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giovedì 11 Settembre 2025
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    Era la sera del 26 luglio 1944: ecco come fra Ruffino venne trucidato dai tedeschi a San Casciano

    Gli scritti tramandati dai Cappuccini che raccontano quel che avvenne; la testimonianza di una donna che allora era bambina. Il nostro "viaggio" nella cripta dove sono sepolti i suoi resti

    SAN CASCIANO – Fra Ruffino, al secolo Angelo Sani, era nato il 26 marzo 1903 a Castel del Piano (Grosseto): figlio di Giovan Battista e Caterina Pieri.

    Vestì l’abito dei frati Cappuccini nel Convento “La Maddalena”di Montepulciano il 29 gennaio 1928. Emise la professione temporanea il 2 febbraio 1929, nella chiesa dello stesso Convento, e il 7 febbraio 1932 emise la professione solenne.

    Fu frate nei conventi di Siena, Montepulciano, Poppi. E infine in quello di San Casciano.

    Riportiamo ciò che scrisse il 2 agosto 1944 fra Tarcisio da Baggio, al suo superiore rev. Padre Osservatissimo, al quale annunciava la morte di fra Ruffino: “Auguro di cuore che nessun superiore sia costretto comunicare ai nostri padri e confratelli di queste notizie tanto tristi. La sera del 26 luglio poche ore prima della ritirata tedesca, due soldati sono entrati scavalcando la clausura nel convento e trovato nostro caro confratello fra Ruffino da Castel del Piano nel viale, accorso a vedere il danno cagionato da una mina, l’hanno preso e con una ferocia tutta tedesca, alla presenza di altri tre uccisi in precedenza, senza alcun motivo l’hanno fucilato. Lo abbiamo ritrovato il giorno dopo all’arrivo degli inglesi e l’abbiamo tumulato nell’ossario del convento accompagnato da 100 persone ospitate in quei giorni. La breve vita dell’ottimo confratello, aveva infatti 41 anni, della quale 16 di religione, si compendia in due sole parole: preghiera-lavoro. Mai ha conosciuto riposo. Tornava stanco e trafelato dalla questua, suo campo di buon esempio per la sua condotta cappuccina … il rifugio che ha servito mirabilmente alla comunità e a tante altre persone, è tutta opera del suo lavoro, ritagli di tempo rubati al sonno e al riposo … per la morte tanto tragica il Signore lo circondi di gloria nel cielo”.

    Verso le celebrazioni del 25 aprile a San Casciano, vi raccontiamo l’eccidio de Le Corti: era il 25 luglio 1944

    Tutto questo l’abbiamo appreso grazie a padre Giacomo Carlini, all’epoca padre archivista della Curia Provinciale dei FF. MM. Cappuccini a Firenze.

    A vedere in vita per l’ultima volta fra Ruffino, fu una signora sancascianese, Giuliana Callaioli. Ce lo raccontò 17 anni fa, nel 2006: “Avevo 14 anni durante il passaggio della guerra, quel 25 luglio del ’44 mi trovavo insieme con altre cinquanta persone di San Casciano e dei dintorni (tra queste c’era anche il principe Andrea Corsini), rifugiati all’interno della Cappella Corsini, distaccata dalla chiesa di Sant’Andrea del convento”.

    “Eravamo lì sfollati da diversi giorni – ci aveva detto – con la paura che ci trovassero i tedeschi. Tra queste persone ricordo una signora con un bambino piccolo, che spesso piangeva perchĂ© la mamma non aveva il latte; così gli anziani di notte uscivano per andare a mungere il latte dalle mucche e, al loro ritorno, lo portavano alla mamma per darlo al bambino che dopo poco si azzittiva”.

    “Era davvero dura – aveva ricordato Giuliana – Ognuno aveva portato con sĂ© qualcosa da mangiare, ma ben presto fini. Così il mio babbo Giovanni riuscì di nascosto a uccidere un vitello e, nel mezzo della notte, lo portò ai cappuccini che lo sistemarono cuocendolo un po’ alla volta”.

    “Era alto – ci aveva raccontato a proposito di fra Ruffino – con i capelli rossi, un tipo curioso. Andava in paese a portare l’estrema unzione ai moribondi: gli fu detto di stare attento, di avere prudenza, perchĂ© i tedeschi erano pericolosi. Ma nonostante gli avvertimenti si affacciò al muro dell’orto del convento, per vedere cosa stavano facendo i tedeschi lungo via Grandi. Stavano mettendo le mine per evitare l’avanzata degli Alleati. ChissĂ , forse gli avrĂ  detto qualcosa, o i tedeschi lo videro curiosare, sta di fatto che i soldati entrarono nel convento e lo presero”.

    “Noi eravamo nella cappella – era stato il vivido ricordo della donna . in mezzo alle panche, quando all’improvviso sentimmo aprire la porta della sacrestia. A grandi passi percepimmo scendere le scale, in mezzo a due tedeschi con il mitra spianato c’era fra Ruffino. Ho stampato nella mente il suo saluto, mentra alza una mano. I tedeschi aprirono il pesante portone della chiesa e andarono in direzione del Tondo de Le Corti. Dopo circa dieci minuti sentimmo una raffica di mitra”.

    “Lasciammo il portone per tutta la notte socchiuso – concluse Giuliana – con la speranza che fra Ruffino tornasse. Non fu così. Fu ritrovato ucciso insieme ai Taddei e al Vermigli“.

    Grazie al padre superiore del convento dei Cappuccini di San Casciano, qualche anno fa abbiamo chiesto dove fosse sepolto fra Ruffino. Con gentilezza ci è stato risposto che i suoi resti erano ancora oggi nella cripta della chiesa di Sant’Andrea.

    Abbiamo così chiesto se era possibile “visitare” la cripta e, con il massimo rispetto, siamo scesi giù: qui abbiamo trovato i resti di fra Ruffino, deposto al centro dell’ossario.

    Sono stati conservati anche due crocifissi, il Crocifisso piĂą piccolo era al collo, mentre quello piĂą grande lo stringeva tra le dita, come descrive una ricognizione fatta da fra Rosario Verde descritta e firmato su un semplice foglio.

    Anche a fra Ruffino il Comune di San Casciano, il 26 luglio 1964, nel ventesimo anniversario della liberazione, ha concesso la Medaglia d’Oro alla memoria. 

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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