mi fosse permesso recarmi fino alla Chiesa, mi offersero un carro e potei arrivare fino al principio del paese, date le macerie che otturavano il passaggio.
A piedi mi recai in canonica che trovai senza porta e tutte le stanze atterrate; dalle macerie entrai in Chiesa ed oh, quale spettacolo funesto!
Tutto il soffitto a terra, l’organo rovesciato, gli altari flagellati. A tale vista ancora mi vengono le lacrime pensando ai grandi sacrifizi fatti e quali ancora mi restavano da fare.
Abbracciai la Croce e pregai il Signore a darmi grazia di portarla con rassegnazione.
Dal Cronico della Propositura di San Cassiano
Proposto Sac. Narciso Ferrari
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