SAN CASCIANO – Storicamente, si annoverano tra i punti di riferimento delle piccole comunità figure quali il medico, il sindaco, il parroco ed i carabinieri, ma nella realtà rurale anche il veterinario aveva un compito quasi indispensabile per i contadini, soprattutto da un punto di vista economico.
Oggi le cose sono un po’ cambiate, ma il suo ruolo è altrettanto fondamentale. I nostri migliori e più fidati compagni capiscono subito quand’è tempo di andare dal dottore, noi siamo costretti ad architettare di tutto per chiuderli nelle piccole gabbie da viaggio e tremiamo più di loro quand’arriviamo a destinazione.
La storia di veterinario di Paolo Bandinelli inizia quattro generazioni fa: il quadrisnonno ed il trisnonno facevano lo stesso mestiere, mentre il bisnonno ed il nonno furono entrambi maniscalchi.
La curiosità è che hanno lavorato tutti nella medesima sede in Borgo Sarchiani, strada storica del nostro centro.
“Da 25 anni – racconta Paolo – svolgo a San Casciano tutte le attività della mia professione. Ciò che l’uomo esige da parte dei propri animali si è modificato profondamente, col passaggio da quelli da reddito a quelli d’affezione”.
“Il paese e le sue campagne – prosegue – hanno subìto una trasformazione letterale, da una vita principalmente rurale ad una praticamente cittadina”.
“Con l’aumento degli animali da compagnia – racconta – le attenzioni nei loro confronti sono mutate positivamente, in senso di responsabilità ed amore. Essi arrivano a colmare i vuoti affettivi che si verificano sempre più spesso nelle nostre famiglie, legati alla perdita di persone care o al naturale corso della vita con l’allontanamento dei figli. Ci aiutano ad uscire di casa e ad esercitare attività benefiche per la nostra salute, offrendoci un modo differente per comunicare coi compaesani”.
“Circa 10 anni fa – ricorda – molti animali avvelenati morivano davanti ai miei occhi in sofferenze atroci”.
Da allora Paolo si è spinto in una lotta che non ha minimamente badato ad interessi personali, e ha rilevato con soddisfazione che negli ultimitre anni non si è più verificato nessun caso di avvelenamento all’interno del nostro comune.
“I sancascianesi hanno sempre dimostrato un forte rispetto nei confronti dei propri animali. Lo stesso – insiste – che caratterizza il loro rapporto col patrimonio culturale, i luoghi sacri e le tradizioni paesane”.
“La nostra – dice il veterinario – è una comunità cordiale e tollerante, una realtà con delle consuetudini storiche e sociali che è bene che resistano nel tempo. Associazioni come la Misericordia si sono evolute in modo fantastico ed alla chiesa di Santa Maria del Gesù si continuano a suffragare le anime dei nostri defunti”.
Paolo ha addirittura l’autorizzazione dell’Arcivescovo di Firenze per visitare il cane delle suore clarisse, che risiedono nel convento di clausura del paese: “Vi si respira un’aria antica, che però si è adeguata anch’essa al nostro contesto presente”.
“Nei miei 52 anni di vita qui, ho assistito ad un cambiamento radicale – riflette – il borgo si è naturalmente, completamente trasformato, così come sono arrivate molte persone da diversi paesi”.
“C’è stata una buona integrazione. I nuovi arrivati si sono intrecciati con le nostre tradizioni e nei rapporti interpersonali – tiene a dire – e mostrano il massimo rispetto nei confronti degli animali, della struttura e della figura del medico, confermando di volersi inserire al meglio nella nostra comunità”.
“Sono impegnato in molte collaborazioni, in cui ho trovato la massima gentilezza ed un’enorme fiducia – spiega ancora – con il Comune, la polizia municipale e la stazione dei carabinieri cerchiamo di snellire alcune problematiche relative ad animali in difficoltà, mentre con l’Asl ci occupiamo del recupero di quelli selvatici, che vengono inviati nelle strutture di competenza”.
Ringrazia i genitori per il loro supporto e ricorda con gioia l’apporto del padre, che nelle situazioni di massima emergenza è addirittura accorso in suo aiuto.
“Ho un buon rapporto coi Sancascianesi e trovo che la cordialità sia il tratto che più ci appartiene. Mi auguro – conclude – che la volontà delle istituzioni e di ogni cittadino sia quella di continuare a perseguire un pensiero di tolleranza reciproca e di attenzione all’ambiente, nel rispetto della bellezza caratteristica del nostro paese e della fraternità che ci contraddistingue”.
Paolo ha gli stessi occhi dei suoi “pazienti”, trasparenti e pieni di emozioni sincere. Ha imparato da loro le cose più importanti: a condividere i suoi sentimenti pieno di speranza ed a vivere la vita col cuore.
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