SAN CASCIANO – Ogni sancascianese nel pomeriggio di lunedì 22 giugno ha voluto ricordare nella sua maniera Vasco Sperandio, "Vaschino", una persona che difficilmente la comunità si scorderà.
Il motivo è molto semplice: era un uomo che viveva la piazza come se fosse la propria casa.
In tanti si aspettavano questa mattina di incontrarlo con la busta del pane da una parte e il bacchetto dall’altra, l’andamento un po’ goffo e lento, elegante nella sua stravaganza.
Un giorno con un fregio al bavero della giacca, un giorno con un cappello con la tesa e l’altro con un cappello da passeggio, spesso con la cravatta e l’immancabile cicca tra le dita: ma oggi non è stato così.
Vasco era arrivato a San Casciano da piccolo: arrivava con altri fratelli, mamma e babbo dalla provincia di Arezzo.
Una famiglia come tante, con la sua dignità ma forse un po’ più sfortunata. Tanto che Vasco a un certo punto rimase solo e, forse, anche per questo San Casciano diventò la sua grande famiglia.
C’è chi lo ricorda per un breve periodo come garzone in una rivendita di acqua e bibite nel centro del paese: con il suo carretto portava a domicilio le bottiglie, un carretto da lui personalizzato con tanto di posacenere e un’immagine della Madonna.
Aveva una passione particolare per le divise: passando così da quelle da arbitro, a quelle da pilota d’aerei, alle divise che assomigliavano a quelle delle forze dell’ordine, simpatizzava in particolare per l’Arma dei carabinieri.
Tutto ciò a volte stuzzicava i più burloni a prendersi anche gioco di lui. Decisivo per la sua vita il momento in cui riuscì a trovare una famiglia che si prese a cuore di lui, accudendolo, portandolo in villeggiatura, impegnandolo a passare la giornata.
Tutto questo fino alla mattina di oggi, lunedì 22 giugno, quando un’improvvisa telefonata arriva alla signora Gabriella, colei che era rimasta come famiglia di Vasco.
"Corra a casa da Vasco" si sente dire dall'altro capo del telefono. Il tempo di arrivare ed ecco la fine di tutto.
Vasco, probabilmente a causa di un arresto cardio respiratorio, era nel suo letto ormai privo di vita.
"Sicuramente non si è nemmeno reso conto di morire – ci racconta Gabriella che dal 1981 si era presa cura di lui assieme al marito – era nella sua posizione solita in cui si addormentava".
Negli ultimi giorni non aveva accusato niente? "No – risponde – tanto che domenica sera siamo andati a cena in un ristorante della zona, dopodiché ha fatto due passi come il solito con il cagnplino e ci siamo salutati, lasciandoci davanti al Teatro Niccolini. Poi la telefonata di stamani".
Gabriella è visibilmente commossa, e le ultime parole sono: "E’ come se mi fosse morto un fratello".
Vasco avrebbe compiuto 66 anni il 30 luglio. I funerali si terranno martedì 23 giugno alle 15 partendo dalla chiesa della Misericordia, per poi raggiungere la Propositura dove si terranno le esequie.
di Antonio Taddei
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