SAN CASCIANO – Dall’ufficio progetti della Ferrari all’agriturismo nella Val d’Orcia, dalla multinazionale farmaceutica alla cooperazione sociale in Garfagnana, dal traffico di Firenze al tranquillo frantoio di San Casciano, dal piano bar alla didattica per bambini: quante storie toscane di chi ha mollato tutto e ha cambiato vita.
Non c’è solo il problema della disoccupazione, più di tre giovani sotto i 40 anni su quattro (77%) una volta trovato il lavoro pensano di cambiarlo perché sono scontenti. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Swg presentata giovedì sera, 25 luglio, al Beach Cub, in Versilia, in occasionedelle premiazioni dell’Oscar Green 2013 dove è stato aperto al pubblico il salone open air “Mollo tutto! Vado a vivere in campagna: giovani e innovazione” con le storie, il lavoro e le curiose esperienze di chi ha cambiato radicalmente vita per andare a fare l’agricoltore in campagna, realizzando il sogno di tante persone.
Storie di persone normali che hanno deciso di “cambiare” strada consapevoli che non sarebbe stata una passeggiata; che hanno lasciato un lavoro sicuro, un contratto a tempo indeterminato per un’esperienza che oggi li esalta.
Secondo l’indagine Coldiretti/Swg, infatti, il 38% dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (28%) o fare l’impiegato in banca (26%). Oggi si registra un profondo cambiamento rispetto al passato, quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella in città.
“La rivoluzione è iniziata, in verità è in atto già da alcuni anni – spiega Paolo Giorgi, delegato Giovani Impresa Toscana – nella nostra regione sono nate e stanno nascendo tante belle imprese, così come tanti giovani stanno guardando con curiosità, attenzione ed interesse a questo settore che a differenza dialtri comparti mostra e dimostra segnali in controtendenza”.
Da Gianluca Grandis, tassista fiorentino che si è “rotto” di vivere tra smog e traffico per fare il frantoiano a San Casciano a Valentina Rappelli, ex assistente in uno studio dentistico che ha pensato alla soluzione "vetiver" per risolvere il problema delle frane, da chi dal Londra, come Iacopo Galliani ha scelto la piccola e tranquilla San Miniato per allevare chiocciole ad uso gastronomico aiutato da soggetti con disabilità psico-fisiche. A chi un lavoro lo ha trovato attraverso lo stage come Francesco Paolicchi e punta tutto sull’adozione a distanza degli orti.
Sono solo alcune delle avvincenti storie dei tanti giovani che hanno deciso con coraggio ed un pizzico di ottimismo di mollare i precedenti lavori e dedicarsi con entusiasmo all’agricoltura, raccontate attraverso le brillanti e innovative idee imprenditoriali durante la notte degli Oscar Green 2013 promossi da Giovani Impresa Coldiretti Toscana.
Tra chi ha svoltato c’è Roberta Benedetti, guida museale, appassionata dei Macchiaioli che oggi ha una Bottega a Montecatini Alto e produce olio “aromatizzato” ed il progettista di impianti e macchine per l’industria farmaceutica Marco Bechini che ora manda avanti una cooperativa sociale in Garfagnana; una scelta molto simile a quella di Daniele Grandolfi, ingegnere meccanico, progettista in Ferrari che insieme alla moglie ha aperto un agriturismo in Val d’Orcia. Infine c’è la storia di Claudia Ceglia, musicista, tanti anni tra piano bar, feste e balere: vive a Lastra a Signa e si dedica all’educazione dei bambini. Oggi è felice.
Gianluca Grandis ha guidato per 10 anni un taxi su e giù per il centro di Firenze. Traffico, smog, stress, clacson ed il radiotaxi sempre acceso pronto per far salire a bordo un nuovo cliente erano nella sua giornata tipo. Poi un giorno ha detto: basta, cambio vita. E lo ha fatto per davvero.
Gianluca Grandis, 35 anni, oggi produce olio extravergine di oliva, possiede un frantoio aziendale modernissimo ben avviato e recupera i sottoprodotti della lavorazione (sansa) per trasformarlo in combustile alternativo ecologico.
