SAN CASCIANO – Ci sono luoghi, in questo caso un locale nel centro di San Casciano, che hanno mantenuto nel tempo, senza avere subito modifiche importanti, il loro fascino antico: riuscendo a trasmettere ancora emozioni.
Siamo in via Morrocchesi 13. Dove l’architetto Claudio Mastrodicasa, arrivato all’età della pensione, si è creato uno studio in quel locale in cui, cento anni fa, i nonni materni esercitavano l’attività di mescita e commercio di vini e oli.
Ma vi cuocevano anche i roventini, una frittella di sangue di maiale tipica dei giorni invernali (quando, appunto, si uccide e lavora l’animale): oggi sono rimasti in pochi a proporla e commerciarla, sia per i gusti mutati che per le severe norme sanitarie che ne hanno limitata la diffusione.
Erano tanti a frequentare questo luogo: c’era anche Nicola ad esempio, un capocantiere dell’impresa di costruzioni che ai Falciani stava costruendo il cimitero monumentale americano per i caduti in guerra. Fu lì che conobbe e poi sposò Adriana: da quel matrimonio nacque Claudio.
“Per me quindi ha un sapore molto speciale iniziare qui una nuova attività. Legata peraltro, come era legato mio padre, al mondo delle costruzioni”.
Lo ha detto lo stesso Claudio Mastrodicasa nel giorno dell’inaugurazione: quando, festeggiato da tanti amici e colleghi, ha invitato anche tutta la popolazione a entrare in questo luogo. In cui fino a pochi anni fa c’era un salone di parrucchiere.
Alle pareti ha appeso dei quadri con foto che ritraggono importanti lavori che ha svolto nel Chianti, ma anche a Firenze, dove è stato sia l’artefice dei progetti che direttore dei lavori.
In pratica il locale è una grande stanza, con oggetti da lavoro e anche tanti libri. Qui riaffiora la storia del paese; per esempio attraverso uno stretto corridoio, un breve cunicolo, si arriva a un pozzo che Claudio ha ribattezzato “Pozzo dei Desideri”, profondo circa 20 metri.
Qui, quando l’acqua ancora non era in tutte le case, si tirava su dal pozzo (con secchi o mezzine di rame) acqua che veniva presa da più famiglie del palazzo.
Bastava affacciarsi da una finestrina e con la carrucola (ancora oggi presente) si calavano i recipienti. Oggi il pozzo è ben illuminato ed è affascinante affacciarsi e scrutare all’interno.
Le sorprese non finiscono lì: dalla grande stanza si scende una rampa di scalini e ci troviamo nel sottosuolo, la cui funzione una volta era quella di cantina.
Ecco la descrizione che fa Claudio: “A questo livello si trovano le strutture fondali dell’edificio, realizzate in pilloli di fiume rotondeggianti che sorreggono una volta, realizzata in parte in mattoni disposti per coltello, più volte rimaneggiati, e in parte con gli stessi ciottoli”.
“Queste strutture di matrice medievale – prosegue – sostengono uno degli edifici più antichi di San Casciano, costruito intorno alla seconda metà del Trecento, quando ancora le attuali mura non erano costruite”.
“La prima pianta del “Castello di San Casciano” infatti, redatta nel 1552 da Antonio del Mucione per conto di Cosimo de Medici – puntualizza Mastrodicasa – che chiedeva ulteriori difese del confine meridionale di Firenze, in vista dell’imminente guerra che si apprestava a sferrare contro Siena, la evidenzia fra le particelle già edificate”.
Qui è stato trasformato l’ambiente, sposando l’antico con il moderno: “Questa farà le funzioni di una sala per le riunioni – ci spiega portandoci in visita – ma sto portando a termine un progetto, una fondazione “AAA- MOR” Artisti Artigiani ed Architetti di Via Antonio Morrocchesi”.
“La storia – dice convinto – racconta da sempre che insieme ad altre persone si conquistano traguardi, diritti, possibilità, riconoscimenti. E anche i propri sogni. Da soli possiamo dare il proprio perché la parola “insieme” funzioni!”.
“Chi crede che il proprio lavoro cresca anche attraverso la collaborazione con altre persone – ribadisce – la mattina si alza col sorriso. Perché non si sente solo in un mondo troppe volte arido di condivisione e scambio. Ecco perché è nata “AAA-MOR”: per far diventare la nostra deliziosa via Morrocchesi la strada di chi lavorando a mano… si dà una mano!”.
Tanta la gioia di Claudio Mastrodicasa quindi, condivisa con i sancascianesi e tanti amici.
Non poteva mancare mamma Adriana, che in un primo momento ha seguito affacciata al piccolo balcone di casa i presenti: per poi scendere a condividere la felicità del figlio e di tutta la sua famiglia.
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