MERCATALE (SAN CASCIANO) – C’è un qualcosa di speciale, quasi magico, nella storia artistica e personale di Antonio Manzi.
Il maestro, originario del comune irpino di Montella, da anni vive e lavora a Mercatale. La sua vita è molto simile alla sceneggiatura di un film.
Con continui colpi di scena, scanditi soprattutto dal suo percorso artistico. Ma l’ultimo in ordine di tempo è davvero un qualcosa di straordinario.
Sì, perché Antonio Manzi è uno dei pochissimi artisti viventi ad avere un proprio autoritratto esposto nella Galleria degli Uffizi. “Il” museo per eccellenza. Nella città d’arte per eccellenza.
Un onore. Una soddisfazione. Un sogno che lui stesso ci racconta, con quella voce… a fil di fanciullo.
“Era un giorno del 2018 – inizia – quando al mio museo di Campi Bisenzio venne in visita il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt. Lui in quella visita rimase emozionato; io gli dissi che per me era stato un orgoglio avere lì il direttore del museo più importante del mondo”.
“Quando andò via – prosegue Manzi – mi disse che dovevo fargli un regalo, il mio autoritratto per la Galleria degli Uffizi. Che dire, una committenza di questo genere era un grandissimo onore”.
La presentazione dell’opera, realizzata appositamente dal maestro, fu fatta qualche anno dopo nella Sala Bianca di Palazzo Pitti: “Di fronte a cinquecento persone – ricorda – otto sindaci: già quella fu una giornata speciale”.
Perché quando parliamo di autoritratti alla Galleria degli Uffici, parliamo di oltre duemila opere, molte delle quali chiuse negli scantinati da anni. Quelli esposti, nel Corridoio Vasariano, erano pochissimi e con una visibilità ridotta.
Parliamo al passato perché Eike Schmidt, al contrario, ha deciso di valorizzarli: “Ha inglobato tredici stanze meravigliose nel percorso degli Uffizi – ci spiega Manzi – in modo che gli autoritratti venissero mostrati in maniera meravigliosa. Una sorta di nuovo rinascimento: da Andrea Del Sarto a Raffaello, fino al Novecento”.
Oggi ne sono esposti 230: fra questi alcuni rimangono in pianta stabile, altri vengono alternati. Dal 10 luglio c’è anche l’autoritratto di Antonio Manzi.
“Per essere esposti agli Uffizi – riflette – serve il “podio del tempo”. La mia gioia è che da vivente ho avuto questa emozione meravigliosa. Di vedermi lì, fra i maestri del Novecento italiano. Sono l’unico “autoritratto vivente” fiorentino, italiano, esposto”.
“Già era stata emozionante la presentazione – sorride – ma non pensavo di potermi godere tutto questo ancora… in vita”.
“La motivazione mi rende inoltre particolarmente orgoglioso – tiene a dirci – Poiché racconta che il direttore degli Uffizi ha visto nella mia arte quella genialità eclettica di un artista che si esprime con forme e materiali poliedrici”.
Essere lì, in quel museo, in quelle sale dove ogni anno passano milioni di visitatori, al centro della città dell’arte per eccellenza, è per quest’uomo, arrivato dall’Irpinia e con un percorso di vita iniziato fra buio sofferenze, pura luce.
“Anche perché – ci dice salutandoci – siamo a Firenze. E per i fiorentini devi avere un qualcosa in più per raccogliere onori come questo. Ai fiorentini non basta il bello, solitamente si emozionano con il genio”.
Antonio Manzi
Artista autodidatta, non ha mai frequentato scuole e maestri: ha invece subito l’isolamento dell’istituto per minorati mentali “Umberto I”, in cui è stato segregato dai 4 ai 14 anni.
Dieci anni che avrebbero potuto segnarlo per sempre, con un’etichetta così pesante: invece, una volta fuori, ha saputo riconquistarsi il suo riscatto con il talento, la determinazione, e la forza della sua espressività.
Che ha tratto sempre dalla sua vita e dall’umanità, con speranza, positività e generosità.
E alla fine i suoi “demoni”, come dice lui stesso, sono diventati “angeli”. Un racconto di vita che è un insegnamento, una guida. Un modello da raccontare, ascoltare e seguire.
Per ulteriori informazioni: www.antoniomanzi.it.
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