SAN CASCIANO – “Con l’ordinanza n. 18 del 27/06/2025, il Comune di San Casciano, insieme ai Comuni dell’Unione del Chianti fiorentino, ha disposto la chiusura degli uffici comunali nei giorni di caldo estremo, facendo leva su una potenziale riduzione di afflusso dell’utenza nelle ore pomeridiane. La decisione si appoggia evidentemente all’Ordinanza della Regione Toscana del 25 giugno 2025, che prevede misure straordinarie per i lavoratori in caso di ondate di calore eccezionali”.
Inizia così la riflessione del gruppo di opposizione Sinistra Progetto Comune San Casciano (in foto sopra il capogruppo in consiglio comunale, Jadi Marinai) sul tema che tanto sta facendo discutere in questi giorni.
“Pur riconoscendo la legittimità dell’intento protettivo – dicono da SPC – questa misura solleva domande importanti sul piano dell’equità e della giustizia sociale: mentre gli uffici pubblici si svuotano per motivi climatici, decine di migliaia di lavoratori del settore privato – nei campi, nei cantieri, nelle cucine, nei capannoni industriali ma anche negli uffici privati, nel settore dei mezzi di trasporto – continuano a operare in condizioni spesso insostenibili, senza tutele paragonabili”.
“La disparità di trattamento è evidente – incalza Marinai – Se davvero il caldo è un rischio così grave da giustificare la chiusura degli uffici, perché non si estende questa soglia di attenzione anche a chi lavora esposto ad alte temperature nel settore privato, senza climatizzazione né alternative?”.
“In questo modo – ribadisce – l’ordinanza rischia di sancire un privilegio climatico, più che una misura di protezione collettiva, riducendo di contro i servizi. Ma il problema è ben più ampio. Non siamo davanti a un’eccezione stagionale, bensì alla normalizzazione di una crisi sistemica: il cambiamento climatico”.
“Le temperature estreme non sono più eventi isolati – sottolinea il capogruppo di Sinistra Progetto Comune San Casciano – ma la nuova regola. Come scrive Kohei Saito ne Il capitale nell’Antropocene (2020), non possiamo più trattare le catastrofi ambientali come deviazioni: esse sono il prodotto logico di un sistema che mette il profitto davanti alla vita. L’Italia nel 2022 ha registrato una temperatura media estiva superiore di circa 2 °C rispetto al periodo 1991‑2020″.
“In questa nuova era – riprende – le diseguaglianze si acuiscono: il clima colpisce tutti, ma non nello stesso modo, e non con le stesse conseguenze. Le ordinanze come questa, se scollegate da una visione complessiva, rischiano di rafforzare questa disparità”.
“La risposta non può essere quella di chiudere gli uffici pubblici – sottolinea – mentre altrove si lavora sotto il sole cocente. Serve una politica climatica equa, che protegga i più vulnerabili, migliori le condizioni di lavoro in tutti i settori e metta al centro l’adattamento al nuovo scenario climatico, non solo come emergenza ma come struttura permanente delle nostre vite.
Per fare questo ci vuole una nuova volontà politica che dia spazio a nuove prospettive, trovando rapidamente delle risposte per un problema che dovrebbe essere la priorità nell’agenda politica”.
“L’ordinanza in questione – prosegue Marinai – ci dà l’opportunità di valutare le scelte degli amministratori locali, che a San Casciano come da altre parti continuano a perseverare in politiche di sviluppo scellerate, ne è un esempio lampante il progetto e la costruzione del nuovo comune di San Casciano, un’opera già sorpassata dalla realtà odierna. Una scelta urbanistica insensata, incoerente proprio rispetto all’ordinanza di cui sopra”.
“Una struttura di cemento, metallo e vetro che sembra una serra – sono ancora parole di Marinai – come verrà raffreddata per consentire a chi vi lavorerà dentro di non essere esposto all’inevitabile aumento delle temperature che si prospettano nei prossimi decenni? La risposta è ovvia: solo consumando energia, solo con soluzioni che aggraveranno la situazione climatica, soltanto facendo ricadere i costi sulle spalle dei cittadini”.
“Il contrasto più stridente? Vedere in questi mesi gli operai al lavoro per tirare su questo nuovo scempio urbanistico – dice – sotto il sole, mentre l’amministrazione sancascianese, si adopera per adottare misure divisive che sanno più di propaganda elettorale in vista delle prossime elezioni regionali che di reali prese di coscienza e misure correttive a un problema – il cambiamento climatico e la tutela del lavoro rispetto a questo – che è ormai…un elefante nella stanza.”
“Il contrasto al cambiamento climatico – argomenta – parte da politiche di sviluppo che contrastino quanto fatto fino ad oggi: cementificazione indiscriminata, monocolture agricole in competizione con le aree boschive, infrastrutture prive di progettazioni del verde pubblico, quest’ultimo che deve essere non più un orpello decorativo di qualche rendering digitale, ma una vera risorsa per combattere il riscaldamento globale”.
“Al Comune di San Casciano e alle istituzioni politiche – conclude Marinai – chiediamo di ripensare queste misure in un’ottica di giustizia sociale e ambientale, ma soprattutto di avviare una discussione seria sul lavoro, la salute e il cambiamento climatico con un nuovo modello di sviluppo. Il caldo è un problema reale. Non possiamo permetterci risposte parziali o diseguali”.
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