MERCATALE (SAN CASCIANO) – Ha chiuso a Mercatale “Il Panaio”: lunedì 30 giugno è stato il suo ultimo giorno di apertura, dopo 45 anni di storia.
Una storia lunga, iniziata da Giuseppe Scialabba insieme a suo zio Luciano Pinzani. All’inizio erano in società: da lì è nato “Il Panaio”.
“Si chiamava così – ci racconta Giuseppe – perché andavamo nelle case a distribuire il pane e ogni volta le persone dicevano: è arrivato il panaio! Così, da quella frase semplice, nacque il nome della bottega”.
Per tanti anni hanno lavorato insieme: Luciano al forno a cuocere il pane, Giuseppe in bottega a gestire il negozio e servire i clienti. Ma Giuseppe lo osservava lo zio, e imparava pian piano l’arte della panificazione. L’arte bianca.
Quando Luciano si è ritirato per l’età, Giuseppe ha aperto anche la tabaccheria “Calumet”, gestita poi proprio dallo zio. E lui ha preso in mano il forno.
All’inizio acquistava il pane da altri fornai, ma non gli piaceva: “Volevo fare qualcosa di mio”, ci racconta.
Così ha deciso di iniziare anche lui a fare il pane, con passione, studiando per esempio le farine: da quelle normali a quelle di grani antichi.
Ha partecipato, tra le tante iniziative, anche a vari progetti con l’Università di Firenze e l’azienda di Montepaldi, sui semi e sulla semina del grano: iniziò così a farsi conoscere e produrre pane. Per la sua bottega e per altri negozi.
Dopo un po’ ha smesso per vari motivi, e ha scelto di gestire soltanto il suo piccolo laboratorio: dove faceva pane, pizza, schiacciate, panini, cantuccini… . Mantenendo la qualità e la passione di sempre.
Giuseppe è stato un promotore del pane toscano DOP e, quattro anni fa, è entrato a far parte di Slow Food, il cui modo di pensare era simile al suo: fare prodotti buoni, genuini, rispettando la tradizione. Oggi fa parte del consiglio di Slow Food Firenze.
In questi anni ha partecipato a tante iniziative per promuovere la frazione di Mercatale: dalla festa del cencio, che lui stesso organizzava, al Mercato della Terra Slow Food, per far conoscere e valorizzare il paese.
“Sono rimasto aperto negli ultimi anni – aggiunge – perché penso che i piccoli negozi e le piccole realtà siano fondamentali in un paese. Sapete quanti bambini ho visto crescere?”.
“I negozi – aggiunge – erano i “vigili” del paese. Passava la mamma e diceva: hai visto ì mi figliolo? C’era un vero rapporto personale”.
Per lui il sapere è sempre più importante, “mentre oggi – sottolinea – le persone si informano poco su cosa mangiano”.
“Mangiare bene vuol dire salute – afferma con convinzione – Saper leggere anche solo un’etichetta è fondamentale. Il prezzo conta, ma la qualità ha altre caratteristiche. Se una cosa costa meno, spesso è perché vale meno”.
Adesso Giuseppe ha deciso di chiudere il negozio. Non perché non ce la faccia più ma semplicemente perché, come ci ha detto, “voglio chiudere stando bene e con tranquillità”.
“L’unico rammarico che ho – continua – è che in questi mesi nessuno si è fatto avanti. C’è ancora il laboratorio, che è sempre a norma e che uno potrebbe ben sfruttare. Sono disposto ancora a poter offrire e trasmettere il mio sapere”.
Anche il sindaco Roberto Ciappi e la consigliera comunale della frazione di Mercatale, Giulia Belloni, sono passati nel suo ultimo giorno di chiusura, per ringraziarlo di tutto ciò che ha fatto per il territorio.
Stefania, moglie (e negli ultimi anni anche collega di Giuseppe), tiene infine a mandare un messaggio a tutti i clienti e gli amici: “Voglio ringraziare tutti (e sono davvero tanti) quelli che mi sono stati vicini con partecipazione sincera e amicizia (che travalica il rapporto negoziante/cliente). E che hanno reso un evento per me un po’ triste (con la loro presenza, i pensieri e commenti sui social) una festa bella , piena di affetto!”.
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