CHIANTI FIORENTINO – Ha letto le dichiarazioni rilasciate mercoledì 27 aprile dall'ex sindaco di Greve in Chianti Alberto Bencistà al Gazzettino, il suo allarme sugli "agricoltori che avvelenanno il Chianti con i fitofarmaci".
E dopo essere "atterrato" sulla sedia sulla quale era saltato, ha deciso che non si poteva tacere. Sandro Piccini, direttore CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) di Firenze e Prato, risponde all'ex sindaco con toni durissimi.
Partendo però da un dato di fatto: "Sull'uso degli antiparassitari c'è stata la recente approvazione del Piano nazionale, che ci ha obbligato a formare circa 2.500 agricoltori nelle due province. All'inizio con fastidio di alcuni, ma alla fine sono stati tutti contenti per i corsi interessanti e gli esami finali molto seri".
Insomma, non è stata una perdita di tempo: "Tutt'altro – prosegue Piccini- Fra le varie metodologie di formazione l'attenzione è stata rivolta anche all'uso di questi prodotti, che necessitano di una attenzione particolare. Certo, da parte degli agricoltori c'è stata una sottovalutazione storica, in passato ce n'è stato un uso sproporzionato; ma la Regione Toscana 20 anni fa mise in piedi un sistema di assistenza alle aziende che ha ridotto sensibilmente l'uso degli antiparassitari".
Perché il mondo agricolo non è certo rimasto agli anni Settanta: "Questa legge poi fu superata – prosegue Piccini – è iniziata a fiorire la cultura del biologico, dell'integrato, un mondo agricolo che si è posto in maniera positiva verso il minore uso di queste sostanze. Anche perché, peraltro, hanno un costo importante".
"Chiaramente mica per tutti è così – ammette Piccini – l'età media è molto alta, c'è un problema di cultura e approccio verso certe consuetudini. Le organizzazioni degli agricoltori sono su questa strada trent'anni e Bencistà lo dovrebbe sapere bene. A maggior ragione oggi, con la salubrità dei prodotti che è un elevato valore aggiunto. Competitivo".
Poi l'attacco. Frontale: "L'idea che ci possa essere un ex amministratore pubblico che pensa che la delazione sia lo strumento per educare i cittadini a noi non sta bene. Lui ipotizza che rapporti sociali in una comunità siano fatti con sensazionalismo e delazione. Ci ricorda certi regimi del passato che forse gli sono vicini, chissà".
Continua il direttore della CIA: "Che il concetto di educazione di una categoria sia dire, gli agricoltori avvelenano il Chianti, voi cittadini sorvegliate e denunciate è semplicemente inaccettabile".
"Anche ai Comuni – prosegue – abbiamo chiesto di aprire un tavolo in cui si ragiona di educazione e di formazione. Di come si trovano risorse per continuare a investire nella crescita culturale degli agricoltori. Ci può essere qualche agricoltore che fa trattamenti quando c'è vento, ma se si deve iniziare a fare denunce per un cartello che manca si entra in un meccanismo perverso. Certo, anche noi diciamo colpiamo chi sbaglia, che deve pagare: adesso che sono formati non possono dire di non saperlo".
"Ma in quello che dice Bencistà – riprende – non c'è una parola sulla formazione, né tanto meno sugli sforzi fatti in questi anni. A Greve e nel Chianti l'agricoltura è fondamentale: dire che sono avvelenati dagli agricoltori che usano i prodotti chimici… ma di cosa parla? Se l'obiettivo, come è giusto che sia, è quello di usare meno prodotti chimici in agricoltura, come si sta facendo danni, non si fa certo come dice il Bencistà".
"Ha fatto pure l'amministratore pubblico – conclude Piccini – il suo ragionamento è semplicemente inaccettabile. La sua idea perversa di percorso di coesione sociale di un territorio fatto con la delazione è semplicemente delirante".
di Matteo Pucci
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