MERCATALE (SAN CASCIANO) – Memorie storiche. Personaggi che hanno fatto la storia dei nostri paesi, delle comunità chiantigiane, dei borghi colonici.
Nel prossimo mese di luglio Giulio Falciani avrebbe compiuto 96 anni. Se nè andato il 22 aprile scorso, “con grande dignità – dice la figlia Fabiana – così com’è vissuto. A casa, con i suoi cari”.
Tra pochi giorni avrebbe festeggiato 66 anni di matrimonio con la sua adorata Brunella, una vita insieme.
“Un uomo forte – riprende Fabiana – combattente fino alla fine, che ha amato la vita, che pure è stata dura, specie da piccolo, come per tante famiglie contadine, numerose e povere. La sua giovinezza l’ha trascorsa ai Cofferi, nella campagna di Mercatale, con i fratelli, le sorelle e i ragazzi di altre famiglie, rimasti sempre amici”.
“Durante la guerra – ricorda – al Torriano, dopo l’8 settembre seppe bene da che parte stare, contro i nazifascisti, e a 19 anni scappò alla macchia. E poi la Liberazione, la speranza di una vita libera, dignitosa, giusta per sé e per gli altri, che ha cercato di costruire giorno dopo giorno lavorando sodo, senza risparmiarsi, lottando e partecipando all’attività politica e sociale”.
Una micro-storia che si inreccia ripetutamente con la Storia con la S maiuscola: “Scrutatore il 18 aprile 1948 per le elezioni del Parlamento al seggio Collina Sant’Angelo, le battaglie dei contadini, il servizio volontario alla vecchia casa del popolo di San Casciano (Teatro Niccolini) e al circolino della Calcinaia, ma anche la Festa dell’Uva a San Casciano con il trattore per trainare i carri, l’impegno nella cooperativa il Molino insieme ad altri mezzadri. E poi la Commissione Interna quando va a lavorare in fabbrica e le lotte dure dei metalmeccanici”.
Fino a qualche anno fa lo abbiamo incontrato alle iniziative e feste alla casa del popolo, per stare in compagnia, a lui sempre gradita, alla Festa della Liberazione il 25 aprile e alle commemorazioni delle vittime.
“Lo conoscevano per il suo carattere scherzoso – ripensa Fabiana – amico di anziani vicini alla sua età ma anche più giovani; se li incontrava un sorriso, due chiacchiere, un ricordo c’erano per tutti. Nessuno potrà accompagnarlo, ma con il pensiero molti saranno con lui. Le parole di affetto, amicizia, cordoglio, stima che sono giunte alla famiglia sono decine e decine”.
Brunella, Fabiana, Fabio e Fabrizio si sentono “fortunati per essergli potuti stare accanto in questo periodo duro e triste” e ringraziano tutti “con riconoscenza. I tantissimi parenti, amici, colleghi di lavoro, il sindaco, chi è stato vicino in queste ultime settimane”.
“Un grazie speciale – conclude Fabiana – alla dottoressa Romano e ai medici ed infermieri dell’UCPL per l’assistenza”.
“Questa generazione – riflette Fabio, un altro dei figli, pensando anche a tutto quel che sta avvenendo in questi mesi – sta morendo e in poche settimane se ne sta volando via tutta. Via con l’amaro in bocca, vedendo che i loro sacrifici per costruire una umanità più giusta sono stati inutili”.
“Anche nostro padre – prosegue – ha fatto parte di quella storia dura e cruda. Di quelli che hanno vissuto la fame e la miseria. Di quelli che non mangiavi se non avevi la tessera del fascio. Di quelli che venivano bastonati e purgati con l’olio di ricino se non accettavi le regole drastiche della dittatura. Che hanno combattuto per ideale di libertà e uguaglianze”.
“Nostro padre – conclude Fabio – ha resistito invano fino a 96 anni per vedere un mondo più giusto e leale. Ciao babbo Giulio, se è vero che questa vita è solo un passaggio spero che ti trovi bene… dovunque tu sia”.
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