Produce anche un buonissimo vino Chianti Classico. insieme alla fidanzata Judyta ha investito nel sogno di una vita diversa che corrisponde al nome de “La Ranocchiaia”. Il suo presente ed il suo futuro si trovano a San Casciano, a solo 9 chilometri dal Palazzo Vecchio ma così lontano dal suo passato.
Valentina ha mollato il suo precedente lavoro da assistente di uno studio dentistico per dedicarsi con passione all’agricoltura. Insieme al marito Andrea, ex operaio in mobilità a settembre del 2012 Valentina decise di buttarsi in un’impresa del tutto originale: la produzione di Vetiver, una pianta erbacea che viene utilizzata in ingegneria verde come strumento per il consolidamento e la conservazione del suolo. E’ una pianta estremamente resistente e si adatta a qualsiasi clima, da meno 10 a più 60 gradi, le sue radici sono sottili, omogenee e molto forti e, proprio per queste caratteristiche, sono capaci di fissare qualsiasi terreno.
Da Londra alla piccola San Miniato per allevare chiocciole. La scelta di Iacopo Galliani, 24 anni, milanese di nascita appunto, è stata radicale. Una laurea in Agraria all’Università di Firenze e un padre che lavora in ambito sociale per“inventarsi” un lavoro diverso (e un’impresa) da tutti gli altri e da tutti quelli che fanno i suoi coetanei. Ex cameriere in un ristorante a Londra con contratto a tempo indeterminato, e prima ancora “tecnico informatico” in un negozio di Pc e varie a Milano, si era stufato dei ritmi frenetici della città e di un lavoro che non lo faceva sorridere. La sua è stata una vera e propria fuga.
Iacopo “coltiva” lumache per la ristorazione e presto anche per il settore della cosmetica: ad aiutarlo ci sono soggetti con disabilità psichiche medio-gravi. Il suo allevamento ha un estensione di 10.000 mq. di terreno nel quale trovano collocazione 40 recinti che possono ospitare meglio oltre un milione di chiocciole. Il suo è oggi un allevamento che unisce profit e non profit perché impiega le risorse dell’agricoltura per promuovere ed accompagnare azioni terapeutiche, di riabilitazione e inclusione sociale e lavorativa di persone svantaggiate o a rischio di esclusione sociale. La grande metropoli non gli manca, anzi, esattamente tutto il contrario. Il suo futuro l’ha trovato a San Miniato.
Dai Macchiaioli alle olive. Roberta Benedetti, laurea in Storia dell'Arte a Firenze, da tre anni insieme a mamma e sorella conduce “La Bottega di Fonteregia”, azienda agricola a Montecatini Alto. Olio aromatizzato (all'origano, rosmarino, peperoncino) e taglieri ricavati dagli ulivi sono le specialità della Bottega, che è anche Punto Campagna Amica.
Non è vero che gli stage non funzionano. Francesco Paolicchi, 25 anni, pisano non sapeva esattamente cosa fare dopo l’università fino a che nel suo percorso post-laurea non ha incontrato quelli che oggi sono i suoi “compagni” d’avventura. Laureato in Agraria, proprio come i suoi “soci-colleghi” Alessandro Di Fonzo, 35 e Francesco Manciocco, 31, è in quelle ore che Francesco doveva dedicare allo stage che nasce il progetto “Mi Coltivo”.
“Mi Coltivo” mette in condizioni il consumatore di adottare un piccolo orto di circa 30 metri quadrati con tanto di possibilità di personalizzare spaventapasseri, cancellino d’ingresso, steccato e consegna a domicilio dei prodotti “raccolti”. Il loro progetto punta su stagionalità, filiera cortissima, alimentazione sana e sostenibile, e soprattutto su metodi di produzione esclusivamente agronomici (a residuo zero). Utilizzando Facebok, internet e l’e-commerce per promuovere i loro prodotti: il loro obiettivo è creare una realtà in campo agricolo fortemente innovativa e collegata direttamente al consumatore.
