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mercoledì 24 Aprile 2024
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    Bagno a Ripoli: parole di fuoco della preside del “Caponnetto” in risposta alle critiche di un gruppo di genitori

    "Sbigottita sia per i toni che i contenuti. Con una serie di inesattezze e falsità anche normative, senza considerare che alcune sfumature sono anche offensive per non dire ingiuriose. Valuto querela"

    BAGNO A RIPOLI – Non usa mezze parole la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo “Antonino Caponnetto” di Bagno a Ripoli, Maria Luisa Rainaldi, per rispondere alla lettera inviata al Gazzettino del Chianti da un gruppo di genitori di bambini in prima media alla scuola “Redi”.

    # Scuola Redi: “I nostri figli senza la seconda merenda. E il dirigente scolastico non risponde”

    # Il gruppo di genitori della 1 C della “Redi” non ci sta: e replica alla preside rilanciando le critiche

    # I docenti della scuola “Redi” scrivono ai genitori dopo le critiche di un gruppo con i figli in una prima media

    Gentili genitori della 1 C, o meglio, gentili genitori firmatari della lettera inviata al Gazzettino del Chianti, rispondo alla vostra lettera pubblicata a mezzo stampa.

    Incomincio subito con il dire che sono rimasta semplicemente sbigottita sia per i toni che i contenuti.

    La missiva contiene una serie di inesattezze e falsità anche normative, senza considerare che alcune sfumature sono anche offensive per non dire ingiuriose. Sto seriamente valutando con i miei legali se ci siano gli estremi per una querela.

    Tuttavia accolgo la vicenda come un’opportunità per alcune riflessioni di più ampio respiro, che ho piacere di condividere pubblicamente.

    Innanzitutto la lettera in questione è firmata solo da otto e non da tutti i genitori della classe, e già da questo si intuisce che gli argomenti in questione non sembrerebbero essere condivisi o non abbiano toccato la sensibilità di tutti alla stessa maniera.

    Aggiungo che tra i firmatari figurano persone già note per aver sollevato in passato polveroni sulla stampa.

    Mi pare di riconoscere qualcuno che l’anno scorso “mise in luce” il problema della linea Internet della Scuola Redi, un problema infrastrutturale annoso, di cui la scuola non ha francamente colpa.

    Eccoci quindi, di nuovo anche quest’anno, a replicare con la stessa modalità in merito ad altri temi.

    L’anno prossimo mi aspetto di essere tirata in ballo per questioni tipo la “pace del mondo”, “il disagio giovanile diffuso”, “la crisi economica”, “la diffusione dell’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani”, nonché “il mancato scudetto al Napoli anche per quest’anno”.

    Ma andiamo con ordine, cercherò di replicare punto per punto e come si diceva, ampliando lo spunto di riflessione.

    Già il titolo in sé è francamente non solo offensivo e non corrispondente al vero, per quanto mi riguarda ho ricevuto un sola mail, risalente a più di un mese fa, non altre!

    Se poi ce ne sono di inviate ad altri indirizzi oggi in disuso, questo onestamente non posso saperlo, ma sembrerebbe essere colpa mia se in automatico vengono rinviate al mittente.

    Ci sono state un paio di telefonate, che io ricordi in una sola giornata, contenenti toni del tipo “allora se non ci risponde chiameremo i carabinieri” e francamente quando si esordisce in questo modo, mantengo sempre le dovute distanze, oltretutto proprio quella giornata per noi fu particolarmente difficile ed eravamo presi da altre priorità. Di altro non so e non mi è stato riferito.

    In merito alla mail a cui facevo riferimento, confesso che ho fatto fatica a capirne contenuto e impostazione.

    All’epoca la scuola gestiva “da sola” le misure di quarantena e di prevenzione anti-contagio, anche nell’ordine di circa 10 classi a volta in una giornata, ho sempre risposto personalmente a ogni quesito o problematica che mi veniva sottoposta, ci sono tanti genitori che possono testimoniarlo!

    Molti quesiti erano di natura sanitaria, e pur non avendo alcuna laurea (ancora) in Medicina ho sempre cercato di replicare.

    Credo di ricordare che all’epoca la classe fosse in regime di auto sorveglianza, e quindi in quella fase mi sono preoccupata di accertarmi che i protocolli fossero rispettati, tale era per me la priorità. In questo senso sono stata rassicurata dai docenti.

    Si rammenta che il protocollo in vigore ai sensi del decreto legge approvato lo scorso 5 gennaio recita: “Si raccomanda di non consumare pasti a scuola a meno che non possa essere mantenuta una distanza interpersonale di almeno due metri“.

    Ecco quindi la seconda inesattezza, anche normativa, il testo fa chiaramente capire che se non si è in grado di assicurare il distanziamento di due metri è consigliabile non consumare proprio il pasto.

    Come scuola quindi ci siamo premuniti invece, di assicurare che ci siamo le condizioni affinchè almeno una merenda la si consumasse. Non c’è stato alcun collegio dei docenti che abbia deciso alcunché (altra falsità), abbiamo semplicemente cercato come scuola di adottare una linea comune.

    La lettera in questione poi raggiunge alcune “vette” su una tematica che ha investito tutte le scuola da due anni a questa parte, e nell’ultimo mese in particolare, infierendo su una Istituzione il cui personale ha dato l’anima per assicurare la didattica in presenza.

    Anche gli organi di stampa sono testimoni che ho denunciato come tutte le scuole di Italia in una fase di picco dei contagi, abbiano gestito “completamente da sole” la fase emergenziale.

