SAN CASCIANO – C’è anche l’attore lucano, ma ormai sancascianese “adottato” (da decenni), Antonio Petrocelli, nella serie tv di Rai 1 “Per Elisa – Il Caso Claps”, del regista Marco Pontecorvo.
Che racconta, in sei angoscianti puntate (le potete vedere su Rai Play e su Netflix), l’incredibile e agghiacciante omicidio della sedicenne, che in una domenica del settembre 1993 venne uccisa da Danilo Restivo nella chiesa della Santissima Trinità a Potenza.
Chiesa nella quale, ben 17 anni dopo, nel 2010, in un sottotetto, verranno ritrovati i suoi resti.
Dai quali, finalmente, si potrà appurare la colpevolezza di Restivo, nel frattempo condannato all’ergastolo in Inghilterra (dove era andato a vivere) per l’omicidio di un’altra donna.
Ecco, quella chiesa è uno dei punti nevralgici di tutta la serie: quella chiesa in cui verrà custodito in modo così incredibile il corpo di Elisa, grazie anche a tutta una serie di connivenze e depistaggi mai chiariti del tutto.
Una delle figure in questo senso più ambigue è quella di don Mimì Sabia, il parroco ai tempi dell’omicidio; e sulla cui figura (e sul possibile ruolo nell’occultamento del corpo di Elisa) anche la serie fa venire più di in sospetto.
Ed è Petrocelli che interpreta in modo magistrale il ruolo. Altero, ambiguo, freddo e distante da una famiglia disperata e alla ricerca della verità. Asfissiata dai muri di gomma, da una giustizia sorda, da una Chiesa troppo a lungo silente.
Una famiglia anche devota, soprattutto nella madre di Elisa, ma che rimarrà talmente sconvolta dall’atteggiamento ecclesiastico da celebrare fuori dalla chiesa i funerali della 16enne, nel luglio 2011.
“Quando ho letto la sceneggiatura – dice Petrocelli intervistato dal TGR della Basilicata – mi è piaciuto subito il personaggio. Era scritto molto bene, l’ho fatto molto volentieri sapendo benissimo che andava a interpretare un personaggio ambiguo”.
“Che non dà sicurezze – prosegue – non dà risposte, che evade sempre le domande pertinenti. Ma proprio per questo è affascinante. In una vicenda che ricorda molto certe storie del sud del nostro Paese”.
“Non è il punto di vista della cronaca nera che interessa – conclude – ma la psicologia dei vari personaggi. E’ questo il cuore di un lavoro meraviglioso, di un regista del quale si capisce subito l’amore per gli attori”.
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