Marco Bechini, 39 anni, lavorava per una multinazionale prima di lasciare la vecchia e sicura strada per prenderne una nuova, piena di imprevisti e poche certezze. Il suo era il lavoro dei suoi sogni: progettava prototipi di impianti e macchine per l’industria farmaceutica. La graduale necessità di “cambiare vita” si fa sentire nel 2000, l’esperienza del volontariato alla Diocesi di Lucca insieme alla compagnia, poi un viaggio in Rwanda, la prima sul campo, e nel 2004 il Burkina Faso. Marco ottiene l’aspettativa e lascia temporaneamente il lavoro: trascorre due anni in Burkina Faso dove si impegna nell’apertura di una missione. Al rientro Marco è diverso, e si sente diverso.
E’ la svolta. Prende forma il progetto “Calafata”. La Cooperativa produce olio e vino, ortaggi, vino, miele e cura giardini e spazi verdi per conto di amministrazioni comunali e privati. A fornire la manodopera ogni giorno sono una decina tra ex tossicodipendenti, persone con problemi di salute mentale e persino profughi che hanno così l’opportunità di imparare un mestiere e ricominciare una nuova vita.
Dai calcoli alle sperimentazioni, dalla progettazione alla consulenza a venditori italiani ed esteri, per approdare in un nuovo mondo e trovare il senso della vita nell’agricoltura. È la storia di Daniele Grandolfi, ingegnere meccanico, progettista in Ferrari che, con la moglie Letizia, laureata in Economia aziendale, impegnata nel recruiting a Modena, si è buttato anima e corpo, cambiando tutto, per dedicarsi all’agriturismo e alla terra in uno degli angoli più suggestivi della Toscana nel Senese, nella Val d’Orcia patrimonio Unesco. Qui la giovane coppia ha trovato la casa che cercava: Podere Casa Baccano.
Ecco il nome dell’azienda agricola che guarda Pienza, San Quirico d’Orcia e la Rocca di Castiglione, otto ettari di terreno e mille piante di olivo che circondano la casa in cui Daniele e Letizia fanno agriturismo. Una scelta lavorativa e di vita che lo porta ad essere, ogni giorno, circondato dalla natura, dall’impegno per preservarla, da città d’arte, località termali, chiese e pievi, rimanendo sempre un ingegnere: ai problemi e alle questioniinerenti l’agricoltura, Daniele sempre delle soluzioni pratiche e rigorose come quando faceva i calcoli per la Ferrari. L’agriturismo è anche – continua Coldiretti – contatto diretto e relazione con le persone, accoglienza. Uno dei segreti del successo di Casa Baccano, a Sarteano, è proprio la “familiarità”, la capacità di Daniele e Letizia di coinvolgere i propri ospiti e farli sentire parte di una famiglia, coinvolti in un progetto di vita legato a una realtàvera e autentica come quella dell’agriturismo.
Dal piano bar alla didattica per bambini. Il passo non è stato breve se poi in mezzo ci metti una laurea in Veterinaria, nel frattempo sospesa, una indipendenza economica che non guasta mai e la possibilità di stare a contatto con la gente. Ogni sera una festa diversa egente diversa: per molti un sogno. La svolta per Claudia Ceglia, 40 anni, avviene 5 anni fa quando decide di mollare la sua orchestra, chiudere il pianoforte e di cercare un terreno agricolo a Lasta a Signa, a 5 minuti dal centro urbano.
Ad accompagnarla in questa ricerca è Monia, amica e socia, 39 anni: le due ragazze si conoscono tra i corridoi dell’Università. Anche Monia, proprio come Claudia, sospenderà gli studi per dedicare tutte le risorse ed il tempo al progetto “Isola Manna”. Nata nel 2009 “Isola Manna” è una realtà dinamica che mette al centro i bambini e le famiglie attraverso un ricco e variegato percorso di fattorie didattiche, esperienze live nell’aia a contatto con gli animali, asinelli, caprette, cani, e la natura.
L’altra caratteristica dell’azienda è la riduzione degli sprechi, ottimizzazione delle risorse e la sostenibilità delle produzioni: la scelta di pratiche agronomiche è orientata al mantenimento di un'agricoltura sostenibile così come il materiale per integrare la fertilità del terreno viene prodotto creando delcompost con i residui di potatura degli ulivi e proviene dal letame degli animali. L’azienda produce ortaggi, zafferano, olio, uova, lumache ed il pollo livornese.
di Redazione
© RIPRODUZIONE RISERVATA