    Il dipartimento di prevenzione che ha specifica competenza sulle questioni sanitarie (non la scuola quindi, altra inesattezza invero) sopraffatto dal numero dei casi scolastici, è completamente sparito.

    Ci sono state giornate in cui abbiamo dovuto gestire messe in quarantena, DID, DAD, CONTACT TRACING anche per numerose classi per volta.

    Molto personale era positivo a sua volta ed era assente, sulla questione ci abbiamo lavorato numero tre persone, tra le quali la sottoscritta, senza alcuna interruzione di orari: giorno, notte, sabati e domeniche.

    La mia vita e quella di tanti docenti e personale, è stata completamente “sequestrata” dalla gestione dell’emergenza, gli orari dei docenti si sono dilatati a dismisura, senza contare la difficoltà di gestire alunni in presenza e quelli a casa in dad.

    Però vorrei ricordare che la scuola, in quanto agenzia formativa e educativa, si occuperebbe anche di altro e nel frattempo le altre tematiche non è che fossero sparite.

    A questo si aggiunge che i protocolli vigenti fino a tre settimane fa erano non solo farraginosi e quindi non di facile interpretazione, ma differenti per ogni grado di Istruzione, Infanzia, Primaria e Secondaria.

    Ripeto,questioni tipo il contact tracing, disposizioni di quarantena non sono di competenza della scuola, inoltre dovendo gestire più classi per volte, è fisiologico che si siano commessi errori.

    Non solo non è il nostro lavoro, ma non eravamo semplicemente in grado di essere precisi al millimetro. Di questo ci siamo scusati e ci continueremo a scusare.
    Come spesso ho avuto modo di affermare le norme di tutela di salute pubblica sono per noi un obbligo e non una scelta.

    Non ci “divertiamo” a infliggere provvedimenti di didattica a distanza e/o sottoporre gli alunni a misure cautelative , ma è nostro compito istituzionale rispettare le disposizioni e insegnare agli alunni, cittadini del futuro, che cosa comporti a volte avere senso civico.

    Per tornare poi alla controversia della merenda, essa è semplicemente fuorviante e ne viene fuori un racconto completamente distorto.

    Si parla di diritto a due merende, a questo punto però le perplessità sono più di una. E’ stato mai proibito a qualche alunno di consumare una o più merende? E’ mai successo che a qualche alunn* del nostro istituto sia stato vietato di soddisfare il desiderio di consumare una merenda?

    Non che io sappia, ma se anche fosse, occorre essere circostanziati nelle accuse. Come mai di tutta la scuola si lamentano solo otto genitori? Come mai la questione non è venuta fuori in altre classi?

    Esiste poi codificato un diritto a consumare due merende? Se sì, dove esattamente? Il nostro regolamento prevede due intervalli questo sì, ma tante scuole ne prevedono uno solo.

    La gestione della vita di una classe, nel rispetto dei diritti e delle norme, pertiene ai docenti, è una sfera delicata in cui forse i genitori dovrebbero anche affidarsi e fidarsi.

    Che male c’è se eventualmente si stabilisce un codice di vita scolastica che preveda come svolgere gli intervalli e consumare le merende? Vogliamo o non vogliamo educare gli alunni e farli crescere?

    Svolgo il mio lavoro da Dirigente da qualche anno ormai e mi chiedo se certi tipi di atteggiamenti facciano bene agli alunni.

    Quale risultato si è ottenuto sollevando un tale polverone? Personalmente a primo impatto l’impressione che mi arriva è un messaggio del tipo, visto che non mi rispondi come voglio, vediamo se in questo modo risponderai! Bene, eccovi accontentati! Chi è quindi che non cerca il dialogo costruttivo?

    Mi preoccupa solo riflettere su quale lezione ne possano trarre gli alunni da questa storia, non è alzando polveroni che si raggiunge lo scopo, in questo modo si delegittima la scuola e il mondo adulto.

    Per fare un esempio, quando in una famiglia ci sono genitori che litigano e mandano segnali non concordi, non si è più autorevoli e i figli capiscono solo che con un adulto alcune cose sono permesse e con altri no.

    # I docenti della scuola “Redi” scrivono ai genitori dopo le critiche di un gruppo con i figli in una prima media

    Il discorso è di più ampio respiro e complesso e le implicazioni sono tante, tra cui forse quella di infierire su un’Istituzione che in un momento di emergenza ha assicurato un servizio in presenza.

    Scusate me se non siamo stati precisi al millimetro, siamo umani e facciamo tanti errori, ma crediamo profondamente nel nostro ruolo Istituzionale e cerchiamo di farlo al meglio e con onestà.

    Faccio fatica a capire lo confesso, da un lato si fanno battaglie per la Scuola in presenza contro la Dad, dall’altro tanti genitori colgono ogni occasione per colpire chi si occupa dei propri figli.
    Un po’ come suicidarsi mi verrebbe da dire.

    Leggiamo sempre più spesso sulle cronache di episodi e esperienze di disagio giovanile, la Scuola tanto può fare in questo senso, ma forse occorrerebbe un’altra e diversa alleanza educativa tra genitori e scuola, e non mettere sempre in discussione tutto.

    Gli alunni non chiedono tanto, in fondo vorrebbero solo degli adulti autorevoli che gli indichino una direzione. Forse anche per questo sono allo sbando.

    Scusate tanto se ho divagato ma ultimamente certi tipi di attacchi, in assenza di abusi evidenti, li vivo un po’ come se ci si prendesse gusto a “SPARARE SULLA CROCE ROSSA”

    Cordiali saluti.

    La Dirigente scolastica, professoressa Maria Luisa Rainaldi

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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